«Vogliamo porre una questione politica generale sulla necessità di rivedere i criteri che hanno ispirato la legislazione sulla geografia giudiziaria», afferma il sindaco di Cerignola e ex magistrato Francesco Bonito, promotore del convegno tenuto ieri a Foggia sul “Emergenza Giustizia in Capitanata”, d’intesa con la Provincia di Foggia e il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati. Obiettivo mettere a fuoco lo stato di salute del comparto giustizia a dieci anni dalla riforma 155 che ha ridisegnato la geografia giudiziaria sull’intero territorio nazionale, cancellando trenta tribunali tra questi il tribunale di Lucera.
«La questione foggiana è questione nazionale – sottolinea Bonito -. Il nostro sogno è che da qui, a qualche mese, quando il nostro Paese sarà chiamato democraticamente ad esprimere il voto per la formazione del nuovo Parlamento (il primo con la riduzione del numero dei parlamentari, ndr), vorrei che il problema balzasse all’attenzione. Da Foggia ad Alessandria, da Gorizia a Caltanissetta vorrei che il paese avesse la consapevolezza della necessità di un nuovo intervento, nel senso di rivedere l’importanza di una giurisdizione più diffusa sul territorio come le sezioni distaccate».
«La geografia giudiziaria – ha aggiunto infatti Bonito – è uno degli strumenti fondamentali per costruire un modello giurisdizionale adeguato e funzionale. Tradire le aspettative del territorio e non comprendere l’importanza fondamentale che ha una giurisdizione vicina ai cittadini – aggiunge – significa avere un’idea sbagliata di giustizia e giurisdizione». Secondo il magistrato, la riforma 155 ha ottenuto un effetto contrario rispetto a quanto «i proponenti della riforma stessa chiedevano: la giustizia ha assunto tempi biblici e sono aumentati i costi di gestione. Si prendono in affitto – ha concluso Bonito – orribili locali e condomini dove si amministra giustizia».
Nel corso dell’incontro moderato dagli avvocati Giuseppe Agnusdei e Stefano Pio Foglia, è emersa la necessità di «fare quadrato con la politica» per recuperare almeno parte delle posizioni perdute. «Chiediamo una soluzione – ha detto Agnusdei, presidente del comitato nazionale dei tribunali accorpati – che prenda in considerazione la specificità della Capitanata, dobbiamo essere più bravi sul piano della comunicazione: il Tribunale di Foggia ha un terzo in più dei provvedimenti penali e civili e meno personale di un altro grande tribunale di cui non faccio il nome per non alimentare sterili polemiche. Quello di Foggia – ha aggiunto – sta diventando il terzo tribunale d’Italia quanto a precedenti pendenti, nonostante sia il secondo per produttività. La spinta della politica – ha concluso – sarebbe stata importante per riparare a degli errori ai tempi della riforma del 2012, la politica ha dimostrato in quei due anni in cui si poteva ancora decidere di non essere in grado di farlo. Ora proviamo a ricompattarci per ripartire».
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