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VIESTE – AGGUATO IN MASSERIA, IL TIMORE E’ UNA NUOVA FAIDA TRA CLAN GARGANICI (3)

Restano in ospedale i due uomini feriti mercoledì pomeriggio in un agguato avvenuto tra Mattinata e Vieste.

Gli individui, colpiti nella parte superiore del corpo da una raffica di colpi, sono Danilo Notarangelo, 32 anni, e Antonio Germi­nelli, di 31 anni, entrambi già noti alle forze dell’ordine.

Germinelli è scampato a un altro tentato omicidio nel febbraio del 2017. Con lui c’era anche Matteo Vario: in quel caso si è tratta­to di un episodio non denunciato, ma emer­so nell’ambito di attività investigativa. L’altro giovane, invece, è un parente mol­to prossimo ad Angelo “cintaridd” Notarangelo (un figlio del cugino, ndr), capo del clan omonimo ucciso il 26 gennaio del 2015.

Sin dall’inizio, dunque, la sensazione è stata di un episodio legato alla criminalità organizzata. E’ probabile, infatti, che l’ag­guato sia legato alla guerra tra i clan Perna-Iannoli (ex Notarangelo) da un lato e Raduano dall’altro, dopo un periodo di ap­parente serenità a Vieste.

Stando a fonti degli inquirenti, inoltre, i due feriti sarebbero legati al gruppo di Radua­no (ora in carcere), quest’ultimo ex brac­cio destro di “cintaridd” e da anni alla gui­da del clan rivale.

Già mercoledì sera gli investigatori hanno effettuato numerose perquisizioni e stub (tampone che rileva la presenza di polve­re da sparo, ndr) e hanno ascoltato fami­liari e conoscenti.

Dalle prime informazioni, inoltre, i due era­no a bordo di un’auto con un’altra persona che non sarebbe stata colpita. Nonostante le ferite riportate, i due sono riusciti a rag­giungere il Pronto Soccorso di Vieste, per poi esse­re trasferiti negli ospedali di Foggia e San Giovanni Rotondo. Le loro condizioni non sarebbero preoccupanti.

Notarangelo ha precedenti per droga e possesso di armi. Nel febbraio del 2015 fu arrestato perché ritenuto addentrato in un “fiorente giro d’affari basato essenzial­mente sullo spaccio di cocaina”. Il gruppo era – secondo le forze dell’ordine – riven­ditore dei vari pusher della zona di Vieste. Riuscendo a monitorare le varie fasi del­l’attività illecita, i carabinieri hanno inter­cettato frasi criptiche utilizzate dai malvi­venti quando stavano arrivando i fornitori della droga: “Sta figliando una scrofa”, era il gergo utilizzato.

Qualche settimana dopo, nell’aprile del 2015, fu trovato in possesso di una pistola. L’arma, una Beretta 7.65 con matricola abrasa, era pronta all’uso, con cane arma­to, colpo in canna e completa di caricatore con sette cartucce. Anche in quel caso fu ar­restato.

Quello della criminalità garganica è un fe­nomeno molto attenzionato, come si evince anche dall’ultima relazione semestrale pri­mo del 2021 della Direzione investigativa antimafia (Dia). “In provincia lo scenario più complesso risulta essere quello della ma­cro-area del Gargano dove si intersecano dinamiche ed influenze di più sodalizi con forte vocazione verticistica, basati essenzialmente su vincoli familiari e non legati tra loro gerarchicamente”.

“Nella cittadina rivierasca di Vieste – si leg­ge ancora – risulterebbe egemone il gruppo Raduano, sinergico ai Romito e contrappo­sto agli Iannoli-Perna che sebbene indebo­lito starebbe cercando di ricomporre il tes­suto criminale oltre che per il tramite della frangia mattinatese dei Romito anche grazie al ruolo di un pregiudicato considerato il reg­gente del clan in grado di tenere vivo l’asse con Mattinata”.

l’attacco