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CANI E GATTI CENSITI, IN PUGLIA SONO 500MILA REGISTRATI ALL’ANAGRAFE

Sono poco meno di mezzo milione i cani, gatti e furetti microchippati in Puglia. I numeri sono estratti dalla banca dati dell’Anagrafe degli animali d’affezione gestita dal Ministero della Salute, che viene alimentata e aggiornata almeno una volta al mese dalle Regioni e dalle Province autonome. Nel sistema informativo (curato del Centro servizi nazionale delle anagrafi zootecniche, presso l’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Abruzzo e del Molise «G. Caporale») sono registrati cani, gatti e furetti, identificati e presenti sul territorio locale. I dati presenti in anagrafe permettono di conoscere la consistenza e la distribuzione della popolazione regionale degli animali d’affezione, in modo da predisporre interventi di prevenzione dell’abbandono (che è un’azione incivile oltre ad essere un reato) e del randagismo. Quest’ultimo è un fenomeno di cui si viene a parlare soprattutto in estate.

Lo si potrebbe chiamare «umana disaffezione» perché chiama in causa l’ambigua relazione dell’uomo con gli animali domestici: prima desiderati, quindi accolti, teneramente coccolati quando sono cuccioli e, alla fine, messi alla porta o, addirittura, legati al ciglio della strada.

Lo scorso anno in Puglia, secondo i dati forniti dal Ministero della salute, sono stati oltre 13mila gli ingressi dei cani vaganti sul territorio regionale nei canili (sanitari e rifugio): a fronte di questo elevato numero i cani dati in adozione sono stati soltanto seimila (la Puglia è comunque la regione italiana nella quale si adottano più cani). Poco più di ottomila, invece, i gatti sterilizzati.

Per fronteggiare il fenomeno dell’abbandono, arginare il randagismo e, nello stesso tempo, per garantire i diritti di proprietà sugli animali e l’ottemperanza alle disposizioni sulla cura degli stessi, la Banca dati regionale degli animali d’affezione della Regione Puglia permette la consultazione dei principali indicatori relativi alla popolazione animale attualmente censita.

Sono poco meno di 30mila gli animali d’affezione registrati dall’inizio del 2022 (oltre 22mila cani e poco più di settemila gatti) mentre nel 2021 sono stati quasi 52mila animali (40mila cani e quasi 12mila gatti e 1 solo furetto).

Dal 2005 ai giorni d’oggi, invece, gli animali censiti e microchippati nel «tacco» d’Italia sono 498.543 di cui quasi 439mila cani, quasi 60mila gatti e 20 furetti. Cani e gatti, ovviamente, sono ancora oggi le due specie che dominano tra gli animali domestici anche se è chiaro che la realtà del randagismo, delle colonie feline non controllate e pure dei gatti domestici non registrati all’anagrafe sottostima (e di molto) questi dati.

La registrazione dei cani nelle banche dati regionali (che confluiscono in quella nazionale), ricordiamo, è obbligatoria come previsto dalla legge n. 281 del 1991 (Legge quadro in materia di animali d’affezione e prevenzione del randagismo) e successivamente ribadito e più dettagliatamente chiarito nella sua procedura da ordinanze ministeriali. L’obbligo è stato poi sancito dall’Accordo 24 gennaio 2013.

L’iscrizione di gatti e furetti nelle anagrafi regionali, riversate nell’Anagrafe degli animali d’affezione, invece, è su base volontaria se non si ha la necessità di acquisire il passaporto (in questo caso è obbligatoria).

L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) da tempo chiede che anche per gatti e furetti sia introdotto l’obbligo di microchippatura, efficace strumento per combattere il randagismo, come già sussiste per i cani. «L’obbligo del microchip per i cani è un efficace metodo di lotta al randagismo sia per identificare i cani presenti sul territorio, sia per riportare in famiglia animali smarriti.

Stessa funzione potrebbe avere per gatti e furetti», ha commentato il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto.

gazzettamezzogiorno