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DAGLI ALBERGATORI SEGNALI DI RESA: «ALMENO TRECENTO STRUTTURE A RISCHIO CHIUSURA ENTRO NATALE» (2)

L’allarme di Caizzi, presidente di Federalberghi Puglia. In pericolo 11 mila posti di lavoro

Dopo il clamoroso annuncio della chiusura del gruppo alberghiero Caroli Hotels, fiaccato dal caro bollette, sulla scrivania di Francesco Caizzi, presidente pugliese di Federalberghi, ci sono già le stime, allarmanti, sulla sopravvivenza degli hotel che per lo stesso motivo sono ad alto rischio di default: «Almeno la metà delle nostre 700 strutture rischiano seriamente di chiudere i battenti entro Natale». Accadrà, ne è certo, il numero uno degli albergatori pugliesi, «se in tempi estremamente rapidi non verranno adottate soluzioni efficaci a sostegno della categoria che non può reggere il peso di bollette da 500 mila euro, come nel caso dei Caroli Hotels, una delle catene alberghiere più importanti della regione».

Va da sé che, qualora dovesse accadere il peggio, cioè se le imprese dell’accoglienza non dovessero ottenere forme adeguate di sostegno, metà dei circa 11 mila addetti pugliesi del settore, andrebbero a casa. Ad annunciare lo stop, a partire dall’altro ieri, alle attività di accoglienza e ristorazione della storica catena alberghiera salentina, attiva senza soluzione di continuità sin dal 1966, è stato il direttore generale in prima persona, Attilio Caputo: «Il caro bollette, avendo eroso i margini di profitto non ci consente di proseguire la nostra attività. Onoreremo, quindi, i contratti in essere, ma scatta lo stop alle prenotazioni e, purtroppo, in una situazione del genere, i primi a farne le spese saranno i lavoratori».

La notorietà inaspettata

Il gruppo alberghiero Caroli Hotels, con strutture, anche di grandi dimensioni, tra Gallipoli e Santa Maria di Leuca, ha attualmente 275 collaboratori. L’iniziativa, che qualcuno ha definito anche «provocatoria», a fronte di una totale mancanza di strategie nazionali e in seno all’Ue, ha reso il manager salentino l’uomo del giorno. Ieri la hall dell’Hotel Le Sirenè, uno dei quattro del gruppo, brulicava di giornalisti provenienti da ogni parte d’Italia. Reportage, interviste live via Skype per i programmi televisivi e radiofonici nazionali di tutte le fasce orarie hanno dato un’inaspettata notorietà al manager salentino che ha gettato il sasso nello stagno nel tentativo di scuotere i decisori ad adottare misure concrete per evitare che le imprese turistiche, come tante altre, restino schiacciate sotto il peso del caro energia. «Sono un convinto europeista – ha spiegato Caputo davanti ai microfoni – e comunque non pretendo assistenzialismo. Solo la presa di coscienza di un problema che sta ci sta asfissiando e conseguenti azioni politiche».

Dal canto suo, tuona anche Francesco Caizzi: «La situazione è drammatica per il disinteresse totale. Sul prezzo dell’energia c’è una speculazione finanziaria su cui possiamo fare poco e niente. Bisogna intervenire sul sistema. L’azienda alberghiera ha immediati contraccolpi che riguardano i dipendenti, come dice Caroli. La differenza tra le nostre imprese e molte altre sta nei costi fissi» Francesco Caizzi fa un esempio: «Un albergo con un milione di fatturato ha bisogno di almeno 15 persone, mentre una software house può avere gli stessi risultati economici anche con un solo dipendente. E attenzione, riattivare un albergo dopo una chiusura non è facile».

corrieremezzogiorno