Enorme forbice dei prezzi tra produzione e consumo denunciata da Coldiretti: la cicoria cimata venduta a 60 centesimi dal produttore costa 4.8 euro al consumatore.
Famiglie in crisi, costrette a tagliare la spesa giornaliera a causa dell’aumento dei prezzi al dettaglio, e aziende agricole che a malapena riescono a coprire i costi di produzione. E’ il quadro delineato da Coldiretti Puglia che segnala l’abnorme forbice dei prezzi tra produzione e consumo, con una moltiplicazione per 5-6 del prodotto passando dal campo alla tavola. Chi va al mercato compra a 1.90 al chilo bietole che vengono acquistate dal contadino a 0.50; la cicoria cimata ha un fattore uguale a 8, aumenta vertiginosamente da 0,60 euro in campagna a 4,80 euro al consumo; l’agricoltore riceve appena 0.60 euro per un chilo di melanzane che al mercato viene rivenduta a 3,60 euro. A questo si aggiunge che i prezzi al dettaglio dei prodotti alimentari nel carrello vedono aumenti dal 6,5% per la frutta fino al +25,1% per le verdure.
«Con l’inflazione record – commenta Coldiretti Puglia – i pugliesi sono costretti a tagliare gli acquisti e il conto della spesa ad 1 miliardo di euro in più a carico delle famiglie pugliesi durante l’anno con i rincari della spesa alimentare che costeranno alle famiglie 650 euro in più”. Il risultato è, secondo Coldiretti, che gli acquisti di frutta e verdura crollano nel 2022 del 9% in quantità rispetto allo scorso anno e, secondo l’analisi di Coldiretti, più di un’azienda agricola su 10 (11%) è “in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività, ma circa un terzo del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo».