Udienza preliminare di “Omnia Nostra”, maxi processo contro il clan garganico Lombardi-Ricucci-La Torre, attivo tra Manfredonia, Macchia, Mattinata e Vieste. 50 imputati alla sbarra nell’aula bunker di Bitonto tra cui boss, picciotti, sodali, imprenditori compiacenti, professionisti e persino un consigliere comunale di Manfredonia che sostiene l’attuale maggioranza di centrodestra.
A giudizio spicca il presunto capo incontrastato Matteo Lombardi, 52 anni detto “A’ Carpnese”, condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe “l’Apicanese” Silvestri del clan rivale Li Bergolis-Miucci-Lombardone. Lombardi è oggi detenuto a Voghera. Con lui ai vertici dell’organizzazione c’era Pasquale “Fic secc” Ricucci, ampiamente citato nelle carte dell’inchiesta ma morto ammazzato a novembre 2019. Uomo di fiducia dei due boss sarebbe il 40enne Pietro La Torre alias “U’ Muntaner”. Ai vertici della frangia mattinatese del clan ci sarebbero Francesco Scirpoli detto “Il lungo” e i fratelli Antonio e Andrea Quitadamo detti “Baffino”, questi ultimi due collaboratori di giustizia da alcuni mesi. Su Vieste il punto di riferimento dell’organizzazione criminale è indicato dagli inquirenti in Marco Raduano detto “Pallone”, attualmente detenuto nel carcere di Nuoro. Sempre per la città del Pizzomunno sono imputati i pentiti Giovanni Surano e Danilo Pietro Della Malva “U’ Meticcio”. Sotto processo anche il commerciante ittico di Manfredonia Antonio La Selva detto “Tarzan”, anche lui pentitosi e già sottoposto ad incidente probatorio.
Esordio con sorpresa in aula, gli avvocati di Michele Lombardi detto “U’ Cumbarill” (figlio del boss Matteo) e del macchiaiolo Leonardo D’Ercole hanno evidenziato le mancate notifiche relative all’avviso di conclusione indagini e conseguente rinvio a giudizio. L’eccezione, sollevata dai legali Arena e D’Ambrosio, è basata sul presupposto dell’omessa notifica dell’avviso di conclusione indagini che è previsto come condizione a pena di nullità della richiesta di rinvio a giudizio. L’accoglimento dell’eccezione comporta la restituzione degli atti al pm e, considerato che i termini di durata massima della misura scadono il 5 dicembre (un anno dall’arresto dei due imputati), è possibile che vengano scarcerati perché non ci sarà più il tempo per celebrare validamente una nuova udienza preliminare per l’emissione del decreto che dispone il giudizio nei loro confronti. Il giudice ha chiesto i registri delle nomine ai penitenziari di Benevento e Secondigliano dove i due imputati sono ristretti ma, salvo sorprese, si va verso lo stralcio (già virtuale) delle due posizioni.
Intanto si sono costituiti parte civile i Comuni di Vieste, Mattinata, Monte Sant’Angelo e Manfredonia. Parti civili anche la Camera di Commercio, la Fai nazionale e la Fai di Vieste. Tra pochi giorni altre tre udienze che saranno utili a definire la scelta degli imputati sul rito processuale: ordinario o abbreviato.
Nella lunga lista dei 50 imputati fa particolarmente rumore la presenza di Adriano Carbone, consigliere comunale di Manfredonia, estromesso da Fratelli d’Italia dopo lo scandalo, accusato di aver fatto parte di un’associazione mafiosa forte e radicata sul territorio. Carbone è rimasto in assise da consigliere indipendente, a sostegno dell’amministrazione comunale con la quale prende parte a riunioni e cene come emerso anche durante l’ultima campagna elettorale. Il politico, in qualità di consulente commercialista, avrebbe suggerito al clan i possibili stratagemmi finalizzati a eludere eventuali misure patrimoniali.
Tra i reati contestati la mafia, le estorsioni, omicidi, tentati omicidi e quant’altro. Successivamente al blitz del dicembre 2021 sono emersi gravi indizi anche in merito all’uccisione di Omar Trotta, vittima di agguato in una bruschetteria di Vieste nel 2017. Per la morte di Trotta i magistrati della Dda di Bari hanno almeno cinque sospettati: Marco Raduano, Angelo Bonsanto di San Severo, legato ai Moretti di Foggia a loro volta alleati dei Lombardi, i viestani Gianluigi Troiano e Danilo Della Malva e il mattinatese Antonio Quitadamo.
Dall’inchiesta è inoltre emerso che il clan riusciva ad ottenere informazioni su arresti e perquisizioni tramite un poliziotto locale in grado di avvisare la frangia mattinatese del clan guidata principalmente da Francesco Scirpoli e Francesco Pio Gentile detto “Passaguai”, quest’ultimo ucciso sotto casa sua il 21 marzo 2019. Sulla questione regna il silenzio.
Completano il quadro degli imputati Michele Bisceglia, Pasquale Bitondi, Luigi Bottalico, Luciano Caracciolo, Lorenzo Caterino, Leonardo Ciuffreda, Alessandro Coccia, Giuseppe Della Malva, Michele D’Ercole, Raffaele Fascione, Emanuele Finaldi, Vittorio Gentile, Sebastiano Gibilisco, Raffaele Greco, Hechmi Hdiouech, Giuseppe Impagnatiello, Pasquale Lebiu, Catello Lista, Umberto Mucciante, Alexander Thomas Pacillo, Massimo Perdonò, Bruno Renzulli, Pietro Rignanese, Mario Scarabino, Giuseppe Sciarra, Moreno Sciarra, Salvatore Talarico, Gaetano Vessio, Antonio Zino, Angelo Bonsanto e Gianluigi Troiano.
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