E’ l’impresa che gestiva il porto turistico. La prima udienza si è tenuta a ottobre. Sereno il sindaco Nobiletti: “non c’è alcuna responsabilità da parte dell’Ente.
Ammonta a quasi 21 milioni di euro la cifra monstre che la curatela fallimentare di Aurora spa, l’impresa controllata da Palazzo di città che gestiva il porto turistico di Vieste, pretende di ricevere dal Comune. Una somma enorme, specie considerando che, dopo gli sforzi degli scorsi anni nel risanamento delle casse comunali, l’ente si è lasciato alle spalle i debiti e ha seguito perfettamente il piano di riequilibrio economico-finanziario.
Si è tenuta lo scorso 18 ottobre presso il Tribunale di Foggia la prima udienza del processo nato dalla citazione in giudizio del Comune da parte della curatela di Aurora, affidata alla commercialista foggiana Daniela Scarpiello (per pochi mesi nel 2021 assessora al bilancio del Comune di Foggia con Landelia), assistita dall’avvocato Marco Scillitani.
Una causa del valore di 20.815.299,98 euro, somma che rappresenta il passivo della spa ed è quanto la curatela fallimentare chiede a Palazzo di città.
Al giudice è chiesto di “accertare e dichiarare la responsabilità del Comune di Vieste per i danni causati in violazione dei più elementari doveri di corretta gestione della società diretta, accertare e dichiarare in particolare l’ulteriore vincolo di solidarietà avendo tratto beneficio dalla perdita di concessione, di conseguenza condannare il Comune alla somma pari al totale dello stato passivo della società Aurora Porto di Vieste spa, al netto dell’attivo come verrà anche realizzato in ragione delle eventuali misure cautelari allo studio”.
Secondo la curatela fallimentare il Comune, socio di maggioranza di Aurora, avrebbe “completamente omesso” i controlli e sarebbe responsabile “nei confronti della società in quanto tale, dei soci (nei limiti del riparto delle responsabilità) e dei creditori di questa”. “Vi sono quindi validi motivi che giustificano l’azione di risarcimento – in ragione di condotte in nulla conformi a canoni di corretta gestione societaria e di oculatezza imprenditoriale – nei confronti degli amministratori e, in ragione della particolare natura della società fallita, dei soggetti che l’ordinamento indica come responsabili”, si legge nell’atto di citazione. Per Scarpiello “il Comune di Vieste ha di fatto guidato la società sin dalla sua creazione e – prescindendo dai singoli soggetti che di volta in volta risponderanno di fronte alla giustizia contabile – ha determinato le scelte maggiormente perniciose”.
La curatela ha evidenziato la sfilza di presidenti che si sono succeduti alla guida del cda dal 1999 fino al 2018 (Pasquale Pecorella Mimi Spina Diana, Francescanto- nio Piracci, Matteo Forte, Saverio Pren- cipe, Giuseppe Maurilio D’Alò, Maddalena Rollo) e gli ancor più numerosi consiglieri.
“Soggetti rilevanti ai fini delle imputazioni della responsabilità sono”, continua l’atto di citazione, “anche i componenti del collegio sindacale: i presidenti Franco Ruggieri, Antonio Scala, Armando Caizzi e i componenti del collegio”.
“Il Comune di Vieste ha governato senza criterio le scelte di Aurora spa”, prosegue la curatela fallimentare, che evidenzia come “l’intero complesso del nuovo porto è saldamente in mano al Comune che lo gestisce con ampia possibilità di guadagno”.
Si evidenziano “inerzie e omissioni” del Comune, concludendo che “un accorto monitoraggio delle vicende societarie e una sapiente gestione finanziaria avrebbe allertato la proprietà maggioritaria determinando scelte gestionali meno sciagurate”. Riassumendo la storia della spa la curatela fallimentare ricorda il contenzioso con l’Ati che realizzò i lavori, conclusosi con la condanna di Aurora a pagare 17 milioni di euro alla romana Cidonio spa, come pure i mancati pagamenti dei canoni demaniali e la revoca della concessione.
“Si tratta di un’azione temeraria da parte della curatela fallimentare di Aurora”, afferma senza esitazione il Sindaco di Vieste Giuseppe Nobiletti. “Non ci sono i presupposti per agire in questo modo contro il Comune. Quale sarebbe la responsabilità degli amministratori comunali e degli amministratori di Aurora? Forse l’unica responsabilità che si può intravedere riguarda, al massimo, quel cda che in anni lontani, durante l’amministrazione Nobile, operò la rescissione del contratto con Cidonio, fatto che poi generò il contenzioso Aurora-Cidonio. Il Comune non c’entra nulla con Aurora, la quale è peraltro una spa di diritto privato. Il fallimento di Aurora è stato dovuto sia al contenzioso con Cidonio che alla revisione dei canoni demaniali. Fu questo a determinare lo stato di passività dell’impresa. Poi arrivò la decadenza della concessione demaniale, 20 giorni dopo il mio primo insediamento come sindaco”, continua Nobiletti. “È assurdo dire che oggi ci sia una responsabilità della politica e dell’amministrazione comunale. Ci siamo affidati al professor Castellano per la difesa in giudizio. Ad ottobre c’è stata la costituzione delle parti, siamo soltanto all’inizio. Queste sono cause che vanno per le lunghe. Nel frattempo è fallita anche la Pietro Cidonio, cui Aurora non ha pagato la somma a cui fu condannata col lodo arbitrale”.
Il primo cittadino non mostra preoccupazione. “Non so che principio giuridico spinga la curatela a voler chiedere soldi al Comune, è tutto molto aleatorio. Ha pensato di citare il Comune essendo l’unico soggetto solvibile di questa vicenda. Ma noi non siamo affatto preoccupati, non temiamo nemmeno l’ipotesi che si venga proposto un accordo transattivo. Anzi, la curatela dovrà pagare le spese legali che come Comune stiamo sostenendo. Ne siamo certi”.
l’attacco