Menu Chiudi

MAFIA – CLAN GARGANICO ALLA SBARRA PER L’ASSALTO AL BLINDATO: SI AVVICINA L’ORA DEL GIUDIZIO PER SCIRPOLI, FERRO E SOCI

Si avvia alla conclusione il processo “Ariete” dal nome dell’operazione antimafia del 2015 contro il clan della mafia garganica Lombardi-Ricucci-La Torre. I principali imputati sono accusati di aver organizzato e preso parte al tentato assalto ad un furgone portavalori nel novembre di sette anni fa. I mattinatesi Francesco Scirpoli detto “Il lungo” e Antonio Quitadamo detto “Baffino” avrebbero pianificato, insieme al boss Mario Luciano Romito ucciso nella strage di San Marco del 2017, una complessa rapina ai danni di un furgone “Ivri”. Stando all’inchiesta i banditi avrebbero effettuato l’assalto sulla SS89 in zona Vignanotica tra Mattinata e Vieste, utilizzando diverse autovetture e posizionando un camion sulla carreggiata. In seguito avrebbero tagliato il blindato con una motosega dopo averlo capovolto con una pala meccanica modificata a mo’ di ariete, da qui il nome dell’operazione dei carabinieri.

Nell’ambito della stessa inchiesta, gli inquirenti scovarono i presunti responsabili di una rapina al Simply Market di Vieste. A tal proposito, nella scorsa udienza del processo sono stati sentiti tre investigatori sull’attività svolta nella città del Pizzomunno. All’epoca vennero raccolti pesanti indizi di colpevolezza in capo a Hadiouc Hechmi e Giovanni Iannoli in ordine ad un delitto di rapina aggravato consumato dagli indagati in concorso, travisati ed armati, ai danni del supermercato viestano l’11 dicembre 2015. La rapina fruttò ai due autori un bottino di circa 5mila euro. In quella occasione i malviventi utilizzarono un’arma ottenuta dal cerignolano Curci, anche lui arrestato nel blitz. Nell’ultima udienza sono stati ascoltati altri tre testi di pg chiamati dall’accusa per ricostruire alcuni passaggi cruciali dell’attività investigativa. Prossimo appuntamento a gennaio per proseguire con il dibattimento. La sentenza potrebbe arrivare entro l’estate del 2023 dopo vari rinvii e rallentamenti.

“Ariete” fu una delle operazioni più imponenti contro la criminalità garganica. Nonostante i tempi biblici del processo, la prescrizione è comunque lontana, fissata a 12 anni e mezzo dai reati avvenuti nel 2015. Alla sbarra Antonio “Baffino” Quitadamo, Michele Silvestri “U’ russ”, Luigi Ferro detto “Gino Di Brancia”, Francesco Scirpoli alias “Il lungo”, Matteo Della Malva, Giuseppe Caposeno, Giovanni Iannoli “Smigol”, Cataldo Coccia, Antonio Guerra, Andrea “Baffino junior” Quitadamo, Fatima Hadiouch, Gerardo Curci, Antonio Ferrazzano, Danilo Della Malva “U’ Meticcio”, Antonio Del Nobile detto “Riccardo”, Giuseppe Trimigno “U’ biond”, Pietro La Torre detto “U’ Muntaner” o “U’ figlie du poliziot” e Hadiouc Hechmi.

Tra gli imputati c’erano anche i boss Mario Luciano Romito e Francesco Pio Gentile alias “Passaguai”, il primo ucciso nella strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017, il secondo vittima di agguato il 21 marzo 2019. Nel frattempo i fratelli mattinatesi Quitadamo e il viestano Della Malva hanno iniziato un percorso di collaborazione con la giustizia. I pentiti, arrestati lo scorso anno nella maxi operazione antimafia “Omnia Nostra” insieme ai vari Scirpoli, La Torre ed altri, stanno rendendo dichiarazioni molto utili agli inquirenti per ricostruire gli ultimi fatti di sangue avvenuti sul Gargano

L’assalto al portavalori e gli altri reati contestati

Nel 2016, la Procura di Foggia e l’Arma dei Carabinieri sgominarono il gruppo criminale ritenuto responsabile di rapine, assalti a portavalori ed estorsioni. In manette persino un agente di polizia penitenziaria (Coccia), sospeso dall’impiego, accusato di aver introdotto un telefono cellulare in carcere in cambio di denaro. Vicenda finita anche nelle carte della recente inchiesta antimafia “Omnia Nostra” per cui non risulta indagato. A parere degli inquirenti, al vertice dell’organizzazione c’erano Mario Luciano Romito e Francesco Scirpoli, esponenti di vertice dell’organizzazione criminale mafiosa garganica oggi capeggiata dalla famiglia Lombardi rivale dei montanari Li Bergolis-Miucci-Lombardone.

L’assalto non fu portato a termine soltanto per cause indipendenti dalla volontà degli indagati ed in particolare grazie ad un energico spiegamento di forze, anche con l’ausilio dell’elicottero, messo in campo dall’Arma che presidiò nella circostanza il tratto individuato quale teatro dell’evento. Nel corso delle attività, vennero sequestrati numerosi veicoli provento di furto nonché diverse armi da sparo con relativo munizionamento. Recuperate anche delle maschere, proprio come in un film, che i malviventi avrebbero utilizzato per il colpo.

A carico di alcuni arrestati, emersero responsabilità penali per violazioni della sorveglianza speciale, ricettazioni, furti, detenzione illegale di un’arma clandestina e del relativo munizionamento. Quest’ultima rinvenuta durante una perquisizione posta in essere dai carabinieri il 22 gennaio 2016 a Manfredonia. Venne contestato anche il furto aggravato in concorso commesso a Manfredonia il 14 marzo 2013 quando si impossessarono di 300 litri di gasolio sottraendoli alla cisterna servente il distributore Agip sito sul molo di levante di Manfredonia, previa effrazione del lucchetto posto sulla cisterna medesima.

Guai per l’assistente della Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Foggia, gravato da un’ipotesi di corruzione poiché, dietro promessa di una somma imprecisata di denaro, si sarebbe adoperato per l’illecita introduzione all’interno dell’istituto penitenziario di un telefono cellulare, da consegnare al viestano Danilo Della Malva (oggi collaboratore di giustizia), finito in carcere durante le indagini per altro reato. Nella circostanza, a carico dell’agente emersero anche responsabilità per gli accessi abusivi ai sistemi informatici e a condotte di rivelazione di segreto d’ufficio.

Curioso, infine, il caso del 50enne Antonio Del Nobile detto “Riccardo”. Durante le indagini emerse che l’uomo avrebbe avuto il controllo dei furti d’auto nel territorio di Manfredonia. Avrebbe persino fatto stampare degli adesivi con scritto “Ricky ti guarda”, come fossero una garanzia di sicurezza. Chi poneva l’adesivo sulla propria autovettura era certo di non subire danni o rapine.

l’immediato