Confcommercio Foggia deciderà di rivalersi sull’ex presidente Damiano Gelsomino dopo le due sentenze sfavorevoli nei confronti dell’associazione? E’ l’interrogativo che pongono gli associati autori dei ricorsi giudiziari contro il sipontino, due procedimenti entrambi terminati con la condanna al pagamento delle spese da parte dell’associazione di via Miranda.
Lo scorso 1 dicembre il Tribunale di Foggia (Seconda Sezione civile), con sentenza della giudice Margherita Valeriani, ha condannato Confcommercio Foggia accogliendo la domanda proposta da diverse imprese associate. E’ stata così annullata la contestatissima delibera con cui a giugno 2021 l’assemblea approvò le modifiche statutarie per il terzo mandato al presidente uscente Gelsomino. Sitratta della questione che ha causato una vera e propria guerra interna all’associazione nel corso dell’ultimo anno e mezzo, con una spaccatura mai vista prima. L’assemblea elettiva, il 24 settembre scorso, ha designato presidente tra mille polemiche e contestazioni l’attuale numero uno Antonio Metauro. Ma ciò non ha determinato la cessazione della materia del contendere, come era stato chiesto da Confcommercio sulla base della elezione di Metauro e della nomina della nuova giunta. Il ricorso era stato presentato da diverse imprese garganiche capitanate dal big del comparto turistico viestano Gigi Manzionna: Spiaggia lunga srl, Hotel degli aranci srl, Le Diomedee srl, Punta lunga srl, SLT Gargano srl, Panini di mare srl, RDS Worl sris, Raffaele Murani, Ombretta Altamura, Camping Scialmarino di Rosiello Paolo e Giovanni & C. snc, Weatherill Linsey Christina sas, Art srl. Confcommercio dovrà pagar loro le spese di lite, liquidate complessivamente in 8.256 euro. La giudice ha preliminarmente rigettato le eccezioni di Confcommercio sulla competenza del collegio dei probiviri sulle controversie associati-associazioni e sul difetto di legittimazione e/o interesse ad agire di alcuni associati perché non in regola con i pagamenti. “L’assemblea dell’associazione, con la delibera del 24.9.2022, non ha annullato la delibera oggetto di impugnativa, ma ha provveduto, sulla base delle precedenti regole statutarie, a nominare il nuovo presidente e i componenti della giunta (i cui mandati erano scaduti), in quanto l’efficacia esecutiva della delibera del 21.6.2021 – contenente modifiche statutarie – era stata sospesa da questo Tribunale in via cautelare. Per tali motivi, deve concludersi per l’annullamento della delibera impugnata”, si legge nella sentenza. La giudice ha ribadito quanto aveva già affermato nella decisione cautelare di gennaio scorso: le modifiche statutarie sul terzo mandato rappresentavano, al momento della loro approvazione, una “norma ad personam, destinata cioè a produrre effetti esclusivamente nei confronti dell’attuale presidente”, con cui “aggirare la regola del limite dei due mandati presidenziali consecutivi”, “eludendo – in maniera del tutto irragionevole – il limite di cui all’art. 20 dello statuto, pregiudicando il diritto degli associati a partecipare democraticamente alla vita associativa nel rispetto dello statuto e dei principi costituzionali di cui agli articoli 3 e 18 della Costituzione”.
Risale a poche settimane prima la sentenza con cui la Seconda Sezione civile ha dichiarato cessata la materia del contendere nella decisione sul procedimento cautelare promosso da numerose imprese socie contro Confcommercio Foggia per la questione della mancata convocazione dell’assemblea elettiva per il rinnovo degli organi. Un modo per sollecitare il voto. Con la decisione, datata 16 novembre, la giudice Antonella Cea ha dichiarato la cessazione della materia del contendere e condannato Confcommercio Foggia a pagare ai ricorrenti le spese di lite, liquidate in 259 euro per esborsi e 3.828,00 euro per compensi, oltre accessori e IVA. “Deve ritenersi che la domanda sarebbe stata verosimilmente accolta atteso che appaiono destituite di fondatezza le preliminari eccezioni”, vi si legge. Se l’assemblea non fosse stata convocata da Gelsomino ci sarebbe senz’altro stato l’intervento surrogatorio da parte del Tribunale. “Nel caso di specie, non può dubitarsi che ci fosse motivo idoneo a giustificare la necessità della convocazione, sicché il presidente avrebbe dovuto attivarsi affinché l’assemblea procedesse a nuove elezioni”, continua Cea. “Appare evidente la sussistenza originaria di entrambi i presupposti della domanda cautelare, non potendo ragionevolmente porsi in discussione che la omessa convocazione dell’assemblea per la elezione di un nuovo presidente fosse idonea ad arrecare grave pregiudizio al diritto degli associati di partecipare democraticamente alla vita associativa nel rispetto dello statuto e dei principi costituzionali”. Manzionna e gli altri ricorrenti ribadiscono oggi di non aver mai nutrito dubbi sulla bontà delle proprie ragioni. “Sin dall’inizio dicemmo che le modifiche statutarie non potevano essere fatte. Chi paga ora?”, commenta Manzionna. “Metauro, come attuale presidente, dovrebbe rivalersi su Gelsomino per le due condanne alle spese, ma diamo per scontato che non lo farà. Noi continueremo a vigilare su quel che succede in Confcommercio, vedremo se Metauro si appellerà contro la sentenza dell’1 dicembre. Il Tribunale ci ha dato ragione: non ci eravamo inventati nulla, non era per un nostro capriccio che ci eravamo rivolti al Tribunale bensì per tutelare l’associazione e farne il bene. Non eravamo i “sette facinorosi” di cui si lamentavano”. Non ha suscitato stupore nemmeno che l’associazione il 25 novembre abbia presentato memorie contro l’annullamento della delibera. “Era nelle cose che Metauro agisse in tal senso, non prendendo in alcun modo le distanze dall’operato del suo predecessore. Il legame tra lui e Gelsomino è chiaro, tutto dipende dagli accordi intercorsi tra di loro”.
Soddisfazione ma anche amarezza visto che l’ex presidente, rimasto in prorogatio al proprio posto fino a settembre, è riuscito a gestire comunque da protagonista l’infuocata assemblea elettiva e a raggiungere l’esito prestabilito di passare il testimone alla persona prescelta.
Fu Gelsomino a lanciare Metauro quale suo successore, come unico candidato ed espressione di continuità, senza mai nemmeno nominare lo sfidante Manzionna. Metauro, patron dell’impresa Metaurobus di Accadia e proveniente dalla vicepresidenza di Confindustria, è da poco entrato anche nel consiglio generale di Confcommercio nazionale. Secondo i beninformati una così rapida cooptazione a Roma è figlia anche del filo rosso che lo lega all’ex presidente Alberto Cicolella: Metauro, infatti, è genero di Matteo D’Atti, già vicedirettore vicario dell’associazione foggiana e uomo di fiducia di Cicolla, il quale ha un rapporto definito “fraterno” col numero uno nazionale Sangalli.
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