“Quasi un azienda olivicola su dieci lavora in perdita rischia di chiudere», è l’allarme di Coldiretti e Unaprol lanciato dopo che Ismea ha rilasciato dati drammatici sulla produzione pugliese, di olio extravergine d’oliva”.
La società del Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare certifica che a livello regionale la resa di quest’anno è «inferiore del 52 per cento rispetto all’anno precedente». Colpa ovviamente di problemi atavici come la xylella o le infezioni da mosca olearia, ma soprattutto a causa della siccità, che «ha dimezzato i frutti sugli alberi», oltre ovviamente ai rincari dovuti alla crisi economica e all’inflazione che ha colpito sia la produzione, con gli aumenti per carburanti e prodotti, sia la trasformazione con l’impennata dei prezzi energetici e di tutti i materiali per il confezionamento dell’olio come bottiglie e tappi in alluminio.
In provincia di Foggia conferma il momento critico per coltivatori, produttori e trasformatori, Umberto Porrelli, a capo di una Op (organizzazione di produttori), la Terra d’Ulivi, «In Capitanata si è verificato un calo di produttività nel settore olivicolo stimato intorno al 40 per cento. Il problema è derivato dalle alte temperature che spesso quest’estate hanno superato i 40 gradi, dalle grandinate che hanno colpito molti appezzamenti coltivati ad olivo, dall’attacco tardivo di mosca e dall’anticipo della maturazione delle drupe».
Si salva per cosi dire la Peranzana, cultivar particolarmente diffusa nel nord della provincia ed in particolare sul Gargano.
«Fortunatamente, la nostra varietà risulta meno sensibile di altre a tale fenomeno, ma comunque i produttori sono stati costretti a molire in anticipo con rese alla molitura molto basse. I costi dei fitofarmaci e dei carburanti sono arrivati alle stelle e questo ha inciso sui prezzi di molitura che sono arrivati a quasi 20 euro al quintale, mentre le spese di raccolta hanno superato i 25 euro a quintale. Costi improponibili per i produttori che hanno preferito vendere le olive piuttosto che trasformarle in olio», afferma ancora Porrelli.
Di conseguenza, rileva l’esponente dei produttori che da alcune settimane è alla guida del Gal Gargano, «Le nostre olive sono partite per le aree ricche del territorio nazionale, come la Toscana, impoverendo ancor di più tutto il comprensorio pugliese». Così per Porrelli questa «è un’annata davvero pessima».
A fronte di questa situazione uno dei percorsi per riprendere produttività «è l’aggregazione. Piccoli e grandi coltivatori devono mettersi insieme per puntare alla realizzazione di un prodotto certificato e tracciato allo scopo di valorizzarlo a tutti i livelli». Mentre, per far fronte ai rincari e alle altre problematiche «servirebbe una interlocuzione più fattiva con le Istituzioni per individuare le possibili soluzioni per risollevare tutto il comparto», conclude Umberto Porrelli
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