Gianluigi Troiano evase l’11 dicembre 2021 dall’abitazione di Campomarino dov’era ai domiciliari per droga “per gestire in prima persona gli affari illeciti del clan colpito e sprovvisto di elementi di spicco in seguito al blitz Omnia nostra”, di 4 giorni prima con 32 arresti sul Gargano che riguardò il clan Raduano di Vieste e gli alleati del clan Lombardi/Ricucci/La Torre” (ex gruppo Romito), rivale dei Libergolis nella sanguinosa guerra di mafia garganica. Lo scrivono i carabinieri nell’indagine della Dda sfociata 4 giorni fa nell’arresto di Antonello Scirpoli di 31 anni, viestano e Luciano Calabrese, 23 anni di Foggia accusati di favoreggiamento perchè avrebbero aiutato Troiano tutt’ora ricercato. Troiano, 29 anni, fu arrestato il 7 agosto 2018 a Vieste con Marco Raduano e altri 2 compaesani per traffico di droga aggravato dalla mafiosità, con condanna in primo e secondo grado a 9 anni e 2 mesi (19 gli anni inflitti a Raduano); ottenne i domiciliari a Campomarino, evadendo 1’11 dicembre 2021: è in attesa di giudizio a piede libero anche per concorso nell’omicidio di Omar Trotta del luglio 2017 collegato alla guerra di mafia a Vieste tra il clan Raduano e i rivali del gruppo Perna-Iannoli.
“L’allontanamento di Troiano dai domiciliari” secondo i carabinieri “non è casualmente collocato a distanza di pochi giorni dalla cattura di boss e gregari del clan Lombardi/Ricucci/La Torre al quale è federato il gruppo Raduano. La motivazione della latitanza di Troiano e la conseguente presenza sul Gargano risiede nella possibilità di gestire in prima persona gli affari illeciti del clan ormai colpito e sprovvisto di elementi di spicco, con possibile compimento di azioni delittuose nei confronti di familiari di pentiti nonché nei confronti degli appartenenti al clan avversario. A riscontro di questa ipotesi si è accertato che il boss Raduano ricevette” (in carcere) “informazioni sull’evasione del suo federato Troiano”.
Scirpoli e Calabrese sulla scorta di intercettazioni sono sospettati d’aver fornito “appoggi logistici e coperture, auto per gli spostamenti, ospitalità, luoghi di latitanza, schede telefoniche, denaro e beni di ogni genere al ricercato, aiutandolo a sottrarsi alle ricerche dell’autorità giudiziaria; con l’aggravante della mafiosità avendo commesso il fatto per avvantaggiare il clan capeggiato da Marco Raduano, articolazione operativa su Vieste del clan Lombard/Ricucci/La Torre. Evitando l’arresto del ricercato, si è consentito al gruppo di poter far affidamento su Troiano per continuare a operare sul territorio”. Ieri Calabrese difeso dall’avv. Lorenzo Incardona, e Scirpoli assistito dall’avv. Paolo D’Ambrosio sono stati interrogati in videoconferenza dal carcere di Foggia dal gip di Bari Angela De Sanctis che ha firmato le ordinanze cautelari. Calabrese si è avvalso della facoltà di non rispondere, rendendo dichiarazioni spontanee: ha escluso d’essere la persona intercettata e negato di conoscere evaso e coindagato; Scirpoli ha detto di conoscere Troiano, di non vederlo da tempo, d’essere il cugino della moglie del ricercato, di non conoscere il coindagato, e negato d’essere la persona intercettata. I difensori ricorreranno al Tribunale della libertà per chiedere la scarcerazione. Nell’inchiesta su presunti favoreggiatori coinvolto anche un parente di Troiano, indagato a piede libero dopo il “no” del gip alla richiesta della Dda di arrestarlo.
Calabrese è stato arrestato anche in flagranza perché i carabinieri nel notificargli l’ordinanza del gip di Bari hanno perquisito l’abitazione di Foggia del giovane e trovato un chilo di hashish. Calabrese è stato processato con rito direttissimo dal giudice monocratico: l’avv. Incardona ha chiesto il giudizio abbreviato, udienza e sentenza rinviate a gennaio. Il giudice monocratico ha convalidato l’arresto e posto ai domiciliari Calabrese come chiedeva il difensore; il foggiano resta in carcere per favoreggiamento.