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MAFIA GARGANO, IL PENTITO “BAFFINO” FA I NOMI DEL CLAN E RICOSTRUISCE OMICIDI. “SCIRPOLI IL NUOVO CAPO”

Eravamo io, Gentile, Notarangelo e Scirpoli. Dopo Mario Luciano Romito, il capo era diventato Scirpoli”. Lo ha detto Antonio Quitadamo, 47enne di Mattinata detto “Baffino”, collaboratore di giustizia da alcuni mesi. L’uomo ha rilasciato un lungo interrogatorio al pm della Dda di Bari Ettore Cardinali, ricostruendo gli assetti del clan mafioso garganico Lombardi-Ricucci-La Torre, soffermandosi su alcuni dettagli dell’omicidio di Omar Trotta, ammazzato in una bruschetteria di Vieste nell’estate del 2017.

Riguardo alla frangia di Mattinata, Quitadamo ha indicato i nomi dei componenti: “Francesco Pio Gentile (ucciso nel 2019, ndr) era detto ‘Passaguai’, Francesco Notarangelo era per tutti ‘Natale’, il soprannome della famiglia, io ‘Baffino’, poi c’era mio fratello Andrea (anche lui pentito, ndr) mentre Francesco Scirpoli ‘il lungo’”. Ben noto alle cronache soprattutto Scirpoli, fratello dell’ex segretaria del Pd di Mattinata Libera, fidanzata del sindaco di Manfredonia Rotice.

Passando all’area tra Manfredonia e Monte Sant’Angelo, Quitadamo ha fatto i nomi di Pasquale “Fic secc” Ricucci, morto ammazzato nel 2019 e di Matteo Lombardi detto “il carpinese” oppure “mbà Matteo”.

A precisa domanda su gradi e gerarchie, “Baffino” è stato netto: “No, dottore, da noi non esistono i gradi, siamo tutti lo stesso, non c’è un grado come qua a Bari; perché io capisco il concetto di Bari, non esiste questo regime qua. Niente affiliazioni. A Foggia esistono queste cose qua, da noi sul Gargano non esiste. Per dire, del gruppo nostro era Mario Luciano Romito il capo, poi il suo posto l’ha preso Scirpoli. Quindi Pasquale Ricucci, Matteo Lombardi che erano alla testa, comandavano. Poi sotto c’era Piero La Torre ‘Pi Pi’. Aveva molti soprannomi questo. Poi stavano sempre fuori per fuori la famiglia D’Ercole, Leonardo e Michele. Questo era il gruppo. Poi c’era tutta la gente per fuori per fuori”.

In “Omnia Nostra”, maxi operazione antimafia di un anno fa che ha smantellato il clan è emerso tutto il potere dei boss, soprattutto i mattinatesi, capaci – secondo le carte del blitz – di ottenere soffiate da tale “Matteo”, membro della polizia che avrebbe avvertito Scirpoli e soci in caso di perquisizioni e arresti.

L’omicidio nella bruschetteria di Vieste 

Successivamente, il magistrato della Dda ha concentrato la sua attenzione su Vieste allo scopo di ricostruire l’agguato a Trotta. Si parte dal ruolo del boss Marco Raduano, riferimento del clan nella città del Pizzomunno, al vertice degli affari criminali dopo l’uccisione di Angelo Notarangelo. Stando al pentito, Raduano espresse l’intenzione di entrare nell’organizzazione criminale e per questo avrebbe avvicinato Pasquale Ricucci.

“Poi è successo l’omicidio di Trotta. Viene Scirpoli da me e dice. Io stavo in un b&b a Mattinata, dice: ‘Vai a Vieste che devono fare un lavoro’. ‘Che lavoro?’ ‘Vai là che poi parliamo’. Vado a Vieste all’agriturismo di Della Malva (il pentito Danilo Della Malva, sodale di Raduano, ndr) e viene Raduano, dice: ‘Tu devi stare qua stasera che devono venire due persone’, e sono rimasto qua. Ecco, ti metti a disposizione dell’associazione”.

E ancora: “Stavo latitante e sono dovuto andare io. Che poi è stato fatto l’omicidio il giorno dopo di Trotta io stavo là, ho tenuto io i killer con me la notte“.

Sempre secondo la ricostruzione di “Baffino”, l’agguato sarebbe stato organizzato per vendicare l’uccisione di Gianpiero Vescera, cognato di Raduano. Il pm Cardinali: “Chi è stato innanzitutto?”. Quitadamo: “Io conosco il nome di Angelo ‘Sanseverese’, c’ha una macchia sul braccio”. Il pentito farebbe riferimento ad Angelo Bonsanto, 31enne di San Severo vicino al clan foggiano Moretti alleato dei Lombardi.

In buona sostanza l’organizzazione criminale si sarebbe messa a disposizione dei viestani in una sorta di scambio di favori. “Gli fornivate anche la droga?”, il pentito: “No, no. La droga tutta da Cerignola veniva”.

Per il collaboratore di giustizia, fu Raduano ad ordinare l’omicidio, mentre Gianluigi Troiano detto “U’ Minorenn” (al momento latitante, ndr) avrebbe fornito ai killer le foto della vittima: “Lui mangiava tutti i giorni nel ristorante di Trotta. Quel giorno non poteva: ‘Allora, fatti preparare il mangiare, dì che tua moglie non sta bene, trova una scusa’, così ha fatto”.

“Allora, tornando indietro: una volta arrivati al b&b Raduano prende le foto e c’erano le foto di Omar Trotta a un matrimonio o battesimo. Angelo si prende la foto, la ritaglia, se la vede bene e la sera dice a me: ‘Buttala’, ma io bruciavo tutto, non solo quello, ho bruciato tutto”.

E l’altro killer? Quitadamo non lo conosceva ma nell’interrogatorio fa riferimento ad un foggiano vicino al clan Moretti-Pellegrino-Lanza. Mentre sulle armi ha specificato: “Mi mandano due pistole. Angelo vede queste due pistole e dice: ‘Che devo fare con questa 22? A me mi devi dare una 38 o una 357’. Io c’avevo la 38 Special addosso, mia. Ho detto: ‘Questo tengo, ma questa è la mia, non te la posso dare’. ‘No, no, se non mi dai la pistola…’ ho detto: ‘Non ci sono i colpi, cinque colpi stanno dentro’, ‘No, bastano’, ho detto io: ‘Ma che stai facendo?’. E gli ho dato la pistola mia, una 38 Special, quella che ha fatto l’omicidio ad Omar Trotta. Se andate a verificare è stato ammazzato con una 38“.

Ci sarebbe stato anche un sopralluogo la sera prima dell’agguato: “Mi dissero: ‘Dobbiamo andare a fare il sopralluogo a Vieste, andiamo dopo mezzanotte, così non c’è nessuno, vediamo la strada come è, come non è’. E sono andati”. Il giorno successivo, nonostante la presenza di turisti che ogni anno riempiono il centro storico di Vieste, due persone fecero irruzione nella bruschetteria uccidendo brutalmente Omar Trotta e ferendo lievemente Tommaso Tomaiuolo (ritenuto dagli inquirenti vicino al clan Li Bergolis-Miucci-Lombardone) che era in compagnia della vittima.

Al momento, per quell’agguato, gli inquirenti nutrono forti sospetti su Raduano, Della Malva, Bonsanto, Troiano e Quitadamo, tutti imputat in “Omnia Nostra”.

l’immediato