Esattamente un mese fa una colata di detriti ha travolto Casamicciola, sull’isola di Ischia, e con sé ha portato via tante vite umane. Gran parte dell’Italia, e non solo la Calabria – così definita da Giustino Fortunato -, è uno «sfasciume pendulo» nel Mediterraneo. Così, dopo il profluvio di dichiarazioni perlopiù di circostanza per quei fatti avvenuti nello stesso Comune nel quale Benedetto Croce ha visto scomparire sotto le macerie della casa di famiglia i suoi cari a causa di un terremoto, qualche esempio pugliesi ci aiuta a ‘leggere” meglio il terreno (pugliese) sul quale poggiamo i nostri piedi. Il promontorio del Gargano è un’isola biologica ed anche dal punto di vista geologico la sua storia è di distinzione. Circondato dal mare e racchiuso tra i fiumi Fortore e Candelaro, ha sempre rappresentato, nell’immaginario collettivo, un fortilizio calcareo. Eppure i suoi versanti non sono meno instabili di tanti altri nel Belpaese. Ne sa qualcosa Manfredonia, più volte allagata dalle acque che scendevano dai valloni. Lì ci sono stati interventi progettati in modo corretto da chi ne sapeva di sistemazioni montane idraulico-forestali ma realizzati in modo estremamente invasivo. Sul versante opposto, a nord del promontorio, la situazione è un po’ diversa. Le pendenze sono meno accentuate, la struttura geologica è più fragile e, pertanto, la sapienza contadina ha fatto in modo che l’agricoltura convivesse con questi suoli realizzando terrazzamenti a uliveti e agrumeti. In particolare nella zona tra Rodi Garganico e San Menaio. Proprio a Rodi Garganico, però, c’è un caso emblematico di come gli interventi di messa in sicurezza del territorio, dopo il sostanziale abbandono di quelle attività agricole in favore di un turismo estremamente impattante per l’ambiente, vadano talmente a rilento che ci si chiede se si aspetti accada una tragedia come quella di Casamicciola per porvi rimedio.
Il canale Petrara scende da monte sulla spiaggia immediatamente sotto la ferrovia del Gargano e sotto la statale. È un canale come tanti se non fosse che sulla sua foce tombata vi sono, appunto, infrastrutture di mobilità e subito sopra un albergo piazzato sull’asta del Petrara cementificata e utilizzata come parcheggio. Tant’è che il commissario di governo per la mitigazione del rischio idrogeologico, dopo le fortissime e dannose piogge del 2014 ha fatto elaborare un progetto per la sua sistemazione. Un intervento in realtà di spesa relativamente bassa – poco più di 2 milioni di euro per i 250 metri di lunghezza – avviato ad inizio 2018.
Dopo quasi cinque anni, l’intervento non è stato ancora realizzato nonostante abbia acquisito autorizzazioni e valutazioni ambientali. Anzi, il procedimento di Via (Valutazione d’impatto ambientale) è stato anche relativamente breve, circa un anno e mezzo. E poiché la prossima estate i lavori non potranno essere realizzati proprio per la presenza di turisti a mare, la cantie-rizzazione appare ancora lontana nel tempo. E il canale Petrara potrebbe ancora fare danni rilevanti perché è stato violentato da mano pubblica e da mano privata. L’ennesima minaccia al terreno sul quale poggiamo i nostri piedi.
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