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INCHIESTA “OMNIA NOSTRA”: UN UNICO PROCESSO PER DUE OMICIDI. 50 GLI IMPUTATI

Accolta la richiesta della Direzione distrettuale antimafia, i tre giudici della sezione collegiale del Tribunale di Foggia hanno ordinato di riunire i due tronconi dell’inchiesta «Omnia nostra» sulla mafia garganica in un unico processo da celebrare dal prossimo 3 marzo in corte d’assise e che vedrà alla sbarra 26 imputati: i 2 per i quali già pendeva il processo in assise, e i 24 che furono inizialmente rinviati a giudizio davanti alla sezione collegiale.

Il blitz dei carabinieri denominato «Omnia nostra» del 7 dicembre 2021 fu contrassegnato da 32 arresti; la Dda al termine delle indagini chiese il rinvio a giudizio di 45 imputati tra cui 5 pentiti e quasi tutti garganici, accusati a vario titolo di 57 imputazioni: mafia; 2 omicidi; 1 tentato omicidio; 13 estorsioni e tentativi di estorsione; 11 accuse di spaccio; 10 di possesso illegale di armi, anche da guerra; favoreggiamento della latitanza di 3 ex ricercati; ricettazione di gioielli; autoriciclaggio; truffa all’Inps dei falsi braccianti per riscuotere indebitamente il sussidio di disoccupazione; intralcio alla Giustizia; violenza privata. Il gup di Bari il 25 novembre scorso al termine dell’udienza preliminare aveva diviso il maxi-processo in tre tronconi: giudizio abbreviato davanti allo stesso gup per 19 persone; processo con rito ordinario davanti alla sezione collegiale del Tribunale di Foggia per 24; e in corte d’assise per 2 imputati di omicidio (imputati e imputazioni li pubblichiamo a fianco).

Il 26 gennaio nella prima udienza del processo in tribunale il pm della Dda Luciana Silvestris aveva chiesto ai giudici di «spogliarsi» del processo ai 24 garganici, e di trasferirlo alla corte d’assise in modo da riunirlo ai 2 coimputati accusati dell’omicidio di Omar Trotta, assassinato il 27 luglio a Vieste nel suo ristorante sotto gli occhi della moglie e della figlioletta di pochi mesi, nell’ambito della guerra tra il clan Raduano e il gruppo Perna/Iannoli al quale veniva ritenuta vicina la vittima. C’è connessione tra i due procedimenti pendenti davanti a giudici differenti – è la tesi della Dda ora accolta dal Tribunale – in quanto l’omicidio Trotta fu commesso anche per rafforzare l’associazione mafiosa, di cui rispondono 13 dei 24 imputati del processo in Tribunale. I difensori replicano, citando anche sentenze della Corte di Cassazione su casi analoghi, che non c’è connessione perché agli imputati dei due tronconi processuali vengono contestati reati differenti, per cui bene aveva fatto il gup del Tribunale di Bari a separare i due processi.

L’inchiesta «Omnia nostra» riguarda presunti affiliati al clan Lombardi/Ricucci/La Torre (già denominato gruppo Romito) che opera tra Manfredonia, Macchia, Monte Sant’Angelo e Mattinata e gli alleati della batteria Raduano di Vieste. Al centro del processo «Omnia nostra» ci sono i due omicidi (oltre a Trotta c’è anche quello di Giuseppe Silvestri del 21 marzo 2017 a Monte Sant’Angelo); e il tentato omicidio del 18 febbraio 2018 a Manfredonia ai danni di Giovanni Caterino (condannato all’ergastolo in primo e secondo grado quale presunto basista della strage con 4 morti del 9 agosto 2017 nelle campagne di San Marco in Lamis organizzata dal clan Libergolis, in cui l’obiettivo dei killer era il capo clan manfredoniano Mario Luciano Romito). I tre agguati sono collegati alla guerra tra il clan Lombardi/Ricucci/Lombardi e gli ex alleati della famiglia Libergolis di Monte Sant’Angelo.