Una fuga rocambolesca ma studiata nei minimi dettagli. Ma c’è di più. A quanto pare Marco Raduano, uno dei boss della criminalità organizzata garganica, aveva le chiavi per uscire dal reparto di massima sicurezza. È quanto sta emergendo dalle indagini sull’evasione dal carcere di Nuoro del detenuto pugliese di 39 anni, che scontava la sua pena a 19 anni di reclusione, è stato abile a sfruttare l’occasione. Ha probabilmente tenuto d’occhio i turni di guardia, ha capito quali erano le falle del sistema – «dovute a gravi carenze di organico», accusano i sindacati – e ha agito. Forse aiutato da qualcuno all’esterno, è riuscito ad allontanarsi alla svelta da Badu ‘e Carros in due ore di «buco» prima che la sorveglianza si accorgesse della sua assenza. Tra i particolari emersi nella ricostruzione della fuga, il fatto che il boss sia riuscito a procurarsi la chiave per uscire dal reparto di Alta Sicurezza del carcere nuorese di Badu ‘e Carros e arrivare al muro di cinta, calarsi di sotto con diverse lenzuola annodate e fuggire indisturbato. Sapeva dove erano custodite le chiavi del portone blindato e ha avuto il tempo di provarne una prima di trovare quella giusta.
Ora è caccia all’uomo in tutto il Nuorese, ma i controlli sono stati intensificati anche nei porti e negli aeroporti della Sardegna. Oggi è stato convocato dal prefetto di Nuoro, Giancarlo Dionisi, il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica con tutti i vertici delle forze di polizia, mentre sull’evasione sono state aperte due inchieste, una della procura di Nuoro, l’altra del ministero. Ma indagini sono in corso anche in Puglia. La Direzione distrettuale antimafia di Bari, che indaga sulla mafia foggiana, ha avviato accertamenti per fare luce su possibili complicità partite dalla Puglia. E nella zona del Gargano, la roccaforte del clan capeggiato da Raduano, al vertice degli scissionisti della criminalità organizzata di Vieste, sono stati istituiti posti di blocco e sono state avviate battute di ricerca. Proprio i tratti maggiormente impervi del Gargano vengono spesso utilizzati come rifugio per i latitanti.