Non hanno risposto all’appello in quanto… giustificati dal fatto d’essere latitanti il capo clan viestano Marco Raduano e il suo braccio destro Gianluigi Troiano, imputati con altri 19 garganici nel processo di secondo grado “Neve di marzo”, iniziato ieri davanti ai giudici della terza sezione penale della Corte d’appello di Bari e subito rinviato a aprile per un difetto di notifica a uno degli accusati e per la mancata traduzione in aula di un detenuto. In attesa di giudizio ci sono 19 viestani e altri 2 garganici accusati a vario titolo di 235 capi d’imputazione: traffico di droga aggravato dalla mafiosità per i metodi utilizzati contrassegnati dalle minacce rivolte agli spacciatori che non si rifornivano dal clan Raduano; oltre 220 singoli episodi di spaccio di cocaina essenzialmente; 5 contestazioni di porto e detenzione illegale di armi; ricettazione e incendio d’auto; e il furto di olio, latte e un trapano per un valore di limila euro in un noto hotel di Vieste: i fatti contestati vanno dal 2017 al 2018.
In primo grado il gup del Tribunale di Bari il 19 ottobre 2021, al termine del giudizio abbreviato che comportò lo sconto di un terzo della pena, assolse un imputato e ne condannò 22 a oltre 121 anni di carcere. Contro quel verdetto c’è stato l’appello dei condannati e della Dda: dai 23 imputati del giudizio di primo grado si è arrivati ai 21 garganici (un assolto e 20 condannati a complessivi 117 anni e 3 mesi) attualmente in attesa di giudizio. Tra loro ci sono anche i due principali wanted del Gargano: il boss Marco Raduano, il cui clan è coinvolto nella sanguinosa guerra di mafia garganica, evaso il pomeriggio del 24 febbraio scorso dal carcere di Nuoro, dove scontava 19 anni per traffico di droga aggravato dalla mafiosità e armi e attualmente in attesa di giudizio anche nel maxi-processo “Omnia nostra” in cui risponde di associazione mafiosa, 2 omicidi e un tentato omicidio; e Gianluigi Troiano, evaso 111 dicembre 2021 dagli arresti domiciliari a Campomarino dove scontava 9 anni e 2 mesi per traffico di droga aggravato dalla mafiosità, a sua volta imputato di un omicidio in “Omnia nostra”. Tra i 21 imputati in attesa di giudizio ci sono anche i pentiti Danilo Della Malva, Giovanni Surano e Orazio Lucio Coda.
Operazione in due atti quella di Dda e carabinieri del nucleo investigativo denominata “Neve di marzo”, dal riferimento ai traffici di cocaina (neve in gergo). Il 7 agosto 2018 i carabinieri eseguirono 4 decreti di fermo a Vieste, nei confronti tra gli altri di Raduano e Gianluigi Troiano condannati a 19 anni e 9 anni e 2 mesi con sentenza diventata definitiva lo scorso 30 gennaio. Il secondo atto dell’operazione antidroga è datato 23 ottobre 2019 quando furono eseguite 15 ordinanze cautelari firmate dal gip di Bari su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. I pm al termine delle indagini il 30 luglio 2020 chiesero il rinvio a giudizio di 27 imputati, 23 dei quali scelsero il giudizio abbreviato. In questa franche del processo “Neve di marzo” Raduano risponde di possesso d’armi, furto nell’hotel e ricettazione d’auto con condanna in primo grado a 3 anni e 4 mesi e assoluzione da un’imputazione di detenzione di marijuana; Troiano è stato invece condannato in primo grado a 16 mesi per ricettazione d’auto, con assoluzione a sua volta dalla detenzione di marijuana.