Contrordine: la corte d’assise non condivide la decisione dei tre giudici della sezione collegiale e dice “no” alla riunione in un unico processo ai 26 imputati della tranche foggiana dell’inchiesta “Omnia nostra”, che era stata chiesta dai pm della Dda per connessione tra i reati; per altri 19 imputati si sta celebrando il giudizio abbreviato davanti al gup di Bari. Tradotto in soldoni significa che la corte d’assise processerà i due imputati – Angelo Bonsanto di Lesina e il latitante Gianluigi Troiano – accusati di concorso nell’omicidio di Omar Trotta assassinato nel suo ristorante di Vieste il 27 luglio 2017; mentre gli altri 24 garganici imputati a vario titolo di mafia, tentato omicidio, droga, estorsioni, armi e altri reati torneranno a essere processati dal 30 marzo dal collegio B del Tribunale dauno che il 27 gennaio aveva inviato gli atti alla corte d’assise perché si pronunciasse sulla riunione dei due procedimenti.
L’inchiesta “Omnia nostra” di Dda e carabinieri, sfociata nel blitz del 7 dicembre 2021 con 32 arresti, riguarda soprattutto presunti affiliati del clan Lombardi/Ricucci/La Torre (ex gruppo Romito) e alleati del clan Raduano di Vieste, in guerra
Alla sbarra Angelo Bonsanto di Lesina e il latitante Gianluigi Troiano con i rivali della famiglia Libergolis. Il processo ai 45 imputati si divise in tre tronconi nel novembre scorso al termine dell’udienza preliminare davanti al gup di Bari: 19 garganici scelsero il rito abbreviato davanti allo stesso gup che emetterà la sentenza entro l’estate; 2 imputati furono rinviati a giudizio in corte d’assise a Foggia; e i restanti 24 furono pure rinviati a giudizio ma davanti ai tre giudici togati del collegio “B” del Tribunale dauno. La sezione collegiale il 27 gennaio scorso condivise la richiesta della Dda sulla riunione del processo a quello ai due imputati di omicidio, e trasmise gli atti alla Córte d’assise cui spettava la decisione finale. Secondo la Dda i reati contestati nei due procedimenti sono collegati: l’omicidio Trotta di cui sono accusati Bonsanto e Troiano fu commesso per rafforzare l’associazione mafiosa di cui rispondono alcuni dei 24 imputati, tant’è che a Bonsanto e Troiano viene contestata raggravante della mafiosità sia per il metodo mafioso utilizzato sia per aver ucciso per agevolare il clan Raduano alleato del gruppo Lombardi/Ricucci/La Torre. La corte d’assise di Foggia (2 giudici togati e 6 popolari) ha condiviso la tesi dei difensori che si opponevano alla riunione dei processi e detto “no” a celebrare un unico processo: non c’è nesso teleologico tra i reati contestati; Bonsanto e Troiano non rispondono di mafia, ma “solo” di omicidio, quindi unicamente loro due devono essere processati in Assise; gli altri 24 dovranno essere giudicati dalla sezione collegiale.
Il processo in corte d’assise è quindi proseguito ai due solo presunti assassini con la richiesta di ammissione delle prove: la Dda ha indicato 22 testi tra investigatori che condussero le indagini, 6 pentiti e testimoni; l’avv. Salvatore Vescera per Troiano ha chiesto l’ammissione di 13 testi; e l’avv. Luigi Marinelli per Bonsanto di 23 testimoni. Si toma in Assise il 24 marzo quando la corte deciderà quali testimoni ammettere e affiderà l’incarico a un perito fonico per trascrivere le intercettazioni indicate dalla Dda tra gli elementi di prova. I due imputati sono a piede libero per l’omicidio Trotta, ma Bonsanto è detenuto per altre vicende, mentre Troiano è latitante dall’11 dicembre 2021 quando evase dagli arresti domiciliari a Campomarino dov’era detenuto perché condannato a 9 anni e 2 mesi per traffico di droga, insieme al suo capoclan Marco Raduano (uno dei 19 imputati del giudizio abbreviato) evaso il 24 febbraio scorso dal carcere di Nuoro dove scontava 19 anni per traffico di armi.