Per le imprese balneari italiane, e quindi anche per quelle del Gargano, questi sono i giorni dell’attesa fremente, in cui le speranze di sopravvivenza sono salite su una sorta di toboga acquatico mentale, in vista del sospirato pronunciamento della Corte di Giustizia Europea, a proposito della proroga delle concessioni delle aree demaniali del Paese.
La data fissata sul calendario di tutti gli operatori è quella del 20 aprile prossimo quando è prevista l’udienza sul tema, ma nel frattempo il settore sta cominciando a prepararsi da un lato per l’ormai imminente stagione estiva (c’è chi pensa di aprire addirittura per Pasqua, soprattutto al centro-nord) con il timore non trascurabile che potrebbe essere anche l’ultima, e dall’altra le attività di carattere politico e sindacale in queste settimane si sono alzate di livello e di intensità.
A livello regionale, la situazione è in fermento, e non a caso proprio venerdì prossimo a Bari si terrà un incontro tra i rappresentanti della categoria e gli esponenti della giunta di Michele Emiliano, a partire dal suo vice Raffaele Piemontese.
“Ci aspettiamo soprattutto ascolto e vicinanza”, preannuncia Michele Giarrusso, titolare del lido La Bussola a Vieste e presidente provinciale per conto di Confcommercio del Sindacati Italiano Balneari, “ma sarà occasione per presentare anche nostre proposte concrete. Tuttavia in questo momento non possiamo fare altro che aspettare, perché siamo in una fase in cui non abbiamo una vera e propria legislazione di riferimento. Certamente ci stiamo già preparando per i mesi di maggior lavoro e impegno, ma è chiaro che tutto il resto è da definire con certezza, confidando in bene per il nostro settore che svolge un ruolo importante sul territorio”.
Nell’occasione, Giarrusso torna a “difendere” anche gli imprenditori ai quali viene evidenziato come le somme versate per il canone demaniale siano irrisorie rispetto ai valori di mercato di altri suoli e in relazione ai fatturati prodotti.
“E’ semplicistico considerare solo quel valore”, aggiunge, “perché oltre al pagamento delle somme allo Stato noi abbiamo anche dei costi su servizi che non vanno direttamente a nostro beneficio. Uno su tutti il personale e, ancora più specificamente, per esempio, l’impiego di un bagnino che non aumenta gli incassi ma viene piuttosto messo a disposizione della clientela. Senza contare le difficoltà che già riscontriamo a reperire lavoratori, ancora di più sul Gargano dove dobbiamo ricorrere solo a gente residente, perché dalle zone interne è già più difficile raggiungere la costa per i pendolari. Solo in questa parte della Puglia siamo circa 200 imprese, con un conseguente numero considerevole di occupati”.
Sulla questione, si era già espresso giorni fa il presidente nazionale del Sib, Antonio Capacchione: “La questione balneare è estremamente delicata soprattutto perché riguarda un modello composto da una molteplicità di servizi peculiari del nostro Paese, costruito in oltre un secolo da migliaia di famiglie di onesti lavoratori che, oggi, rischiano di perdere sia il lavoro che l’azienda. L’intervento normativo sul demanio marittimo, per essere proficuo e non dannoso, presuppone la conoscenza corretta della balneazione attrezzata italiana nelle sue effettive dimensioni e concrete caratteristiche. Si tratta, infatti, di un settore perfettamente funzionante e di successo dovuto alla professionalità degli operatori e, soprattutto, alla sua caratteristica di gestione prevalentemente familiare. Le concessioni demaniali marittime ad uso tunstico-ricreativo costituiscono, quasi esclusivamente, un’occasione di lavoro piuttosto che un investimento di capitali. E’ quindi opportuno continuare a privilegiare, in questo settore, non l’investimento di finanza, quanto piuttosto quello del lavoro diretto del concessionario, sia per evitare un eccessivo carico edilizio sulla costa con anche gravi lesioni ambientali, sia perché la gestione familiare delle aziende balneari si presenta più efficiente e gradita dai clienti rispetto a una diversa omologata e impersonale”.
Due giorni fa si è aggiunta anche la presa di posizione di Federbalneari che si è rivolta direttamente al Governo Meloni, esprimendo “preoccupazione per la situazione di stallo della riforma sulle concessioni che dovrebbe seguire l’iter del decreto Milleproroghe dove, tra l’altro, si stabiliva la necessità di aprire un tavolo interministeriale a Palazzo Chigi in tempi rapidi, vista l’urgenza della situazione, anche per conoscere il percorso per la mappatura dei beni pubblici in concessione”. La dichiarazione è del presidente Marco Maurelli, il quale ha invocato la “necessità che tutte le parti interessate dal decreto siedano quanto prima intorno a un tavolo per avviare il previsto iter di riforma, evitando di mettere a rischio il futuro del settore, e che siano le sentenze, e non le leggi, a riorganizzare il comparto che vive in regime di quattro proroghe ormai da tredici anni, immaginando invece un percorso che dia continuità”.
l’attacco