L’uso di forme sceniche di varia natura in occasione della Settimana Santa, deve essere fatto risalire con buona probabilità al XII sec. quando le Confraternite cominciarono a essere attive sulla scena pubblica, in concomitanza con i cerimoniali della Pasqua e in altre occasioni liturgiche.
Per quanto riguarda Vico del Gargano non è stata rinvenuta alcuna documentazione storica inerente le devozioni della Settimana Santa, con la Processione delle Addolorate e del Cristo morto.
Siamo in possesso di una documentazione letteraria del Settenario dell’Addolorata composto dagli Accademici Viciensi nell’anno 1760. Sono gli accademici della Società degli Eccitati Viciensi ad accogliere universalmente, la Beata Vergine Maria dei Sette Dolori come protettrice del loro sodalizio, istituito nel 1759, e scelgono come luogo delle loro adunanze, la chiesa del Purgatorio, sede ancora oggi della confraternita dell’Orazione e Morte.
Furono i Servi di Maria e altri ordini religiosi impegnati nelle missioni popolari a diffondere, attraverso la loro opera, il Settenario dell’Addolorata.
Qui a Vico la tradizione della Settena, rappresenta un momento della pietà popolare, che segna il preludio alla Settima Santa.
Tutto il tempo di Quaresima richiede l’impegno delle Confraternite: un tempo di preparazione di fede e devozione, che si riflette anche nelle famiglie dei sodali.
Se i confratelli curano gli aspetti dei canti della tradizione e l’idea scenografica degli altari della Reposizione, -I Sepolcri – le famiglie sono attive nella preparazione del grano per i sepolcri, nella cura degli abiti confraternali dei mariti e dei figli e ancor più alcune nella cura della veste luttuosa delle Addolorate, la cui vestizione è un vero rito riservato.
L’entrata nel vivo della Settimana maggiore è segnato dalla Domenica delle Palme: poi un susseguire di attività nella realizzazione delle scenografie, suggestive, attraverso le quali portare alla commozione del cuore i fedeli nelle Statio durante il loro pellegrinaggio notturno.
Nella sera del mercoledì già si odono i Salmi dell’Uffizio intonati responsorialmente dai cori confraternali e al termine, il solenne Miserere a due voci.
Alla Messa in Coena Domini di giovedì ha inizio il Triduo Pasquale, e per Vico del Gargano e le sue cinque Confraternite, questo è il giorno più lungo dell’anno. Il Pianto della Madonna presso la Chiesa Madre è la prima tappa di meditazione sui dolori di Maria, alla quale farà seguito la successiva presso la chiesa del Purgatorio dove i fedeli potranno partecipare all’Agonia – Le sette parole di Gesù sulla Croce -.
Un toccante pomeriggio di adorazione della reliquia della Santa Croce, il tutto realizzato in un quadro scenografico, dove sono collocati un grande Crocifisso con ai piedi la statua dell’Addolorata.
Gli accompagnamenti musicali in sottofondo alle meditazioni del predicatore cappuccino, si fanno ascendere al maestro Raffaele Buonomo.
Ritornando ad una visione d’insieme, dalla sera del Giovedì Santo – con la recita dell’Uffizio delle Tenebre – al crepuscolo della sera di Venerdì – con l’Evviva la Croce -; si assiste ad un brulicare di confratelli, fedeli e turisti attratti dal richiamo di questa antica tradizione di fede e religiosità popolare.
La Processione del Venerdì Santo rappresenta il punto di unione spirituale, ma al tempo stesso di competizione tra le confraternite. L’elemento del canto rappresenta, la vera specificità di questo rituale Vicano e lo caratterizza fortemente anche rispetto ad altri cerimoniali del Venerdì Santo di area centro-meridionale che insistono maggiormente su altre modalità di espressione della rappresentazione sacra.
Le processioni delle Madonne, prendono avvio di buon mattino e ogni confraternita visita devozionalmente i Santi Sepolcri, accompagnandosi lungo il tragitto con il canto del Miserere.
Il cammino collettivo, animato dal canto, dai simboli della passione, ma anche la sopportazione delle condizioni climatiche a volte inclementi, che spesso fanno da cornice alla celebrazione di questa giornata, sono tutti aspetti che caratterizzano un pellegrinaggio.
La grande Processione con il Cristo morto e l’Addolorata, prende avvio al crepuscolo – al termine dell’Agonia che si tiene nella chiesa del Purgatorio -. Il Cristo morto della confraternita dei Cinturati di sant’Agostino e santa Monica raggiunge la Chiesa Madre luogo dove si trova la statua della Madre di Gesù in abito di lutto.
Qui convergono tutte le cinque confraternite, si compone il lungo corteo e il canto può avere inizio. Nelle prime ombre della sera, i cori accompagnano con la salmodia del Miserere il simulacro del Cristo morto e dell’Addolorata al luogo simbolico del Calvario, situato sulla collina del Carmine in un clima carico di suggestione e di pathos.
Giunti al Calvario la visita alle cinque croci – poste simbolicamente a rappresentare le piaghe di nostro Signore – si svolge nel silenzio con la preghiera intonata dal sacerdote al quale risponde il popolo: alla quinta croce, terminata l’orazione, si assiste a un’esplosione di voci che intonano all’unisono i versetti del canto Evviva la Croce.
La mestizia che ha caratterizzato tutta la giornata, a un tratto sembra scomparire, domina un sentimento di gioia. Non più un corteo funebre dove a fronte dell’umana fragilità s’invoca pietà e perdono per il peccato, bensì l’esultanza per il sacrificio della Croce attraverso il quale Cristo ha sconfitto la morte e l’uomo rinnovato torna a vivere nella grazia. Il canto, intonato dalle confraternite e dal popolo, accompagna il corteo fino ai piedi del castello, dove si dividerà per accompagnare il Cristo morto nella chiesa di San Giuseppe e Maria in Chiesa Madre.
Il testo del Miserere, che caratterizza così fortemente questo giorno a Vico del Gargano, si connette in modo potente a un contesto penitenziale. Coloro che lo cantano manifestano il desiderio di volersi associare – almeno per un giorno – alla Passione e di portare insieme a Cristo la Croce.
fuoriporta.info