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CASA SOLLIEVO E’ IN CRISI DI SOLDI, SI PENSA AD UNA RACCOLTA FONDI IN NOME DI SAN PIO

È POSSIBILE CHE PRESTO CO­MINCI A PUNTARE ANCHE SUI PAZIENTI PA­GANTI: CHISSÀ COSA NE DIREBBE IL SANTO CON LE STIMMATE

La situazione economico-finanziaria di Casa Sollievo della Sofferen­za è definita molto grave. E per provare a far fronte a una seria crisi di liquidità, l’ospedale ecclesiastico di San Giovanni Rotondo è costretto a invocare l’interven­to del fondatore: con debiti verso fornitori che (nel 2020, oggi la cifra è più alta) ammontano a 82 milioni di euro, il di­rettore generale reggente Gino Gumirato chiama in causa direttamente il frate con le stimmate. E propone di utilizzare la sua immagine per una campagna di fund-raising tra i fedeli.

L’idea è stata messa nero su bianco nel piano strategico triennale che il manager veneto ha fatto approvare nel cda del 21 marzo. Tra le soluzioni individuate per ridurre l’esposizione finanziaria dell’en­te ecclesiastico c’è anche la «costituzione di una charity di diritto Usa» per raccogliere fondi. 0 attraverso una «cam­pagna straordinaria mondiale di fund raising», oppure con un «prestito obbliga­zionario» da rimborsare a 15 anni. L’ope­razione «charity», in base al previsionale, dovrebbe servire a reperire circa 2,5 mi­lioni di euro a partire dal 2025. Soldi da utilizzare nell’ambito di un piano più am­pio per la riduzione della debitoria, in cui rientra anche il «percorso di mobilita­zione dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio», in vista dei 70 anni dalla fondazione dell’ospedale che ricorrono nel 2026.

Casa Sollievo, ospedale del Vaticano, è uno dei fiori all’occhiello della sanità pu­gliese, uno dei pochi centri attrattivi an­che da altre regioni. Ma lo spaccato fornito nel piano conferma una situazione di crisi: dal 2018 al 2022 i ricoveri si sono ridotti del 25% (i day hospital del 50%), l’attività ambulatoriale (a parità di fat­turato) è calata del 19% con un incre­mento delle prestazioni in day Service. Il risultato è che il conto economico 2022 si è chiuso con perdite per 23 milioni, e anche l’ultimo bilancio pre-Covid (quello del 2019) segnalava una gestione operativa in rosso per 27 milioni che è andata in attivo solo grazie a partite straordinarie (leg­gasi: soldi della Regione) per 39 milioni di euro. Dal 2004 al 2022 i bilanci si sono chiusi sempre in perdita, tranne i quattro anni in cui sono state registrate poste straordinarie. E il valore della produzio­ne non è strutturalmente sufficiente a coprire i costi.

La situazione è insomma complicata, anche perché appaiono in crisi tutte le attività della Fondazione (da quelle ditoriali, alla Casa per gli esercizi spirituali, alla residenza per anziani): persino la ge­stione di offerte e lasciti, che negli anni ha costruito un vero e proprio tesoro, ha visto nel 2019 una perdita di 656mila euro. E non è escluso che si arrivi alla vendita del patrimonio immobiliare della Fon­dazione o anche delle attività no-core: il Cenacolo e le due aziende agricole.

La ricetta per il salvataggio, che mira al pareggio operativo nel 2024, appare com­plessa e non sembra escludere il ricorso a un concordato preventivo, sul modello dell’operazione fatta alcuni anni fa dal Miulli di Acquaviva. Ma intanto ci sarà un taglio dei posti letto (che scenderanno a 585), il blocco del turn-over, la riduzione delle spese per servizi e farmaceutica, il taglio delle degenze e dei contratti di as­sicurazione su cui ci sono state tante po­lemiche. E si ipotizza una «riattualizzazione» della mission originaria dell’ospe­dale, con il potenziamento delle cure di eccellenza e l’abbandono di tutte le altre. È possibile che presto Casa Sollievo co­minci a puntare anche sui pazienti pa­ganti: chissà cosa ne direbbe il santo con le stimmate.