Menu Chiudi

TORNA L’ALLARME BRUCELLOSI. UNA TASK FORCE SUL GARGANO. LA REGIONE HA ISTITUITO UNA “ZONA ROSSA” IN 7 COMUNI

Ci sono focolai attivi in una trentina di aziende sparse tra sette Comuni del Gargano. La si­tuazione è sotto controllo perché dal 2022 non si registrano casi di contagio umano, ma la brucellosi bovina e bufalina continua a fla­gellare la provincia di Foggia. Ieri la Asl ha costituito la task force che – sulla base di urna ordinanza della Regione firmata a gennaio – dovrà attuare le misure di sorveglianza attiva sul territorio di Apricena, Cagnano Varano, Lesina, Mattina­ta, Monte Sant’Angelo, Rignano Garganico, San Nicandro Garganico, San Marco in Lamis e San Giovanni Ro­tondo. L’obiettivo è man­tenere l’epidemia sotto con­trollo.

La brucellosi è urna ma­lattia batterica che colpisce negli allevamenti, quasi to­talmente è radicata in Ita­lia. Ne restano alcune sac­che nelle regioni del Sud, e in particolare nel Foggiano dove la lotta va avanti da ormai sessant’anni: vengo­no effettuati controlli pe­riodici sul bestiame, con l’obbligo di abbattere i capi infetti. Ma le misure straor­dinarie finora messe in campo, og­getto anche dell’ordinanza regio­nale di gennaio, non hanno con­sentito di arrivare al traguardo. Il coordinamento è in mano alla ta­sk-force della Asl di Foggia: tutti gli stabilimenti del territorio interes­sato dovranno essere controllati al­meno due volte Fanno, prima dell’invio ai macelli. In caso di positività, gli allevamenti vengono messi in quarantena per i suc­cessivi controlli e scattano le ana­lisi epidemiologiche in collabora­zione con l’Istituto zooprofi­lattico di Puglia e Basilicata. I Co­muni, dal canto loro, devono vietare l’utilizzo dei pascoli e delle fonti d’acqua dichiarate infette, che sono spesso causa principale dei contagi. La task force della Asl di Foggia, costituita da veterinari e tecnici della prevenzione, dovrà riferire al dipartimento Salute della Regione. Il problema della sorveglianza della malattia è particolarmente sensibile. Non sempre, infatti, gli allevatori notificano tempestiva­mente le infezioni ai servizi ve­terinari della Asl. Il ritardo può causare gravi conseguenze sul fronte della lotta al batterio, per­ché l’intervento di messa in qua­rantena (con il sequestro dei capi interessati) deve essere quanto possibile rapido. L’effetto dell’epi­demia è infatti rilevante sul tes­suto economico, perché causa gra­vi perdite alle aziende agricole già alle prese con la crisi.

La malattia da brucellosi da sin­tomi vari, simili a quelli dell’in­fluenza (febbre, mal di testa, mal di schiena e debolezza), ma in alcuni casi le infezioni possono arrivare al sistema nervoso centrale con effetti cronici (febbre ricorrente, affaticamento, dolori alle artico­lazioni). Il batterio è presente pure nel latte degli animali malati, ma viene distrutto dalla pastorizzazione. È possibile il contagio umano (per questo si consiglia di non consumare prodotti non pastoriz­zati, oltre all’uso dei guanti per chi lavora a contatto con gli animali). È invece rarissimo il passaggio dell’infezione da uomo a uomo: ecco perché l’eradicazione del bat­terio tra gli animali consentirebbe anche di eliminare i rischi uma­ni.

Secondo il bollettino epidemio­logico veterinario, nel 2022 in Pu­glia sono stati registrati in totale 45 focolai di brucellosi, tutti in pro­vincia di Foggia: di questi, 19 sono stati confermati. In totale il numero di capi malati registrati lo scorso anno si aggira sulle 8mila unità, la gran parte delle quale (5.446) è relativa ai bufali: quasi un quarto della popolazione censita lo scorso anno è risultata positiva al batterio. Più bassa l’incidenza dell’infezione su bovini, ovini, ca­pre e suini. Sono numeri in linea con quelli degli ultimi anni, ma che non consentono – anche sulla base delle indicazioni ministeriali – di considerare cessata l’emer­genza, per quanto tutto il resto della Puglia sia stato ormai di­chiarato territorio indenne. I dati ufficiali relativi ai primi tre mesi del 2023 non sono ancora dispo­nibili: dovranno essere elaborati dalla task force per valutare il decorso della malattia.