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FOGGIA – EREDITA 480 MILIONI DI VECCHIE LIRE MA LA BANCA NON VUOLE CONVERTIRLE IN EURO

DUE LEGALI SI OCCUPANO DELLA VICENDA: «ABBIAMO NOTIFICATO UNA DIFFIDA A BANKITALIA» —–

Ereditare 480 milioni di vecchie lire senza poterseli godere. È il paradosso della storia che vede coinvolta una pen­sionata foggiana di 85 anni, Ada Ingrosso, unica erede dell’ingente somma contenuta in una cassetta di sicurezza della filiale di Parma di Intesa San Paolo appartenuta allo zio celibe e senza figli, somma che la banca d’Italia si rifiuta di convertire all’euro. Il caso non è nuovo, ma la signora si è affidata a un o studio legale specializzato che ritiene vi siano spiragli nella legge che obbliga la Banca d’Italia a non cambiare più lire in euro, trascorsi ormai abbondantemente dieci anni (2002) dall’ingresso della nuova divisa.

«Anche se attualmente in Italia esiste una prescrizione ordinaria decennale per l’eser­cizio dei diritti di credito (come sostiene Bankitalia) – affermano le avvocatesse Elena Caparello e Patrizia De Paola del Foro di Roma che si occupano, a livello nazionale ed internazionale della conversione lire/euro – la stessa prescrizione non esiste in tutti gli altri Paesi della Comunità europea dove è ancora possibile “cambiare” in euro l’ex moneta nazionale. È vero – aggiungono – è che il termine iniziale dei dieci anni decorre da quando il soggetto può far valere il proprio diritto (art. 2935 c.c.), quindi nel caso di specie dalla data di ritrovamento delle ban­conote, ritrovamento che risale a poco tempo fa».

La battaglia legale è appena cominciata, assicurano le due avvocatesse . «Una diffida formale è già stata notificata alla Banca d’Italia, qualora dovesse continuare questo atteggiamento di chiusura nei con­fronti della signora detentrice di una somma così ragguardevole senza poterla utilizzare, faremo ricorso alla magistratura».

Alla vicenda in realtà prestano attenzione decine di italiani con in tasca denaro della vecchia lire senza poterlo riconvertire. «In Italia sono tantissime le persone che a di­stanza di anni ritrovano vecchie lire – af­fermano Caparello e De Paola – stiamo par­lando di un vero e proprio tesoro sommerso. Ci sono state varie normative che hanno provato a disciplinare la questione, sta di fatto che la materia non è ancora ben definita e peraltro confligge con le regole dell’Unione europea in cui il nostro paese è perfettamente incardinato. Dunque non si capisce perchè l’Italia debba essere l’unico paese ad ap­plicare con i suoi cittadini una norma così restrittiva e penalizzante. L’articolo 2935 del Codice civile parla chiaro: per la signora foggiana gli anni di prescrizione scadranno tra un bel po’. Nè si può parlare di non­curanza nel suo caso: se i soldi li avesse tenuti nel cassetto per tanto tempo, allora giusto applicare la prescrizione. Ma non ci sembra questo il caso».

gazzettamezzogiorno