E’ uno strano linguaggio questo del 1° Maggio vichese 2023; lontano dai Sindacati di lotta, dagli Uomini di lotta, dalle bandiere in piazza. Lascia nell’aria mille domande, qualche ferita e molti vuoti alla vita del paese. Si sente che manca qualcosa. Per una di quelle strane coincidenze astrali, dove entrano in gioco fattori chiari (poco) e oscuri (tanti), controllabili e incontrollabili, una schiera di fanti e di santi, di uomini e paraculi, di pantaloni pieni di nuvole, senza scomodare Sciascia e il don Mariano e cercando di dimenticare per un giorno l’Analfabeta di Brecht o altri, questa festa e questa campagna elettorale per il Sindaco e il Consiglio comunale, si trasforma semplicemente in un passaggio di consegna fra l’uscente Michele Sementino e l’entrante Raffaele Sciscio. La mancanza di un confronto serio che facesse emergere un’altra Vico, un altro destino per il paese dell’amore (almeno così si dice), consegna alla cronaca un deserto politico, un vuoto culturale in senso ampio, drammatico. L’interesse generale, la vita di una comunità, il fare squadra, il remare nella direzione che ti è stato affidato è scomparso da ogni agenda, persino dal chiacchiericcio che si ascolta dietro le numerose processioni e dietro i funerali. Questo passa il convento. In tempi di partiti liquidi, di liquida politica, di società liquida, di liquidi rituali e vecchia elencazione di fatti e risultati faticosamente raggiunti, dobbiamo affidarci alla buona sorte, alla buona volontà e all’intelligenza del singolo. I temi dello sviluppo e della valorizzazione del territorio e soprattutto quelli del lavoro, solo per citarne alcuni, non si affrontano per decreto o delibera e neppure millantando conoscenze e amicizie sparse un po’ di qua un po’ di là, e neppure cambiando colore della giacchetta secondo il consolidato modello italiano di andare in soccorso del vincitore. I punti e gli obiettivi, elencati nei due programmi sottoscritti da Raffaele Sciscio e Angelo Fiorentino, hanno molti argomenti in comune. Si tratta ora di capire con quali strumenti e in quali tempi portarli a realizzazione e, soprattutto, rendere più leggibile la nuova immagine della Vico degli anni duemila. Si racconta, con senso pratico, che basterebbe realizzare un dieci per cento delle promesse fatte per tranquillizzare le coscienze; sarà! Questo dovrebbe essere compito della Politica dire se basta. Ma, un paese povero di Politica e ricco di mezzucci è un paese povero in tutti i sensi. Lavorare per “il bene del paese” è obiettivo di ogni cittadino. Ma, fra “il bene del paese” e l’affabulazione che rende tutti complici o peggio tutti uguali il passo è breve.
michele angelicchio