La Puglia, in base alla riforma Valditara, avrà meno istituti autonomi con gli accorpamenti previsti dalla normativa. E mercoledì 24 maggio alla Regione è convocato il primo incontro con l’ufficio scolastico, in cui si comincerà a discutere sul numero di scuole che saranno accorpate a partire dall’anno 2024/2025. Secondo Ezio Falco, responsabile scuola della Cgil Puglia, saranno 66 le istituzioni scolastiche a venir meno. Lievemente più basso il numero reso pubblico dall’assessorato regionale alla Scuola, Università e Formazione Professionale, guidato da Sebastiano Leo, che ha indicato in 58 il numero di amministrazioni scolastiche che potrebbero essere accorpate.
Ma tutto potrebbe cambiare perché la Regione Puglia ha presentato ricorso alla Corte costituzionale per arginare il provvedimento del governo in merito alla dimensione degli istituti scolastici, fissato al momento tra i 900 e 1000 studenti nei confini regionali. Si tratta di un provvedimento considerato «fortemente lesivo» per la comunità scolastica, considerata la decrescita demografica che ha colpito la regione. Nei prossimi tre anni la Puglia perderà in media 10 mila studenti ogni primo giorno di scuola, solo Bari nell’anno 2022/2023 si è trovata con poco meno di cinquemila in meno. Sul numero docenti Falco della Cgil spiega: «Abbiamo un numero di posti adeguato, almeno per gli insegnamenti ordinari. Si tratta di un dato agevolato dal calo di iscritti nelle nostre scuole e dal fatto che le persone straniere non si fermano qui. Oggi abbiamo docenti in numero superiori a quello che servirebbe secondo la riduzione immaginata, questo ci consente di fare delle classi tendenzialmente meno numerose con una maggiore personalizzazione dell’attività didattica. Il problema è che nel 2026 il Ministero dell’istruzione ha previsto che si tagli, si torni al numero di docenti in proporzione al numero di iscritti. Questo potrebbe generare una condizione drammatica, addirittura di esubero». Rimane invece il problema del personale Ata. Erano stati in 3000 i lavoratori integrati durante la pandemia da Coronavirus. «Servirebbe la stabilizzazione di almeno 2000 di quei professionisti», conclude Falco.
PER GLI STUDENTI UNIVERSITARI IN ARRIVO 1500 NUOVI POSTI LETTO
Sul fronte università cominciano ad arrivare le prime risposte alla protesta delle tende che da alcune settimane ha interessato tutte le maggiori città universitarie. È stato l’assessore Sebastiano Leo con il presidente dell’Agenzia regionale per il diritto allo studio, Alessandro Cataldo, ad annunciare l’arrivo di 1500 nuovi posti letto nei collegi. «Nel manifestare vicinanza agli studenti che chiedono alle istituzioni di fare ciascuna la propria parte per garantire l’effettività del diritto allo studio, in risposta alla attuale e più che legittima richiesta di intervento sulla risoluzione di problemi legati alla residenzialità, possiamo affermare che la Puglia contribuisce significativamente con un incremento complessivo di 1500, dei quali 308 già disponibili e 1192 in programmazione entro il 2026, che si aggiungono a quelli già esistenti», spiegano Leo e Cataldo.
Che aggiungono: «Numeri importanti che fotografano l’impegno e la grande determinazione di una regione che alle politiche per il diritto allo studio ha assegnato sempre massima priorità e attenzione». Soddisfatto anche Gennaro Cifinelli, rappresentante degli studenti eletto con la lista Link nel cda dell’Adisu. Dice: «Il lavoro fatto in questi anni da parte dell’Adisu per aumentare il numero di posti alloggio è sicuramente molto importante. Permangono, però, ancora delle criticità legate alla tipologia di bandi emanati dal Ministero. Ciò che deve essere finanziato ancor in continuità con i progetti di Puglia regione universitaria devono essere residenze pubbliche gestite da Adisu e totalmente adibite al soddisfacimento della popolazione studentesca beneficiaria di borsa di studio. Si va verso la progressiva eliminazione della figura dell’idoneo non beneficiario di posto alloggio, ma è necessario che questi progetti si concretizzino il più rapidamente possibile».