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VIESTE/  LA CASSAZIONE DICE NO ALL’ ARRESTO DELLA MOGLIE DEL LATITANTE TROIANO

Secondo i giudici Anna Chiara Notarangelo non ha favorito la fuga del boss, evaso dai domiciliari a dicembre del 2021.

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della difesa e detto “no” all’arresto per favoreggiamento di Anna Chiara Notarangelo, 22 anni di Vieste, moglie di Gianluigi Troiano, trentenne del centro garganico, latitante dall’11 dicembre 2021 quando evase dall’abitazione di Campomarino dov’era sottoposto ai domiciliari perché condannato a 9 anni e 2 mesi per traffico di droga aggravato dalla mafiosità nel processo “Neve di marzo”. E’ accusata di aver aiutato il coniuge nella latitanza; gli avvocati Salvatore Vescera e Dario Vannetiello replicano che non ci sono prove e che soprattutto il reato di favoreggiamento non sussiste quando a essere imputato è uno stretto congiunto.

Troiano è ritenuto il braccio destro di Marco Raduano, 39 anni, detto “Pallone”, al vertice dell’omonimo clan coinvolto nella guerra di mafia viestana con i rivali Perna/Iannoli (dal gennaio 2015 all’agosto 2022 10 morti, 1 lupara bianca e 6 agguati falliti), a sua volta ricercato dopo essere evaso lo scorso 24 febbraio dal carcere di Nuoro dove scontava 19 anni per lo stesso processo. Al momento Troiano è sotto processo in corte d’assise a Foggia per l’omicidio di Omar Trotta, ucciso nel suo ristorante a luglio 2017 nell’abito della guerra di mala tra clan di Vieste.

La Dda indagando sulla latitanza di Troiano chiese al gip di Bari l’arresto di tre persone per favoreggiamento aggravato dalla mafiosità per “aver commesso il fatto allo scopo di avvantaggiare il clan Raduano, evitando l’arresto di Troiano e consentendo al gruppo di poter fare affidamento su di lui per continuare a operare sul territorio”: Antonello Scirpoli, 32 anni di Vieste, detto “Musulin”; Luciano Calabrese, 23 anni di Foggia soprannominato “Cupptiell” e la Notarangelo, moglie del ricercato. Il gip il 15 dicembre 2022 accolse la richiesta dei pm e dispose il carcere per i due uomini arrestati dai carabinieri del nucleo investigativo di Foggia e attualmente sotto processo: Scirpoli davanti al Tribunale di Foggia, mentre Calabrese ha optato per il giudizio abbreviato dal gup di Bari e la Dda ne ha chiesto la condanna a 3 anni. Il giudice rigettò invece la richiesta di mandare in carcere anche Anna Chiara Notarangelo in quanto ritenne non sussistente il reato di favoreggiamento trattandosi della moglie del latitante. La Dda contro questa decisione presentò appello al Tribunale della libertà di Bari che a marzo lo accolse parzialmente, disponendo gli arresti domiciliari per la viestana. Gli avv. Salvatore Vescera e Dario Vannetiello, presentarono ricorso alla Cassazione che bloccò l’esecutività del provvedimento di cattura.

Ricorso discusso 48 ore fa davanti ai cinque giudici della sesta sezione penale della Suprema corte; i legali della Notarangelo hanno sostenuto che non ci sono prove e soprattutto insistito sulla sussistenza dell’esimente che “scagiona” prossimi congiunti dall’accusa di favoreggiamento. Il pg chiedeva il rigetto del ricorso difensivo.

A Scirpoli, Calabrese e alla Notarangelo la Dda contesta di aver fornito “appoggi logistici e coperture, veicoli per gli spostamenti, ospitalità” (si sarebbe rifugiato anche a Foggia) “luoghi di latitanza, schede telefoniche, denaro e beni di ogni genere, aiutando Troiano a sottrarsi alle ricerche dell’autorità giudiziaria”. I tre si dicono innocenti.

gazzettamezzogiorno