La Cassazione respinge il ricorso degli imputati del processo “Agosto di fuoco”. Ai capi viestani 20 anni a testa di reclusione
Timbro della Cassazione e pene definitive per il clan Iannoli-Perna, rivale a Vieste del gruppo Raduano. La Suprema Corte ha respinto i ricorsi degli imputati del processo “Agosto di fuoco” dal nome del blitz del 2018 contro armi e narcotraffico sul Gargano.
20 anni a testa ai cugini viestani Claudio Iannoli, 47 anni detto “Cellin” o “Zanna” e Giovanni Iannoli, 37 anni detto “Smigol”. I due “raccordavano l’attività dei sodali, intrattenevano rapporti con fornitori e intermediari, fornivano indicazioni operative su canali di approvvigionamento, modalità di occultamento e reti di distribuzione della sostanza stupefacente”.
La pena va ad aggiungersi ai 14 anni e 6 mesi inflitti ad entrambi nel processo “Scacco al Re” per il tentato omicidio del boss nemico Marco Raduano.
Giovanni Iannoli è stato inoltre arrestato nel 2021 per l’omicidio di Antonio Fabbiano, uno dei giovani uccisi durante la guerra di mafia che si è consumata a Vieste dal 2015 al 2020.
In “Agosto di fuoco” sono stati condannati in via definitiva anche gli amici dei cugini viestani: 10 anni e 8 mesi a Raffaele Giorgio Prencipe, 39enne di Vieste; 8 anni e 8 mesi al compaesano Giuseppe Stramacchia, 37 anni; 11 anni, 5 mesi e 10 giorni a Carmine Romano, 53 anni, anche lui di Vieste; 8 anni a Stefan Cealicu, 57 anni, romeno domiciliato nel centro garganico. Stessa pena, 8 anni, inflitta a Gaetano Renegaldo, 44enne di Manfredonia.
Per i primi sei imputati ha retto l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a vendere cocaina e hashish con al vertice i cugini Iannoli. Il manfredoniano Renegaldo, invece, è ritenuto colpevole di aver venduto cocaina a Claudio Iannoli e Prencipe per un valore di 70mila euro.