Menu Chiudi

VIESTE ANNI TRENTA –CRONACHE DI SCUOLA E DI VITA TRA LA PACE E LA GUERRA D’AFRICA (2)

La scuola elementare di Vieste       

Considerato che la scuola elementare di Vieste è in un certo senso protagonista delle pagine di storia che seguono, credo sia giusto, per cono­scerla un po’ di più, tracciare di essa un breve profilo, dal suo inizio come scuola pubblica fino ai nostri giorni. In fondo, è il vissuto della scuola nella quale siamo passati noi tutti viestani nati e/o qui dimoranti, e molti poi, me compreso che scrivo, come insegnanti.

La prima notizia documentaria sulla scuola pubblica di Vieste che ho trovato risale al Settecento, quando l’Italia meridionale cessa di essere un viceregno dipendente dalla Spagna e diventa, nel 1734, il regno di Napoli, con un re Borbone sul trono. Da allora in poi, nei bilanci del Comune di Vieste si trova iscritta ogni anno una somma per pagare lo stipendio al maestro. L’assunzione del quale – va detto – è facoltativa da parte del Comune ed ha un carattere assolutamente precario. La sua paga poi è così esigua che non tutti gli anni si trova l’insegnante disponibile ad accettare l’incarico. E’ quanto si rileva da una lettera del 1806 inviata dal vescovo di Vieste, mons. Domenico Arcaroli al ministro dell’Interno del neocostituito governo napo­letano filofrancese. Mons. Arcaroli, rispondendo al questionario sullo stato della scuola pubblica formulato dal governo, scrive che quell’anno l’insegnan­te che prestava servizio a Vieste aveva rinunciato all’incarico non potendo vivere con “la tenuissima paga” che gli passava il Comune.

Insomma, qualcosa c’è in fatto di pubblica istruzione, ma proprio ai minimi termini: un maestro e, per aule, – dice un’altra nota – “due stanze mezzane”, ossia di media grandezza, in un fabbricato di proprietà comunale. L’anno dopo la situazione della scuola pubblica fa un passo avanti. Con legge del 15 agosto 1807 è resa obbligatoria per i Comuni l’assunzione di una maestro e una maestra. I primi dati sul numero di fanciulli che vanno a scuola li ho rintracciati nello “Stato mensile delle pubbliche scuole gratuite pe’ due sessi” del mese di aprile 1812, un prospetto che il Comune invia regolarmen­te, mese dopo mese, all’Intendente della provincia di Foggia (il prefetto di oggi). Vi si legge, tra l’altro, che il maestro Ludovici Vincenzo ha 50 alunni maschi e la maestra Protomastro Domenica 18 femmine, e vi si nota che ogni classe è una pluriclasse, formata da alunni di 1A e di 2A. Dopo l’unità d’Italia diventa obbligatoria anche la frequenza degli alunni fino alla terza elementare. Un obbligo che per decenni sarà largamente evaso: per la povertà di gran parte delle famiglie, per ignoranza, per lo scarso impegno della classe dirigente locale e nazionale ed anche per la limitatezza di mezzi finanziari disponibili. La frequenza si ferma per lo più alla seconda classe.

Nel quadro organizzativo della scuola elementare in provincia di Foggia, i comuni di Vico, Vieste, Peschici e Carpino fanno parte del circolo didattico di Vico. Dall’inizio del Novecento in poi il numero delle classi elementari di Vieste si manterrà costante intorno a 20. Nell’anno scolastico 1935/36, di cui principalmente raccontiamo gli eventi in queste pagine, le 22 classi di Vieste sono così ripartite: 6 prime, 6 seconde, 4 terze, 3 quarte, 3 quinte. Come si capisce, la prima e la seconda le frequentano tutti o quasi tutti i fanciulli; il numero si riduce in terza, diminuisce ulteriormente in quarta e in quinta. La composizione di ciascuna classe si aggira mediamente intorno ai 35 alunni, come mostrano le fotografie di scolaresche nelle pagine che seguono.

Le aule scolastiche si trovano in parte al corso L. Fazzini, in un’ala dell’edificio nuovo contigua alla sede degli uffici municipali (dal 1926) e in parte in alcuni stanzoni al pianterreno sparsi qua e là nel paese. Io ho frequen­tato la 1A e la 2A in uno di questi stanzoni, a San Francesco (via Pola), sul lato sinistro andando verso la chiesa, meno di cento metri prima. Dalla finestra si vedeva il mare, a pochi metri di distanza. Non ricordo particolari disagi. Eppure il luogo, quasi sul mare, sferzato d’inverno dai venti di nord nord- est, doveva essere un bel po’ scomodo per i ragazzi. Ma a quell’età, come si dice, basta la salute. Quello che invece mi è rimasto indimenticato è il mio maestro, il maestro Luigi Latella, la sua bonomia nel tratto con noi scolari.

La situazione scolastica migliora sostanzialmente a cominciare dagli anni successivi alla seconda guerra mondiale. Aumenta l’affluenza dei bambini alla scuola, aumentano le classi. All’inizio dell’A.S. 1946/47, alcune classi di 1A superano i 60 frequentanti, che è il numero massimo per classe previsto dalla legge vigente. E’ il mio primo anno d’insegnamento. La classe che mi è stata affidata è una 1A, i cui alunni aumentano giorno dopo giorno, con le lezioni già iniziate e per una diecina di giorni. Quando il numero si assesta, ne ho a registro più di cento. Detratti alcuni assenti giornalieri, sono presenti mediamente, ogni giorno, un centinaio di alunni. L’aula che occupo è spaziosa, ma non al punto di contenere tutti i banchi che ci vorrebbero. Fortuna, si fa per dire, che i banchi esistenti sono biposti, con sedile unico, sicché invece di due, su ogni banco si siedono in tre: quelli ai lati stanno con un gluteo dentro e una parte dell’altro fuori. I pochi alunni che non trovano posto in questa soluzione, restano in piedi e si alternano a giro con i compagni seduti. In tale situazione, da inesperto pieno di buona volontà, mi adopero di buzzo buono a fare scuola. Così per una ventina di giorni. Poi arrivano due sdoppiamenti di classe: la mia e un’altra che pure eccedeva i 60 alunni. L’anno dopo arrivano ancora due sdoppiamenti, e poi altri ancora negli anni che seguono, senza più necessità di superare il limite anzidetto, ormai superato dai tempi.

Tra la fine degli Anni ’40 e gli Anni ’50, si ha un boom delle iscrizioni alla scuola, conseguente in parte al boom delle nascite verificatosi al ritorno a casa di milioni di soldati dopo la fine della guerra, e in parte all’aumentata considerazione della scuola da parte delle famiglie. Al principio degli Anni Sessanta si fa sentire inoltre sempre più l’intervento dello Stato e degli Enti pubblici con provvedimenti legislativi innovatori e varie provvidenze. Tra queste ultime figurano i libri di testo dati gratuitamente a tutti gli alunni. E’ un vero evento. Fino a quel momento i libri scolastici se li erano pagati sempre gli alunni. Anche la pagella se la pagavano loro. E’ un evento ovvia­mente gradito alle famiglie non tanto per il risparmio, ma soprattutto perché avvertono l’inizio di una politica più decisa volta a favorire la scolarizzazione dei loro figli. Negli Anni Sessanta la scolarizzazione dei ragazzi in età dell’obbligo raggiunge il suo massimo livello. In quel decennio funzionano a Vieste, per circa 1200 alunni, 64 classi elementari: 61 al centro, distribuite tra l’edificio al corso L. Fazzini, quello di via Tommaseo, costruito nei primi Anni Sessanta e San Francesco (due classi) presso le suore; altre tre sono pluriclassi, decentrate: 1 a Sagro (istituita prima della guerra), 1 a Mandrione e 1 sullo scoglio col faro, dove vivono quattro famiglie di fanalisti. Di quest’ultima scuola, in cui insegna il maestro Mario Ragno, parlerà il setti­manale “La Domenica del Corriere” con un ampio servizio fotografico e di cronaca. E’ il tempo in cui va di moda lo slogan che bisogna portare la scuola ai ragazzi e non che i ragazzi debbano portarsi a scuola. Questa situazione perdurerà fino alla metà degù Anni Settanta, tranne che per le classi decentrate che chiuderanno prima per mancanza di alunni. Frattanto si fa strada un nuovo orientamento, quello di portare a scuola con gli scuolabus i ragazzi che abitano lontano, in campagna, o comunque fuori mano. Il primo scuolabus a Vieste entrerà in servizio nel 1981.

Ma il decremento delle nascite comincia ad avvertirsi anche in paese e le classi elementari diminuiscono. Aumentano le sezioni di scuola materna, che il Ministero della Pubblica Istruzione incrementa sostituendo quelle gestite da Enti privati fino a soddisfare tutta la richiesta pubblica. Nell’anno scolastico in corso, 2005/06, ci sono a Vieste 17 sezioni di scuola materna statale che accolgono 408. bambini. Dalla prima scuola materna istituita a Vieste nel 1921, col nome di “asilo infantile” gestita dalle suore nell’antico monastero di San Francesco, rimasta l’unica fin dopo la guerra, ne è stata fatta di strada.

Come ne è stata fatta di strada per le scuole medie e medie superiori sorte nell’ultimo cinquantennio, allogate agli inizi quasi tutte in aule delle elementari, supporto necessario perché ne potesse essere autorizzata l’apertura, poi per anni in fabbricati adattati alla bisogna. Oggi ognuna in una sede propria costruita ad hoc.

Dispongono di un edificio nuovo anche le scuole elementari, il terzo, che ha aperto le porte agli alunni quest’anno scolastico, 2005/06, in contrada S. Andrea (ex Pantanello), dove è stato realizzato il nuovo rione detto “della 167”, perché costruito con le norme della legge 167 del 1962.

Diversa la situazione per quanto riguarda la popolazione scolastica delle elementari. Con l’accentuarsi del calo delle nascite, è diminuito vistosamente il numero delle classi, che adesso (2006) sono 34 con 782 alunni. Numeri nei quali sono compresi i bambini appartenenti a famiglie di immigrati stabilitesi a Vieste, entrate a far parte della nostra realtà attuale. Una realtà che fino a venf anni fa forse non era ancora pensabile*. E così, dalla ventata nazionalista eppur buonista del 1935/36, finita nella tragedia della seconda guerra mondiale, alla diffusione dell’idea europeista degli ultimi decenni, che si è già concretizzata in parte nelle istituzioni, non è difficile immaginare ora la prospettiva dell’integrazione multietnica, a cui la scuola, come in altre occasioni, fa da battistrada.

* Nota – Andamento delle nascite nell’ultimo cinquantennio. Nel 1950 a Vieste si registra la nascita di 402 bambini. Nei quindici anni successivi il numero dei nati si mantiene sempre superiore ai 300. Però nel 1965 è già sceso a 313. Nella seconda metà degli Anni Sessanta il decremento si accentua. Nel 1970 i nati sono 223. E cosi, sempre meno negli anni che seguono, si arriva al 155 dell’anno 2000. In questi ultimi cinque anni il numero si è ridotto ancora, con altalenanti saliscendi. Si veda il seguente prospetto.

ANNONATIANNONATI
19504022000155
19603302001126
19653132002140
19702232003114
19802152004138
19901992005118

Luoghi, cose e attività degli Anni Trenta modificati e/o scomparsi

Spiaggia della pescheria:

scalo principale delle barche da pesca a remi e a vela. D’estate anche spiaggia balneare.

Stabilimento Cirio costruito sulla piccola elevazione rocciosa alla Punta della banchina Inscatola sardine e alici pescate a Vieste.

Trabaccolo e barche da pesca ancorate alla banchina. Di fronte, lo scoglio col faro, a poco più di cento metri.

Impianto per l’estrazione di olio d’oliva (non commestibile) dai residui della sansa. Spicca la ciminiera.

Campo di grano e trattore al lavoro

Cartolina pubblicitaria del liquore Stella Polare prodotto dai fratelli Settimio nella piccola distilleria da loro impiantata e gestita a Vieste.

Trabaccolo in navigazione con le vele raccolte. Adesso che hanno installato i motori ausiliari navigano anche in assenza di vento.

Il fiscolo è un attrezzo intessuto con fili di fibra vegetale. Ricoperto di olive frantumate, viene collocato insieme ad altri, a pila, sotto il torchio la cui pressione fa scendere l’olio

ludovico ragno 2006

2 – CONTINUA