Si avvicina alla conclusione il processo con rito abbreviato a carico di alcuni esponenti di rilievo del clan Lombardi-Scirpoli-Raduano. Altri sono invece a dibattimento presso il Tribunale di Foggia.
Palla agli avvocati difensori. Sono iniziate le discussioni dei legali degli imputati di “Omnia Nostra”, processo abbreviato al clan garganico Lombardi-Scirpoli-Raduano. Ieri l’ennesima udienza davanti al gup di Bari dove le attenzioni si sono focalizzate sulle posizioni di Leonardo Ciuffreda, Giuseppe Della Malva e Giuseppe Pio Impagnatiello. Successivamente toccherà al difensore di “Natale” Notarangelo e via via tutti gli altri. Ricordiamo che “Omnia Nostra” si è diviso in due tronconi tra chi ha scelto l’abbreviato a Bari, sconto di un terzo della pena, e chi ha optato per il rito ordinario presso il Tribunale di Foggia.
Per l’abbreviato ci sono già state le richieste di condanna da parte dei magistrati della Dda Ettore Cardinali e Luciana Silvestris. Tra i reati contestati ai 45 imputati ci sono l’associazione mafiosa, le estorsioni, gli omicidi, i tentati omicidi e il traffico di droga. Nel processo si sono costituiti parte civile i Comuni di Vieste, Mattinata, Monte Sant’Angelo e Manfredonia, la Camera di Commercio di Foggia, la Fai nazionale e la Fai di Vieste. Udienze già calendarizzate da tempo, la prossima tra poche settimane. La sentenza potrebbe arrivare entro la fine dell’estate.
Le richieste dell’accusa
Nelle scorse settimane i magistrati antimafia hanno invocato l’ergastolo per Marco Raduano detto “Pallone”, boss del clan per la frangia criminale di Vieste, latitante dal 24 febbraio scorso quando riuscì clamorosamente ad evadere dal carcere di Nuoro. Le accuse più gravi nei suoi confronti riguardano l’associazione mafiosa e l’omicidio di Giuseppe Silvestri che Raduano avrebbe commesso, il 21 marzo 2017 a Monte Sant’Angelo, insieme a Matteo Lombardi, quest’ultimo capo indiscusso del clan già condannato all’ergastolo in secondo grado per questa vicenda. Raduano è inoltre accusato di aver preso parte, in qualità di mandante, all’omicidio di Omar Trotta ucciso il 27 luglio 2017 in un ristorante di Vieste. Infine, il boss avrebbe partecipato al tentato omicidio di Giovanni Caterino che scampò alla morte il 18 febbraio 2018 quando un commando provò ad assassinarlo per vendicare la strage di San Marco del 9 agosto 2017. Caterino fu il basista di quella mattanza di mafia.
I pm hanno poi chiesto 16 anni di carcere per il mattinatese Francesco Notarangelo alias “Natale”, accusato tra le altre cose di associazione mafiosa, droga e favoreggiamento della latitanza del viestano, Danilo “U’ Meticcio” Della Malva. Un anno e 10 mesi è invece la pena chiesta per il consigliere comunale di maggioranza al Comune di Manfredonia (sciolto per mafia nel 2019), Adriano Carbone, ex Fratelli d’Italia (estromesso dal partito dopo il blitz) ed oggi indipendente. Carbone, in qualità di consulente commercialista, avrebbe agevolato il clan suggerendo possibili stratagemmi finalizzati a eludere eventuali misure patrimoniali derivanti da indagini giudiziarie.
3 anni e 8 mesi la condanna chiesta per Antonio La Selva detto “Tarzan” che si è pentito proprio dopo l’arresto. 8 anni e 8 mesi è invece la pena invocata per Danilo Della Malva e Antonio Quitadamo alias “Baffino”, entrambi collaboratori di giustizia già da tempo, accusati di aver avuto un ruolo nell’organizzazione dell’omicidio Trotta. Per il pentito Andrea Quitadamo detto “Baffino junior” chiesti 2 anni e 6 mesi. Mentre 2 anni e 4 mesi è la richiesta per Giovanni Surano (anche lui pentito). Per tutti loro i pm hanno tenuto conto delle attenuanti della collaborazione.
Per quanto riguarda soprattutto il narcotraffico, chiesti 12 anni e 4 mesi per Giuseppe Sciarra, 9 anni e 6 mesi per Luciano Caracciolo, 9 anni e 4 mesi per Lorenzo Caterino, 14 anni per Pietro Rignanese e 9 anni e 8 mesi per Moreno Sciarra. Infine, 9 anni per Leonardo Ciuffreda, mafia e favoreggiamento, 12 anni e 8 mesi (mafia ed estorsioni) per Antonio Zino e 9 anni per Giuseppe Della Malva e Alexander Thomas Pacillo. Infine, per il macchiaiolo Michele D’Ercole, accusato di mafia, favoreggiamento ed estorsione chiesti 11 anni e 8 mesi mentre per Giuseppe Pio Impagnatiello 10 anni e 8 mesi per mafia. Entro l’estate la sentenza.
Per altri indagati, tra cui spiccano il boss manfredoniano, di origini montanare, Matteo Lombardi detto “A’ carpnese”, il figlio Michele e l’altro capomafia Francesco Scirpoli alias “Il lungo” di Mattinata, è in corso, come detto, il processo con rito ordinario.
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