Non è solo il gruppo del Pd e quello di “Con” a chiedere una verifica politica di maggioranza alla Regione Puglia, per il rilancio dell’azione amministrativa ed un riassetto di poltrone all’interno dell’esecutivo. Infatti, a chiedere al presidente Michele Emiliano un incontro in tal senso si è stato anche il M5S, che – come si ricorderà – nella maggioranza regionale pugliese è entrato ufficialmente agli inizi del 2021, poiché i pentastellati alle elezioni di settembre del 2020 correvano con un proprio nome (ndr – Antonella Laricchia) per la guida della Regione e, quindi, non facevano parte del cartello elettorale di centrosinistra che sosteneva la riconferma di Emiliano a governatore della Puglia. In realtà, i pentastellati avevano già paventato alla Regione la richiesta di una verifica di maggioranza dopo le elezioni politiche dello scorso anno, alla luce dei risultati conseguiti sia alla Camera che al Senato dal Pd e dal M5S, avendo quest’ultimo riportato mediamente circa 12 punti percentuali in più dei dem in quasi in tutte i collegi della Puglia, sia del maggioritario che dell’uninominale. Poi, però, la richiesta fu lasciata cadere, poiché nessun’altra forza politica della maggioranza regionale giallo-rossa si accodò nell’iniziativa. Ora, invece, a smuovere le acque all’interno della coalizione di governo della Regione è stato sia il Pd che il gruppo della civica che fa capo direttamente al governatore, ossia “Con”, ai quali hanno subito aderito i 4 consiglieri di maggioranza del M5S (Barone, Casili, Di Bari e Galante), mentre la pentastellata Laricchia – come è noto – ha deciso di rimanere a titolo personale all’opposizione del governatore Emiliano, sfidato – come si ricorderà – dalla stessa per ben due volte consecutive (2015 e 2020) nella corsa a presidente della Regione. Nell’avanza richiesta di verifica c’è in ballo non soltanto il riassetto delle sei presidenze di Commissione (ndr – una, la VII, per Statuto è appannaggio dell’opposizione), i cui rispettivi incarichi hanno la durata di metà legislatura e sono quindi scaduti il 9 giugno scorso, perciò dovranno essere rinnovati, ma ci sarebbero anche un’ipotesi di riassetto della giunta, alla luce del nuovo quadro politico consigliare all’interno della maggioranza presente nell’aula barese di via Gentile. Infatti, negli ultimi tempi della legislatura in corso, ci sono stati – come è noto – dei mutamenti all’interno dei gruppi di maggiorana, con qualche fuoriuscita (Amati, Clemente e Mennea passati ad “Azione” e da ultimo Lanotte al Misto), ma anche con qualche nuovo entrato in fuga dall’opposizione (Tammacco e Lacatena che già da tempo hanno abbandonato le rispettive sigle di centrodestra in cui sono stati eletti nel 2020). Perciò nella maggioranza regionale giallo-rossa c’è chi spera di potersi calzare alla presidenza di qualche Commissione in sostituzione di qualcuno dei presidenti uscenti ed altri, invece, che puntano direttamente ad un posto in giunta. Per le Commissioni è quasi scontato il non rinnovo del consigliere Amati alla guida della I Commissione, poiché – come detto – quest’ultimo, avendo abbandonato il Pd per aderire al partito di Carlo Calenda, non è più considerato nella maggioranza. Anche il presidente della II Commissione, Antonio Tutolo, dovrebbe essere fuorigioco per la riconferma, sia perché la sua elezione era legata alla sua appartenenza al gruppo “Con” ed ultimamente si è collocato nel gruppo Misto, sia per il fatto che “Con”, avendo ora in giunta due assessori anziché uno, come all’epoca dell’elezione di Tutolo a presidente, quasi sicuramente non riuscirà a mantenere la poltrona occupata dallo stesso Tutolo. Però, la partita più interessante nella verifica, ormai certa alla Regione (visto la disponibilità di Emiliano, quantomeno a discuterne!), sarà quella di un eventuale rimpasto in giunta, dove a rischiare fortemente la poltrona – secondo alcuni indiscrezioni – sarebbe l’assessore al Personale, Gianni Stea, che nell’aula di via Gentile, dopo l’abbandono del gruppo dei “Popolari” del consigliere Francesco Lanotte (passato addirittura all’opposizione), è rimasto di fatto l’unico esponente della civica in cui è stato eletto. Ma rischiare di rimanere fuori essere almeno altri due assessori, privi di copertura politica consigliare, considerato che trattasi di assessori esterni, considerati esponenti tecnici e non politici. Ovvero l’assessore alla Sanita, Rocco Palese, e quello all’Ambiente, Grazia Maraschio, anche se quest’ultima, in realtà, fu scelta a suo tempo da Emiliano come espressione della sinistra vendoliana. Ma Emiliano sarà davvero disposto a scompagnare l’attuale assetto dell’esecutivo, sapendo che la rimozione già di un solo “tassello” potrebbe aprire una voragine politica all’interno del “campo largo” di cui tanto si parla negli ultimi tempi all’interno del fronte delle opposizioni al governo nazionale di centrodestra, guidato dalla leader di Fdi, Giorgia Meloni? Infatti, il governatore pugliese se pensa, come verosimilmente è, ad un suo futuro politico al di fuori della Puglia, difficilmente muoverà la sue “pedini” scontentando forze che potrebbero essergli utili in campo sia locale che nazionale. Allora, è possibile e verosimile che per ora Emiliano discuta pure di verifica, ma per trarre le somme bisognerà aspettare non poco.