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SAN NICANDRO/ PRESUNTI FALSI DIPLOMI DAL 10 LUGLIO L’EX SINDACO MARINACCI A PROCESSO

Il pm Roberto Galli chiede il rinvio a giudizio di 32 imputati nell’ inchiesta denominata «Azzeccagarbugli» sul­la presunta «fabbrica di diplomi fal­si» sfociata nel blitz dell’11 gennaio scorso quando la Guardia di Finanza arrestò l’ex sindaco di San Meandro Garganico e deputato Nicandro Marinacci, finito in carcere; il figlio Vincenzo e il compaesano Roberto Melchionda per i quali il gip dispose i domiciliari. Sono i tre imputati principali dell’inchiesta quali gesto­ri e dipendenti (Melchionda è il se­gretario dell’istituto) della scuola privata parificata sannicandrese «Manzoni», attiva dall’87 nell’ambi­to della formazione scolastica e pro­fessionale. L’udienza preliminare si svolgerà il 10 luglio davanti al gup del Tribunale di Foggia Marialuisa Bencivenga.

L’accusa ipotizza che nell’istituto venissero promossi e organizzati fal­si corsi di formazione abilitanti allo svolgimento dell’attività di operato­re socio sanitario (oss) e di operatore socio sanitario specializzato (osss), conclusi con il rilascio di attestati di qualifica professionale sprovvisti di qualsiasi valenza legale. I 32 impu­tati dell’inchiesta sono accusati a va­rio titolo di 80 capi d’imputazione per fatti avvenuti tra il 2007 e il 2022: associazione per delinquere conte­stata a 11 persone; 28 truffe ai darmi di partecipanti ai corsi (che l’accusa definisce discenti); e relative contestazioni sia di falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità materiche com­messa dal privato e contraffazione sigilli (26 contestazioni); sia di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (23 contestazioni). Tra le 32 persone in attesa di giudizio e che respingono le ac­cuse ci sono anche persone accusate di falso che avrebbero pagato per ottenere dalla scuola titoli formativi e abilitanti senza svolgere i relativi corsi. Mentre sono 24 le parti offese individuate dalla Procura e che po­tranno eventualmente costituirsi parte civile: sono per lo più parte­cipanti ai corsi della «Manzoni» che dopo aver pagato somme da 600 a

3mila euro per seguire le lezioni e conseguire diplomi e attestati, ne scoprirono la falsità e inefficacia.

L’inchiesta partì dalle denunce di chi convinto di aver conseguito le­gittimamente la qualifica di «oss» partecipò e vinse il concorso bandito nel 2018 dagli ospedali riuniti di Fog­gia per l’assunzione di 137 operatori socio sanitari: fu la stessa azienda ospedaliera a informarli che i titoli abilitanti presentati non erano ri­conosciuti. «Tutti gli attestati di qua­lifica professionale da oss rilasciati presso l’istituto Manzoni» scrisse il gip Antonio Sicuranza che a gennaio ordinò l’arresto dei due Marinacci e di Melchionda «sono da ritenersi fal­si giacché prodotti al fine di truffare i partecipanti ai corsi e gli enti pub­blici e privati a cui quei titoli ve­nivano presentati. Nella scuola furono organizzati e gestiti corsi di formazione professionale per oss e osss del tutto irregolari, conclusi col rilascio di attestati di qualifica pro­fessionale falsi, quindi sprovvisti di qualunque valenza legale. La scuola Manzoni è attiva nell’ambito della formazione scolastica e professiona­le sin dal 1987» (organizza oltre a corsi di qualifica oss anche corsi di recupero degli anni scolastici, corsi post laurea e post diplomi) «il che ha consentito agli indagati di poter con­tare su una solida, efficiente e perciò ancor più pericolosa struttura or­ganizzata per la collaudata macchi­na del falso. Dietro la parvenza di un istituto scolastico parificato profes­sionale, il sodalizio criminale ha creato una vera e propria fabbrica del falso».

Al vertice di questo presunto «so­dalizio criminale», l’accusa pone l’ex sindaco sannicandrese Nicandro Marinacci, ritenuto il promotore dell’associazione per delinquere. Co­me si legge negli atti di indagine «ha diretto le società che si sono avvi­cendate nella gestione della scuola Manzoni; organizzato falsi corsi di formazione per oss; svolto personal­mente le lezioni; partecipato alle commissioni d’esame; consegnato i falsi titoli abilitativi. Quando poi qualche studente si accorgeva della falsità dei titoli, ha fornito loro falsi attestati di for­mazione rilasciati da una coop so­ciale della provincia di Napoli; op­pure ha compiuto irregolarità nei corsi di formazione a cui venivano fatti partecipare gli studenti truffati, attraverso un consorzio di Napoli, in modo da sanare le posizioni pregres­se».