Sono sempre di più le persone non vedenti che decidono di trascorrere le vacanze al mare, anche senza un accompagnatore. Una scelta di autonomia e libertà, ma anche di sfida e coraggio, visto che le strutture alberghiere non sempre sono attrezzate per accogliere al meglio questa tipologia di clientela. Una delle principali problematiche riguarda l’orientamento e la mobilità all’Interno dell’hotel e nei dintorni.
Le persone non vedenti hanno bisogno di riferimenti tattili, sonori e olfattivi per muoversi con confidenza e indipendenza. Inoltre, sarebbe fondamentale che il personale dell’hotel fosse formato e sensibilizzato sulle esigenze e le preferenze delle persone non vedenti, evitando atteggiamenti di pietismo o di invadenza, ma offrendo assistenza e supporto quando richiesti Quando richiesti perché ognuno può avere le proprie esigenze e, una di queste, è l’indipendenza. Come quella di una coppia di persone non vedenti che, poco più di un mese fa, cercò “un villaggio che avesse l’accesso alla spiaggia senza attraversamenti e fattori che potessero farci dipendere da qualcuno”, raccontano Veronica Cosimelli e Mario Loreti.
Veronica è cantante, speaker radiofonica e attrice teatrale, mentre Mario fa il doppiatore e lo speaker pubblicitario.
Non è certo la prima volta che vanno in vacanza e, nel passato, “abbiamo trovato villaggi con le navette ma questo comportava sempre che una persona dell’hotel venisse ad accompagnarci in spiaggia perché, pur essendoci convenzioni con qualche lido, il personale della spiaggia non vuole assumersi la responsabilità di accompagnare delle persone dalla navetta all’ombrellone”. Lo stesso dicasi per gli autisti della navetta che, “per motivi assicurativi, ci dicono di non poter mai scendere dal mezzo”.
Così a Mario è tornata in mente una struttura a Vieste dove aveva soggiornato per 3 anni con un’altra persona non vedente come lui. “C’è l’accesso diretto alla spiaggia e il villaggio è tranquillamente fruibile con il bastone”, che serve loro per meglio orientarsi.
Dopo aver chiamato la struttura, spiegando di essere non vedenti e di avere la sola necessità che, all’arrivo, qualcuno mostrasse loro i percorsi, hanno ricevuto piena disponibilità per il soddisfacimento della richiesta.
“Il preventivo viene così accettato e, con formula pensione non rimborsabile – ricorda Veronica -, paghiamo l’intero soggiorno più di 15 giorni prima dell’arrivo in struttura. Prenotiamo i treni, il transfert che ci avrebbe portato dalla stazione di Foggia – continua – a poi dove si trova la struttura, facciamo le valige, e la nostra mente si catapulta in vacanza”.
E, invece, arriva una telefonata dalla reception della struttura e “la signora mi dice che la struttura non è dotata di una persona che 24 ore su 24 possa dedicarsi a noi (ma del resto non avevamo mai fatto una simile richiesta), mi chiede cosa mi aspetto dalla struttura e soprattutto mi dice che se io ed il mio compagno vogliamo soggiornare lì dobbiamo prometterle che non disturberemo gli ospiti in vacanza’’.
La risposta ai chiarimenti che vengono chiesti sarebbe stata che “in passato, alcuni disabili
sono stati protagonisti di spiacevoli episodi”, che però “nessuno può aiutarci a chiarire in quanto tutto il personale è completamente cambiato”.
Veronica resta interdetta. Proprio lei e Mario, poi, che rivendicano orgogliosamente la propria indipendenza dovrebbero invece risultare un peso per gli altri? Quando ci sono aiuti, di qualsiasi genere, “sono spontanei (e quindi non richiesti) e spesso scaturiscono da un’amicizia vacanziera o da un semplice scambio di battute”.
Fatto sta che alla sua telefonata segue quella di Mario. Non sortisce gli esiti augurati e termina con la sua richiesta di essere rimborsato del costo della vacanza. In prima battuta, viene detto loro che è piuttosto difficile ottenerlo perché la natura stessa della formula acquistata non prevede rimborsi. Successivamente, ma comunque a stretto giro, è stato invece inviata la copia dell’avvenuto bonifico con il rimborso totale del soggiorno “ma non ci è stata fornita nessuna spiegazione rispetto a questa palese discriminazione, né perché fosse stato inizialmente accettato invece il preventivo”.
Interpellati dalla reception della struttura d’accoglienza rispondono che “è stato il cliente a disdire la prenotazione. Per noi è abbastanza di routine ricevere una disdetta anche a meno dì 24 ore dall’arrivo di un cliente. In questo caso, si trattava di una tariffa agevolata che, quindi, non era rimborsabile. Data l’eccezionalità del caso, anche se non eravamo tenuti a farlo, la proprietà ha accordato il rimborso totale come era stato chiesto”.
Al riguardo dei dubbi espressi da Veronica e Mario circa la sensazione di essere stati discriminati, viene portato ad esempio – per confutare questa tesi – il fatto che “se avessimo voluto essere discriminatori, non sarebbero stati accettati dall’inizio. Oltretutto, il nostro villaggio non presenta barriere architettoniche e abbiamo numerosi disabili che vengono ospitati nella struttura”.
Altro non aggiungono. La sensazione finale è che, al di là delle ragioni degli uni e degli altri, le persone non vedenti al mare sono una realtà in crescita, che richiede una maggiore attenzione e una migliore accoglienza da parte delle strutture alberghiere.
l’attacco