Così è rimasto nel suo cuore e nella mente di chi lo ha conosciuto. Era sempre giovane per quello spronare, sé stesso prima che gli altri, a fare come se il tempo sfuggisse l’indomani. Don Giorgio Trotta un prete legato alla tonaca, a metà tra il pastore e il combattente, tra l’evangelista e l’organizzatore. Fautore di mille iniziative. Non aveva timori ad affrontare i politici e la politica per difendere il suo popolo. Politica che misurava a seconda dell’attenzione verso il Vangelo. Meticoloso, senza lasciare spazi alla fantasia recitava il suo Vangelo. La sua capacità di critica era notevole, come quella di fare battaglie. Ha continuato la sua missione fino agli ultimi giorni. Il 6 luglio è un giorno triste per tutta la Chiesa di Vieste e per tutti i viestani. Don Giorgio è tornato alla Casa di Dio Padre. La sua morte ci lascia interdetti e addolorati. E’ stato un prete che si è speso per la Chiesa e per questo è stato sempre molto amato dai suoi parrocchiani. Tutta la Comunità ecclesiale di Vieste prega per lui e siamo tutti convinti che è stato accolto e presentato al Signore in Paradiso dalla nostra S. Maria da lui sempre venerata. Perché facciamo memoria di un prete? Cosa ricordiamo di lui? Solo l’aspetto umano della sua persona: il suo carattere, la sua simpatia, il modo di rispondere… o anche se era uno di quegli uomini che ci ha aiutato a conoscere ed incontrare Dio? Pregheremo per te nella Messa della festa. Questo non commiato, caro don Giorgio, ci è però occasione per porci una riflessione che suscita una espressione della Bibbia, che troviamo nel libro del Siracide (cf cap 44), che ci attira: “Facciamo dunque l’elogio degli uomini illustri, dei nostri antenati per generazione”. Il Siracide ci dice chi sono questi uomini sottolineandone le caratteristiche: “Signori nei loro regni, uomini rinomati per la loro potenza; consiglieri per la loro intelligenza e annunziatori nelle profezie. Capi del popolo con le loro decisioni e con l’intelligenza della sapienza popolare; saggi discorsi erano nel loro insegnamento. Inventori e scrittori. Uomini ricchi di amore dotati di forza”. Ma, prima di tutto, uomini in cui il Signore ha profuso la sua gloria e attraverso cui il Signore si rendeva presente nella storia. Questi uomini sono ricordati per le loro virtù umane e per la loro capacità di essere testimoni del trascendente tra i loro simili. “Degli altri – dice l’autore sacro con una affermazione drammatica – non sussiste memoria; svanirono come se non fossero esistiti; furono come se non fossero mai stati, loro e i loro figli dopo di essi”. Esistono ancora uomini di cui fare l’elogio? Viene spontaneo da rispondere: «Certamente sì».
Il ricordare don Giorgio sia l’occasione per esprimere gratitudine sincera per l’uomo della gratuità che è stato per molti di noi. Ma anche l’occasione per domandarci che tipo di comunità cristiana siamo e vogliamo essere.
Grazie don Giorgio.
n.
SCHEDA PERSONALE
DON GIORGIO TROTTA nasce a Vieste il 6 aprile 1942 e lo stesso giorno è battezzato nella chiesa di S. Croce.
A Vieste frequentò le scuole elementari.Il 5 novembre 1954 entra nel Seminario Arcivescovile S. Cuore di Manfredonia, dove frequenta la scuola media e il ginnasio.
Nell’anno 1959-60 entra nel Pontificio Seminario Regionale di Benevento, ove frequenta il liceo, il propedeutico e la teologia.Il 23 luglio 1967 è ordinato sacerdote da S. Ecc. Mons. .Andrea Cesarano nella Cattedrale di Vieste.
Il suo primo incarico da sacerdote lo svolse nel Seminario .Arcivescovile di Manfredonia come educatore, dove rimane anche per l’anno successivo.Nel settembre del 1969 fu nominato Vice – Rettore nel Pontificio Seminario Regionale di Benevento.
Rientrò in Diocesi fanno scolastico successivo come vice Rettore e poi Rettore nel Seminario Arcivescovile. Vi rimase fino al giugno 1980. Insegnò lettere nel Seminario Minore e nell’Istituto S. Cuore e religione in diverse scuole pubbliche.Agli inizi di Settembre 1980 fu destinato alla cura d’anime come parroco della Madonna della Libera in Rodi Garganico.
Gli anni trascorsi in quella cittadina garganica furono feconde di opere. Restaurò radicalmente il Santuario della Madonna della Libera e riportò in auge a livello provinciale e garganico la devozione alla Madonna della Libera. Con solenne rito incoronò il quadro della Madonna con il concorso di numerose autorità religiose e civili e un gran popolo devoto.Il 10 gennaio 1988 fu da Mons. Vailati trasferito come parroco a S. Giuseppe operaio in Vieste. La parrocchia di S. Giuseppe Operaio era l’ultima parrocchia nata a Vieste, in zona periferica dove non erano ancora realizzate le opere di urbanizzazione e perciò facile preda di gruppi sbandati. Contrariamente a questo disagio sociale giovanile, la vita parrocchiale era fervente. Il parroco predecessore don Luigi Fasanella non aveva omesso nulla per farla crescere. La parrocchia era-viva e questo ha permesso di entrare subito nel pieno del lavoro pastorale. Fu facile chiamare a raccolta i fedeli e porsi a costruire in profondità e con molte forze fresche. Si intensificò la vita dei gruppi di A.C. dai piccoli agli uomini e alle donne. Si intensificò l’attività catechistica. Si puntò tutto sulla Liturgia e le iniziative spirituali. In poco tempo la parrocchia si popolò fino all’inverosimile. Ben presto diventò il focolare dei focolari. La vita pullulava intensamente. Furono attivi soprattutto i giovani, che iniziarono una serie di attività e di attrazioni che non permisero soste nel cammino. Si intraprese una intensa attività filodrammatica e che portò all’utilizzo della sala cinematografica S. Giuseppe. Si formò un coro parrocchiale e un gruppo chierichetti numeroso e preparato. La parrocchia era dotata di altri due plessi oltre la chiesa. Il primo impegno fu di adattare la chiesa, nata come sala cinematografica a un luogo di culto, intervenendo sulle strutture murarie dotandola dei una bella statua lignea di S. Giuseppe falegname e della Beata Vergine Maria, di un artistico battistero in marmo e numerose vetrate istoriate. E inoltre furono musaicate alcune zone e fomite di nuovi attrezzi liturgici come un artistico tabernacolo in bronzo e e la chiesa fu completato di banchi e di confessionali.
Si restaurò la sala cinematografica adattandola a spettacoli parrocchiali. Nel plesso dell’Oratorio furono data in comodato d’uso alla Radio e Televisione locali alcune stanze.Il plesso denominato “Opere sociali”, completamente rinnovato, contino ad ospitare le tre sezioni di Scuola Materna, mente il primo piano fu dato in uso alla banda musicale di Vieste, ospitò anche un gruppo sportivo cittadino e una sala fu data in uso per i disabili.
L’opera più importante che fu realizzata fu il piazzale antistante la parrocchia e la strada che univa Via Giovanni XXIII con Viale XXIV Maggio.La vita della parrocchia incrementò il suo ritmo. Fu istituita la festa di S. Giuseppe che catalizzò l’interesse della parrocchia e del paese tutto. Fu organizzata la passione vivente cittadine nei tempi quaresimali.
Si diede vita a una diffusa conoscenza della vita e delle opere di don Antonio Spalatro che giunse fino al Processo di canonizzazione. Fu organizzato in parrocchia un convegno di studi sulla sua figura sacerdotale in occasione della Intitolazione (1989) della seconda Scuola Media sulla sua figura sacerdotale con la partecipazione di diverse personalità e Vescovi che conobbero don Antonio Spalatro.Costruì una nuova sala giochi per ragazzi sotto il campo da gioco della scuola elementare N. Tommaseo.
Il 1° settembre 1997, dopo un anno sabatico trascorso al Monte Tabor presso i Padri della Custodia di Terrasanta, entra in servizio presso il Santuario S. Maria di Merino. Vi rimane fino al settembre 2021. Furono anni fecondi di opere materiali e spirituali. Il Santuario era stato fatto parrocchia qualche anno prima da Mons. V. Vailati a motivo della massiccia presenza dei turisti lungo la costa. Il Santuario era reduci di anni e forse di secoli di abbandono. Bisognava restituirgli dignità per riportarlo a luogo di culto degno di questo nome. Riqualificò immediatamente il piazzale d’ingresso, pavimentandolo di scorza di pietra. Sistemò la cupola del Santuario pericolante. Restaurò l’interno e l’esterno del Santuario, dotandolo di quattro bagni e uno stanzino per i ricordini; rifornì il Santuario di banchi nuovi in legno massello e di un moderno impianto voce interno ed esterno. Valorizzò la porta santa con un portone in bronzo di grande valore artistico, ideato da Michele Circielli; ottenne l’indulgenza plenaria per i pellegrini nel giorno della festa e fece della bolla di concessione un monumento posto all’esterno della Porta Santa; adornò la parete esterna del presbiterio di un tondo in mosaico per la preparazione alla confessione, realizzato da Giuseppe Crescenzi; riqualificò il presbiterio della chiesa esterna facendo un nuovo altare per la celebrazione e un altro per la sosta della Madonna il 9 maggio e in più un ambone: tutto in pietra di Trani. Costruì in legno un riparo dal sole, artistica costruzione di N. Notarangelo. Le opere in pietra furono donate dalla famiglia Tangari. Due artistiche vetrate riproducenti l’Annunciazione e un mosaico opera di G. Crescenzi furono sistemate sulla parete frontale. Fece nuovo il portone d’ingresso con la bussola e la cantoria. Tutto fu realizzato i)n legno. Realizzò nel giardino un’artistica fontana in marmo donata dalla famiglia Tangari.; piantò una Via Crucis con pannelli in bronzo montati su lastre di marmo opera della Domus Dei di Roma; piantò un’altra fontana in pietra nostrana per abbellimento del giardino, dono di G. Desimio, costruì un salone di legno e tufi, dotata di riscaldamento e di tutti i sussidi catechistici: lavagna luminosa, video proiettore con schermo piccolo e grande per la proiezione e un vasto assortimento di video cassette e dischetti per la proiezione ai bambini e per incontri formativi alla comunità. Dotò il giardino di nuove piante, di cui 20 ulivi, due storici, un impianto di irrigazione e viali in scorza di pietra. Nel giardino per la chiesa esterna fece un impianto voce per il comodo ascolto dei fedeli. Si costruì nel giardino una grotta in pietra per la copia della Madonna di Merino, opera della Domus Dei e un’artistica edicola per S. Michele a devozione della confraternita di S. Michele Arcangelo, ai due lati del presbiterio della chiesa esterna.; si realizzò un luogo di preghiera per il S. Cuore e un artistico angolo che riproduce la croce blu di Medjugorje con artistica immagine in ceramica della Madonna. Fu posto a fronte della facciata che dà sul giardino un grande mosaico riproducente la Vergine di Merino, copia del quadro posto, restaurato, nella chiesa. Sul piazzale si è provveduto a costruire un piccolo locale per la vendita dei ricordini. Una grande croce è posta-vicino al cancello d’ingresso. Anche l’area archeologica è stata interessata a interventi vari di riordino e di pulizia. Una staccionata il settore dei ruderi e delle sue aree pericolose: Ha adornato il pozzo sorgivo che fornisce acqua al Santuario. L’interno della chiesa è stato soggetto a vari interventi per renderlo più bello e adeguato al culto. È stato interamente rifatto il pavimento, compreso i luoghi della sacrestia e dell’ufficio. È stato rifatto in marmo bianco l’altare e l’ambone su disegno dell’arch. Pausale Del Giudice; un leggio per uso liturgico è posto all’altro lato del presbiterio. Due grandi dipinti, opera del pittore siciliano Salvo Caramagna, adornano le pareti laterali del presbiterio, .riproducenti a destra guardano l’Annunciazione, a sinistra l’Assunzione, mentre frontalmente un grande drappeggio artistico incornicia l’artistico quadro riproducente S. Maria di Merino con prospetto del Catastalo e della Città di Vieste. Adornò la chiesa con artistici quadretti della Via Crucis, opera della Domus Dei. Fornì la chiesa di suppellettili sacre: ostensori grande (3) e piccoli (2), numeroso calice, lampade per altare, ampolline, pissidi per la comunione; tovaglie per altare e biancheria varia per la celebrazione.; indumenti sacri di ogni colore e quantità; 4 candelieri votivi, una statua della Madonna di Medjugorje. Fornì l’ufficio parrocchiale di una fotocopiatrice e di scrivania. Fu creato un artistico stendardo della Madonna. Curò il verde del giardino per renderlo bello e gradevole. Fece una platea di panche per la partecipazione alle celebrazioni capace di oltre 500 persone a sedere, disposta ad anfiteatro. Promosse diverse iniziative sacre: da ricordare varie edizioni del presepe viventi e di una edizione della Passione di Gesù. Riportò all’antico splendore i pellegrinaggi dei Sabati di S. Maria e della festa patronale, soprattutto il flambeaux della sera della festa: S. Lorenzo – Vieste.Pubblicò su S. Maria di Merino:
MERINO – IL SANTUARIO E LA FESTA’ pubblicato da Grafiche Iaconeta nel mese di aprile 2003IL MANUALE DEL PELLEGRINO ristampato il mese di febbraio 2013 LA VIA SANTA DELLA CITTÀ
DI VIESTE CON LA PARTECIPAZIONE DI DON PASQUALE VESCERAstampato da Grafiche Iaconeta nel mese di marzo2008
LA VIA CRUCIS,4 schemi di Via Crucis ad uso della parrocchia
Su don ANTONIO SPALATRO pubblicò:IL SEME CADUTO IN TERRA,
stampato per la prima volta il mese di febbraio 1989 e ristampato nel mese di aprile 2020 da Grafiche IaconetaUN PENSIERO AL GIORNO
di don Giorgio Trotta e don Pasquale Vescera nel 2010 da Grafiche IaconetaUN UOMO DI DIO – DON ANTONIO SPALATRO nel mese di febbraio 2010
UNA VITA PER LA SANTITÀ Pubblicato da Effatà editrice nel 2018