Dov’è Marco Raduano, viestano classe ’83, al vertice dell’omonimo clan coinvolto nella guerra di mafia garganica? Dove si nasconde il ricercato numero 1 di Capitanata, evaso il 24 febbraio scorso dal carcere di Nuoro dove scontava 19 anni per traffico di droga aggravato dalla mafiosità?
Mafia, omicidio, droga, rapina, armi, stalking, violazione della sorveglianza speciale: racconta questo tra arresti, imputazioni, condanne e assoluzioni il curriculum giudiziario di Marco Raduano, 40 anni li compirà a settembre, ex luogotenente del boss Angelo Notarangelo, ucciso a gennaio 2015, agguato mafioso che segnò l’inizio della guerra tra il gruppo Raduano e i rivali Pema/Iannoli.
Il 22 agosto 2010 Raduano fu denunciato per concorso con tre compaesani arrestati in flagranza dopo la scoperta di una piantagione con 448 piante di canapa da cui ricavare marijuana: 8 mesi la condanna in primo grado, aumentata a 4 anni e 2 mesi in appello e confermata in Cassazione. Il 14 aprile 2011 fu coinvolto nel blitz «Medioevo» contrassegnato da 7 arresti per il racket della guardiania: Raduano accusato di un’estorsione fu condannato a 8 anni e 4 mesi a Foggia, ridotti a 7 anni e 1 mese in Corte d’appello a Bari.
Il primo agosto 2015 nuovo arresto su ordinanza del gip ai domiciliari per armi: si ipotizzava che fosse suo l’arsenale con 5 pistole e 6 fucili sequestrato nel giugno precedente in casa di una ex guardia giurata: Raduano condannato a Foggia a 6 anni e assolto in appello. Il 18 agosto 2015 arresto e carcere su ordinanza cautelare del gip di Larino per concorso nella rapina a un furgone carico di sigarette avvenuta il 16 giugno precedente a Termoli: scarcerato dopo due settimane e poi assolto. Il 30 gennaio 2016 a Raduano detenuto in carcere per armi, fu notificata in cella un’ordinanza cautelare per detenzione di mezzo chilo di cocaina sequestrati nel settembre 2015: in primo grado inflitti 3 anni, n 7 febbraio 2017 Raduano dopo 17 mesi di detenzione tra carcere e domiciliari tornò libero; a luglio gli venne notificata la sorveglianza speciale: il 28 settembre 2017 fu arrestato per stalking alla moglie di Perna, e subito rimesso in libertà dopo sole 24 ore.
La sera del 21 marzo 2018 Raduano sfuggì alla morte mentre rincasava: tre killer fecero fuoco con fucile e mitra ferendolo; per il ferimento condannato in via definitiva a 14 anni e 6 mesi Giovanni Iannoli, processo da rifare al cugino Claudio Iannoli. L’agguato fallito a Raduano segnò dopo 8 mesi la fine della tregua nella guerra di mafia viestana: seguirono 3 omicidi e un agguato fallito. Tra il 26 e 30 aprile 2018 Raduano fu arrestato due volte per violazione della sorveglianza speciale; il 24 maggio ottenne i domiciliari e a fine giugno tornò libero.
Dopo 40 giorni, il 7 agosto 2018,Ra- duano fu fermato dai carabinieri su decreto della Dda per traffico di droga aggravato dalla mafiosità e armi accuse per le quali fu condannato in via definitiva a 19 anni. L’ultimo arresto è datato 7 dicembre 2021 quando in carcere gli venne notificata una delle 32 ordinanze cautelari del blitz «Omnia nostra» contro la mafia garganica: l’accusa per Raduano è di associazione mafiosa quale capo dell’omonimo clan, alleato del gruppo Lombardi/Ricucci/La Torre coinvolto nella guerra con i Libergolis.
In seguito al pentimento di alcuni garganici a Raduano in «Omnia nostra» la Dda contesta il concorso negli omicidi di Giuseppe Silvestri del 21 marzo 2017 a Monte S. Angelo; di Omar Trotta del 27 luglio successivo a Vieste; e il tentato omicidio a Manfredonia datato 18 febbraio 2018 di Giovanni Caterino, presunto basista della strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017 quando il clan Libergolis per uccidere il rivale Mario Romito ammazzò anche il cognato che gli faceva da autista e i fratelli Luciani in transito in quel momento. Per i due omicidi Silvestri e Trotta e il tentato omicidio Caterino, Raduano è a piede libero: nel processo in corso a Bari la Dda ha chiesto l’ergastolo. Raduano respinge le accuse.