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LESINA E VARANO, IL DEGRADO DEI LAGHI E IL «PING PONG» SULLE COMPETENZE. ORA LA REGIONE È PRONTA A INTERVENIRE

II primo allarme sul de­terioramento dell’habitat e sulla desertificazione della fauna dei laghi di Lesina e Va­rano fu lanciato nella prima­vera del 2019 da Legambiente Puglia. «Si evidenzia – direttamente al presidente della Re­gione, Michele Emiliano – l’in­derogabile necessità di redi­gere un piano di intervento specialistico per il ripristino delle condizioni ambientali delle lagune (…)». Ma prima l’estenuante querelle sulla no­mina del nuovo presidente del Parco del Gargano (finché a spuntarla fu la Lega, impo­nendo il docente di politica economica all’Università di Foggia Pasquale Pazienza) e poi la pandemia da Covid 19 (che in pratica cancellò qual­siasi attività di prevenzione e tutela ambientale), fecero ca­dere quell’allarme nel dimen­ticatoio. Sta di fatto che le pre­occupanti condizioni in cui versavano i laghi di Lesina e Varano erano già note a tutti, ciò nonostante un flipper di responsabilità e competenze ha fatto cadere un lungo si­lenzio sugli unici due laghi costieri d’Italia: peculiarità che Provincia di Foggia, Re­gione Puglia e Parco del Gar­gano avrebbero dovuto difen­dere gettando il cuore oltre ogni ostacolo, invece in que­sta ricostruzione il Corriere del Mezzogiorno risale al rim­pallo che da gravi ha reso drammatiche le sorti dei due laghi.

Lo scorso 18 maggio – due mesi prima che anche mediaticamente scoppiasse il caso – il dirigente delle risorse idri­che della Regione, Andrea Zotti, scrive al presidente del Parco, Pasquale Pazienza. «Confermando l’interesse e la disponibilità della sezione scrivente a svolgere un ruolo attivo nel seguito del percorso – recita la lettera -, si comuni­ca che la scrivente sezione non possiede sufficienti ele­menti per svolgere un’esausti­va istruttoria tecnica a sup­porto della sottoscrizione del protocollo d’intesa». In buona sostanza la Regione si chiama fuori, per assenza di elementi analitici e di competenze, dal­la costituzione di un tavolo tecnico sulle lagune di Lesina e Varano, soluzione invece au­spicata da Provincia di Foggia e per l’appunto dal Parco. Ma se da una parte emerge l’inadeguatezza al ruolo di chi in­vece dovrebbe svolgerlo per missione, dall’altra lascia per­sino basiti la risposta del pre­sidente del Parco del Garga­no. Il quale, lo scorso 13 lu­glio, prima argomenta la sua delusione («in considerazio­ne del più totale e prolungato silenzio degli organi di deci­sione politica regionale (…), fortemente rammaricato per l’impossibilità di proseguire l’implementazione dell’azio­ne messa in campo»), e poi comunica il disimpegno del­l’ente che dirige («comunico la mia decisione di disimpe­gnare il Parco del Gargano dal compito di istituire e coordinare il Tavolo di lavoro sulle lagune di Lesina e Varano»): una autoassoluzione che po­trebbe costare carissimo alle due lagune foggiane, uno schiaffo al limite del parossi­smo da parte dell’istituzione che per genesi dovrebbe oc­cuparsi del destino ambienta­le, sociale e culturale dell’area che rappresenta, ovvero il parco naturale più grande di Puglia e più antropizzato d’Europa. Sembrava finita qui, se non fosse che pochi giorni fa il vi­cepresidente della Regione, Raffaele Piemontese, ha in­terrotto un silenzio istituzio­nale imbarazzante assicurando che «della crisi dei due la­ghi foggiani ci faremo carico noi». Con quali risorse? E so­prattutto con quale piano di salvaguardia? Domande non proprio campate in aria, dal momento che la Regione Pu­glia nel proprio bilancio di previsione 2023-2025 ha stanziato solo 4 milioni di eu­ro per tutelare il proprio patri­monio ambientale e poco più di 33 per le risorse idriche. Ma se il governo regionale sem­bra avvitato intorno alla buro­crazia, anche l’opposizione non fa certo bella figura. Nes­sun cenno per esempio da Massimo Casanova, parla­mentare europeo della Lega nonché amico fraterno di Matteo Salvini: a Lesina è di casa, al punto che sono in molti a sostenere che la pol­trona di presidente del parco a Pazienza l’abbia praticamente blindata lui, ma nono­stante le condizioni in cui ver­sa quello che definisce «il suo luogo del cuore» non si è mai espresso sulla vicenda. Così, in questo dedalo di sciatteria politica, malintesi ammini­strativi e manifesta incapaci­tà, mentre Lesina e Varano muoiono a qualcuno potreb­be tornare utile ricordare che qualsiasi spoils System perde drammaticamente di senso in posti come questi (riserve na­turali, ambientali, parchi, etc), in cui le competenze sa­rebbero così importanti da suggerire di fare a meno di ogni appartenenza politica.

corrieredelmezzogiorno