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FEDERALBERGHI PUGLIA, IL PRESIDENTE CAIZZI: “LA REGIONE È FERMA, SNOBBATO L’EFFETTO MARE E L’ABUSIVISMO È TOLLERATO”

Il caro vacanze, il caro benzina, l’au­mento dei costi dei trasporti. Que­st’estate 2023 non sorride ai turisti, soprattutto in Puglia. Come vi abbia­mo raccontato nei giorni scorsi, una famiglia di quattro persone, in va­canza può arrivare a spendere da 160 a 500 euro al giorno. Con quali conseguenze? Lo abbiamo chiesto a Francesco Caizzi, presidente della Federalberghi Puglia.

«Oggi stiamo vivendo un doppio fenomeno: l’aumento dei prezzi e il calo delle presenze. Questi due aspetti hanno natura e soluzioni diverse. Personalmente mi preoccupa di più il calo delle presenze, allarme che avevo già lanciato lo scorso anno, quando avevamo registrato un +5% di presenze a livello regionale frutto però di aumento del 55% nella sola Bari. Questo significava che altre città avevano registrato o meno. Ma nessuno, a quanto pare, se n’è preoccupato».

Quest’anno, com’è la situazione?

«Il calo più importante si registra in zone balneari come il Salento e parte del Gargano, i nostri maggiori attrattori. La Puglia è turismo balneare. Ma anziché valorizzarlo lo abbiamo snobbato, privilegiando ad esempio i borghi o altre destinazioni. Per carità, non dico che sia sbagliato, ma lo zoccolo duro dei turisti che arrivavano da noi era legato alle nostre spiagge. Oggi invece si sta puntando su altro cercando di fidelizzare una nuova tipologia di turista (come i biker o i camminatori) ma si sta completamente rischiando di discriminare il turista balneare».

Cosa comporta tutto questo?

«Un tempo da noi arrivavano turisti italiani da Piemonte, Lombardia, Veneto. E lo facevano quasi esclusivamente per il nostro mare.

Oggi tutte queste persone, complici gli aumenti e la carenza di servizi del nostro territorio, vanno in Toscana, in Liguria o in Emilia Romagna».

Non siamo più attrattivi?

«L’errore che abbiamo fatto è stato pensare di poter vivere solo di rendita. È vero, siamo un brand da quando Nichi Vendola ha avviato questo processo, da quando è stato creato l’hashtag#weareinpuglia, da quando è stata creata Puglia Promozione. Ma di fatto tutto questo non è stato poi supportato dall’incremento dei servizi. Nulla è stato fatto in concreto se non l’ennesimo piano strategico. Chi dovrebbe decidere, ovvero Regione, comuni e enti quali Puglia Promozione, dovrebbe darsi degli obiettivi, possibilmente a lungo termine, cosicché si possa pianificare. E se non si raggiungono si va a casa».

Insomma la bellezza non basta…

«Basti pensare che per arrivare in Salento c’è solo una statale e spesso ci sono lavori in corso, dall’aeroporto di Bari per il Gargano i collegamenti sono pochi. Le strade, principali e di campagna, spesso sono rotte e sporche. Mancano servizi di pulizia delle spiagge pubbliche, la manutenzione generale è carente. E poi c’è un enorme tema che non viene affrontato: gli abusivi. Nel 2015 Gallipoli arrivarono 2 milioni di persone a fronte di una popolazione di 20mila residenti. Lo si scoprì oltre che dall’evidenza, dall’aumento spropositato della produzione di spazzatura, che non poteva provenire dalla sola popolazione locale né dai turisti regolarmente arrivati. Non avere il controllo sui numeri significa non poter pianificare, significa ordine pubblico , ingestibile, pronto soccorsi affollati, disservizi.

I turisti che arrivano da noi, però, amano questa terra…

«Sicuramente grazie al lavoro degli imprenditori pugliesi che si fanno in quattro. Siamo noi a far sentire i turisti non semplicemente accolti, ma realmente benvenuti qui. Ma stiamo perdendo intere fasce di mercato quali le famiglie e il ceto medio.

Di contro però il turismo di lusso è in aumento.

«Sì perché è un tipo di settore che non subisce mai cali, trattandosi di persone con una capacità di spesa elevata ed più semplice da gestire, perché riguarda un numero più limitato di utenti».

Quali sono, dunque, le soluzioni al problema?

«Ci si deve preparare con anticipo ma prima di tutto occorre combattere l’abusivismo. Il 60% dell’offerta turistica è abusiva, basti pensare agli affittacamere in nero. Su Airbnb ci sono circa 44mila annunci, di cui meno della metà ha il codice identificativo. Se non si sa realmente quanta gente arriva, non si può organizzare nulla».

repubblicabari