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L’ASSESSORE AL TURISMO LOPANE: “FRISA A 20 EURO? NON POSSIAMO VIETARLO, ALBANIA NON E’ UN MODELLO. VOGLIAMO RIMANERE UNA REGIONE AUTENTICA E OSPITALE PER TUTTI”

«Invito le associazioni dei consumatori al prossimo tavolo istituzionale che faremo sul turismo. Accanto agli operatori turistici e agli albergatori, sentiremo le voci di chi rappresenta le famiglie che si lamentano del caro prezzi». Gianfranco Lopane, assessore regionale al Turismo, è tendenzialmente negazionista, sul tema dei costi eccessivi e degli ombrelloni, lo considera un” tormentone estivo”, e crede poco anche ai dati sulla riduzione delle presenze legati a rincari. Ma una concessione la fa e apre al confronto con chi, questa estate, ha denunciato stangate fino a 500 euro per le famiglie che vogliono concedersi una domenica al mare.

L’assessore Lopane la mangia la frisa a venti euro?

«Io la mangio a casa e comunque le mangerei anche fuori. Le nostre friselle hanno un sapore legato alla capacità dei nostri produttori di panificare o di fare olio».

Ma è un piatto della nostra cucina contadina povera. Non un’invenzione gourmet.

«La grande fortuna dei pugliesi è che, come me, le consumano a casa. Non possiamo però vietare ai forestieri di pagarla quanto decidono di pagare. L’importante è saperlo prima».

Non crede dunque che alla Puglia stia sfuggendo di mano la corsa al rialzo? O ritiene anche lei che sia in atto una congiura contro la nostra regione?

«Io mi rifaccio agli studi e alle statistiche con note metodologiche serie. Negli ultimi giorni non ho visto grande attendibilità nei numeri e nelle rilevazioni che girano, sembra più che altro una nevrosi ferragostana. Indagini come quella condotta da Demoskopica non riportano la Puglia tra le regioni dove ha maggiore peso il fenomeno inflattivo, che pure c’è stato. Per me conta più questo che l’aneddotica».

 Ormai tutti gli osservatori, però, parlano di un calo dei visitatori in tutta Italia e anche per la Puglia le previsioni per agosto non sono improntate all’ottimismo. Secondo Vittorio Messina, presidente di Assoturismo, la Puglia registrerà un arretramento insieme a Sicilia, Sardegna, Puglia e Calabria.

«Siamo all’otto agosto e non abbiamo sfere di cristallo. Quello che posso dare come dato certo è che la Puglia cresce nel primo semestre del 10 per cento rispetto al 2022 che era già un anno di crescita.

A luglio i passeggeri sono aumentati, passando da 1.227.000 a 1.320.000. E di questi, cinquecentomila sono stranieri”.

Ma ad agosto, il periodo in cui la maggior parte degli italiani va in ferie, si prospetta una contrazione.

“La domanda è se avremo o no il tutto esaurito ad agosto? Non abbiamo strumenti per dirlo. I dati li commentiamo alla fine, non abbiamo segnali se non polemiche e prime pagine polemiche che non trovano fondamento».

Non è vero che ci sono stati aumenti nei costi?

«Sì, questo non lo nego, i fenomeni inflattivi sono incontrovertibili e sono legati alla capacità di spesa degli italiani ma anche alle spese in più che devono sopportare gli operatori turistici, legati ai tre cigni neri che si sono susseguiti in questi anni: Covid, aumento dei costi energetici e guerra in Ucraina. Ma poi c’è l’altra faccia della medaglia.

Ed è che il mercato turistico è completamente cambiato, non possiamo pensare alle vacanze di tre lustri fa. Ora si tende a fare più periodi di vacanze con periodi più corti, gli short break. Se non si coglie questo non si capisce come sta cambiando il mondo».

Intanto il 41 per cento degli italiani stanno rinunciando al mare, come segnala Federalberghi. Un assessore di una giunta di centrosinistra non dovrebbe preoccuparsi per questa nuova forma di “povertà balneare”?

«Mi sembra assolutamente strano che le famiglie rinuncino al mare in una regione con ottocento chilometri di costa che, per il 99,8 per cento, è pulita. Come Regione abbiamo investito in depurazione e abbiamo sancito che più di metà deve essere libero”.

E controllate che sia effettiva mente così? A volte i tratti lasciati liberi dai concessionari sono davvero esigui e in qualche caso lasciati anche all’abbandono.

«Io non ho la stessa percezione, anzi posso testimoniare che il versante ionico, che ho visitato nell’ultimo mese, lascia assolutamente libero l’accesso a intere spiagge molto apprezzabili. Vieste ha litorali attrezzati alternati a spiagge libere e poi c’è il caso di eccellenza di Margherita di Savoia, dove gli operatori si sono organizzati con una gestione consortile del salvamento in acqua. Un modello da seguire, perché la sfida oggi è proprio l’organizzazione turistica. Quanto ai controlli, gli organi preposti come la guardia costiera fanno un lavoro strepitoso e vanno ringraziati. E poi c’è il grande sforzo dei sindaci dei Comuni costieri che si spezzano la schiena per tenere pulite le spiagge o per offrire servizi ancillari come i parcheggi. La Puglia è una destinazione balneare assolutamente accessibile».

Molti bagnanti dicono che si è concesso troppo ai balneari, che pagano poco e sparano prezzi altissimi. Non è possibile in alcun modo calmierare o quanto meno incentivare un rapporto qualità prezzo più decente?.

«Siamo in un regime di libero mercato, non è fattibile calmierare neanche con gli incentivi. Quanto alle concessioni, aspettiamo le decisioni del governo. Ma è proprio la precarietà che blocca gli investimenti e oltre a frenare dal punto di vista dell’offerta qualitativa porta a cercare di guadagnare il più possibile fin quando si ha la concessione. In questa categoria ci sono i furbetti, ma sono pochi. E oggi sono le recensioni pubbliche a fare da calmiere restituendo ai clienti un’idea precisa sui prezzi e sulla qualità dei servizi».

Insomma, lei non crede che la Puglia rischi di briatorizzarsi, di diventare una destinazione quasi solo per altospendenti.

«Io il termine altospendente non lo utilizzo mai. Continuo a pensare che la Puglia debba essere la terra dell’accoglienza totale. Far star bene tutto, al di là delle dimensioni del portafogli. La Puglia è la regione ha sempre aperto a qualsiasi fenomeno migratorio. Se ci fosse stata la briatorizzazione, Briatore avrebbe investito in Puglia, che invece vuole rimanere autentica, investendo sull’infrastrutturazione dei cammini, sul cicloturismo, sull’outdoor, sulla ricettività all’aperto nelle casette o nelle bubble room, sull’enogastronomia, sulla programmazione culturale».

Anche il ministro del Turismo albanese dice di voler puntare sulla sostenibilità turistica. Però intanto mostra un dato che dovrebbe farci riflettere: il numero degli italiani nel 2012 è aumentato del 72% e quest’anno si è già accertato un ulteriore aumento del 33 per cento. Aumentano anche le partenze dall’aeroporto e dal porto di Bari. Ci stanno facendo le scarpe?

“Io credo proprio di no. Il nostro modello è un altro. I nostri prodotti turistici sono assolutamenti di gran lunga superiori a quelli di altre destinazioni. Lo stesso prodotto mare non è solo lidi ma anche nautica da diporto, aree protette, eccetera. La nostra enogastronomia non è replicabile altrove. Non possiamo fare paragoni con l’Albania. Raccolgo invece l’invito a collaborare proprio sui temi della gestione dei flussi turistici, dove grazie ai progetti Interreg potremmo scambiarci le buone pratiche su temi come le aree protette e la depurazione delle acque».

Ai tavoli che la Regione organizza sul turismo partecipano le associazioni dei balneari, gli albergatori, eccetera. Ma chi rappresenta le famiglie che reclamano semplicemente il diritto a portare i propri figli al mare senza doversi dissanguare visto che i loro risparmi sono già rosicati dall’inflazione? Non è il caso di coinvolgere quanto meno le associazioni dei consumatori?

«Nell’immediato cercherò di contattarle e di capire se i report che hanno diffuso negli scorsi giorni hanno un fondamento reale. In ogni caso estenderemo l’invito a loro perché siano presenti nei tavoli e accompagnino l’evoluzione dell’industria del turismo anziché ricorrere a strumenti di comunicazione che possono rivelarsi controproducenti per la nostra economia».

repubblicabari