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COSA HANNO IN COMUNE UN BIBERON, UN CAFFÈ, DUE PANINI AL SALAME E 480 MILIONI DI LIRE?

La giornata di ieri ha avuto come autentico protagonista l’articolo su un fantomatico biberon che per essere riscaldato sono stati richiesti 3 Euro (senza scontrino) in un bar a Vieste in Sardegna o a San Teodoro sul Gargano.

Scherzi a parte, la vicenda raccontata con comunicati stampa e successive rettifiche, sarebbe successa a Vieste e vedrebbe come protagonisti una coppia di turisti romani e il dipendente di un bar sulla spiaggia che avrebbe chiesto ben 3 Euro per far scaldare il biberon, servizio da sempre e ovunque fornito gratuitamente.

Ma c’è più di un dubbio sulla veridicità dell’intera vicenda, ancor prima che sul dove sia accaduta.

L’articolo, diramato per primo dall’agenzia Dire (www.dire.it) riferisce di un marito che accompagna la propria moglie “con l’auto, e lasciata nei pressi di un tratto di spiaggia libero, decide di farsi scaldare il biberon del piccolo in un bar chioschetto sul lungomare” (https://www.dire.it/23-08-2023/946307-tre-euro-per-scaldare-il-latte-nel-biberon-vieste-la-denuncia-di-due-turisti/). Per chi conosce la costa viestana e soprattutto i suoi lungomari sa benissimo che non ci sono tratti di spiaggia libera senza che siano circondati da stabilimenti balneari ben attrezzati, di chioschetti non se ne vedono da almeno un ventennio.

Ma ciò che ha lasciato interdetti tutti i lettori più attenti è stata la frase finale del comunicato stampa: “L’associazione ha quindi deciso di segnalare la vicenda al Garante per la sorveglianza sui prezzi e al Comune di San Teodoro per i provvedimenti del caso”. Cosa c’entra la località balneare sarda in questa vicenda? A chiarire quello che sarebbe un semplice errore (con conseguente cancellazione del riferimento al Comune del sassarese nell’articolo sul sito Dire.it) è proprio l’associazione citata, ossia Giustitalia che nel pomeriggio ha precisato che “Nel comunicato è stato erroneamente indicato il Comune di San Teodoro dove abbiamo attenzionata una vicenda simile che riguardava dei caffè pagati 3 euro” e che quindi, secondo loro, “la vicenda si è verificata a Vieste” e “il Comune non ne può essere al corrente perché non l’abbiamo ancora segnalata a loro” a conferma di quanto precisato dal consigliere comunale viestano Siena in un suo comunicato.

La vicenda simile attenzionata dall’associazione a tutela dei consumatori Giustitalia ha come punto in comune l’importo, sempre 3 Euro ma soprattutto ha molte (troppe) assonanze con un’altra vicenda, sempre pubblicizzata dalla stessa agenzia e sempre avvenuta (a detta loro) in un chiosco di San Teodoro, per la vendita di 2 panini con il salame e 2 caffè a 18 euro. Ma questa vicenda è molto (troppo) simile anche a quella, sempre raccontata dalla solita associazione, di clienti che hanno pagato 18 euro per due panini e una bottiglia d’acqua in un autogrill del casertano.

Più che di biberon, caffè e panini, quindi, ci sarebbe da parlare della associazione Giustitalia, il cui sito internet non contiene nessun comunicato stampa nonostante la fitta attività di divulgazione di notizie alle testate giornalistiche. Giustitalia è finita da tempo nel mirino del sito internet BUTAC (Bufale Un Tanto Al Chilo) nato per scovare le false notizie che circolano nella Rete. Sulla attendibilità delle comunicazioni che questa associazione mette in circolazione, Butac ha posto ben più di un dubbio elencando numerose vicende (https://www.butac.it/giustitalia-giornalismo/), molte relative a presunti ritrovamenti di ingenti somme in Lire. Tra queste, quella che ha ottenuto maggiore popolarità è relativa ad una eredità da 480 milioni di Lire che le banche non hanno voluto convertire in Euro (come prevede la normativa) ben spiegata, anzi smontata, all’indirizzo https://www.butac.it/eredita-480-milioni-di-lire/.

Quindi, tornando alla domanda posta nel titolo, cosa hanno in comune un biberon, un caffè, due panini col salame e 480 milioni di Lire? Probabilmente che sono tutte “bufale un tanto al chilo”…