L’allarme è stato lanciato il 28 luglio durante l’audizione del procuratore distrettuale Roberto Rossi, secondo cui «la mafia foggiana è una delle mafie oggi più pericolose perché mette insieme una serie di caratteristiche delle mafie tradizionali e delle mafie più moderne». Sono queste parole, pronunciate in audizione, che hanno convinto la Commissione parlamentare antimafia a scendere a Foggia per la prima missione della nuova legislatura.
E così domani la delegazione di parlamentari e senatori guidati da Chiara Colosimo (Fdi) ascolteranno in prefettura a Foggia i vertici delle forze dell’ordine, oltre che Rossi, il procuratore Ludovico Vaccaro e i commissari prefettizi che dal 2021 guidano il Comune di Foggia, secondo capoluogo italiano a essere sciolto per mafia dopo Reggio Calabria. Anche in questo caso, a illuminare la scelta sono le parole di Rossi: «Basta andare a vedere – disse il procuratore di Bari, che guida la Dda distrettuale con competenza su Foggia – le relazioni delle prefetture, di una infiltrazione molto forte all’interno non solo e non tanto del mondo politico ma del mondo che conta negli enti locali, cioè le strutture burocratiche. Come sappiamo bene, un sindaco può cambiare, ma la struttura burocratica se è in mano alla criminalità organizzata è un problema. Questo ha comportato anche un problema per i vari commissari che sono intervenuti a dover modificare queste strutture burocratiche che sono intersecate anche a livello familiare e personale». Riferimenti precisi – quelli di Rossi – alla difficoltà di bonificare le strutture cui spetta la gestione degli appalti: i sindaci passano, ma i dirigenti restano. E spesso (soprattutto nei Comuni più piccoli) è difficile modificare l’organizzazione degli uffici. Ma anche sui rapporti con il mondo economico, Rossi ha ricordato che «a volte, abbiamo imprenditori che hanno rapporti familiari» con i clan egemoni del foggiano. Un altro elemento peculiare che crea situazioni pericolose: «Ci sono imprenditori che combattono, che dicono no, e ci sono imprenditori più che contigui».
La commissione parlamentare arriva a Foggia nei giorni caldi della definizione delle candidature per le elezioni previste a ottobre, e sulla scia di una polemica tutta interna al centro-destra per i rapporti familiari della moglie del candidato sindaco Raffaele Di Mauro. Ma la coalizione ha blindato la scelta del 41enne avvocato segretario provinciale di Forza Italia, anche attraverso un codice etico sulle candidature (predisposto da Fratelli d’Italia) per eliminare dalle liste non solo gli imputati (che la stessa Antimafia potrebbe bollare come «impresentabili») ma anche coloro che, a seguito dello scioglimento del Comune, hanno pure solo impugnato la dichiarazione di incandidabilità. Una scelta di rigore fatta per stroncare le polemiche sul nascere, ma anche per limitare l’azione dell’Udc (il partito oggi guidato da Massimo Cassano, che una parte del centrodestra considera troppo contiguo con il governatore Michele Emiliano), che – a quanto sembra -vorrebbe mettere in lista esponenti collegati all’ex sindaco Landella.
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