«Un settore delicato, complesso, difficile, influenzato, condizionato in maniera forte dalle indicazioni europee secondo le quali i pescatori italiani dovrebbero smettere di pescare», n sottosegretario alle politiche agricole e forestali, Patrizio La Pietra, non usa mezze parole per tratteggiare la situazione della pesca in Italia come del resto è stata rappresentata dalla viva voce dei pescatori di Manfredonia che hanno voluto incontrare l’esponente del governo italiano, per esprimergli le preoccupazioni, le difficoltà di espletare una attività secolare. Un dialogo fitto e approfondito tra pescatori e sottosegretario che era accompagnato dalla senatrice Anna Maria Fallucchi e dal consigliere regionale Giannicola De Leonardis.
Punta dolente dell’iceberg del settore, la pesca a strascico di cui la Comunità europea ha decretato lo stop nel 2030, ha ricordato Algesiro Cariglia, operatore ittico presso il cui impianto di acquacultura “Gargano fish”, si è tenuto il meeting che ha visto la massiccia partecipazione interessata di rappresentanze della categoria. «Noi siamo contrari – ha rimarcato il sottosegretario rispondendo ai tanti interrogativi posti – a tale indicazione. In Europa devono capire che lo strascico è una questione di pesca, ma anche sociale ed economica». Punto cruciale che coinvolge non solo la pesca, è l’uso del mar Mediterraneo. «Noi sosteniamo – ha chiarito La Pietra – che quello che si fa nel Mediterraneo deve essere deciso dai Paesi del Mediterraneo e non essere calato dall’alto dei Paesi del nord che hanno condizioni ambientali e modalità di pesca differenti».
Un principio che tuttavia, ha avvertito l’esponente di governo, va gestito con regole precise. «Non è possibile consentire – ha semplificato -che da noi si debba consumare pesce arrivato da altri Paesi ma pescato nel nostro mare. I pescatori italiani e quindi di Manfredonia, devono essere messi nelle condizioni di lavorare al meglio e con il giusto guadagno». I problemi pendenti sulla pesca sono tanti e incidono sulla efficienza dell’attività di pesca. Tra queste la player della filiera ittica, Michela Cariglia, ha posto la questione della «armonizzazione delle concessioni demaniali per l’acquacoltura che ha regole da rispettare come il pescato. Vanno unificate a livello nazionale» ha rilevato spiegando che «attualmente ci sono regole diverse da regione e regione, comune e comune e via dicendo: acquacoltura e pescato sono sullo stesso piano e la crescita dell’imo vale quella dell’altro».
La crisi della pesca implica anche il ricambio generazionale. «Il punto è -ha esposto Cariglia – formarli ed educarli ad un mestiere delicato ma che presenta tanti aspetti positivi». Dello stesso avviso è anche Giuseppe Palma, segretario generale di “Assoittica Italia”, che ha già avviato un progetto con le scuole. «Il fine ultimo – ha sancito La Pietra – è quello di rilanciare il prodotto italiano del mare come dell’agricoltura».
In questa prospettiva e per una conoscenza approfondita delle varie realtà produttive della Capitanata, il sottosegretario La Pietra ha compiuto un giro di orizzonte nelle aziende più significative nel settore della produzione agricola: ortofrutta, pomodoro, vino. Produzioni fondamentali per lo sviluppo del territorio. Particolarmente toccante la visita alla cantina sociale di San Severo: tra i fondatori 90 anni fa, c’era anche il nonno del sottosegretario La Pietra.
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