Le sentinelle del mare. Così vengono chiamati i pescatori di Puglia e Veneto che raccolgono i rifiuti in mare. Nell’area Tremiti-Molfetta, tra giugno e luglio ne sono stati raccolti ben 2.753 kg, in Veneto, invece, dove le attività di recupero sono ancora in corso, sono stati raccolti finora circa 510 kg di materiali abbandonati. Il “prezioso bottino”, smaltito adeguatamente dopo le operazioni di differenziazione condotte dagli stessi pescatori, era costituito all’80% da plastiche resistenti di vario tipo e il restante 20% da calze per allevamento di mitili, metalli, vetro e pneumatici.
Di rifiuti in mare, biodiversità e ruolo dei pescatori nel progetto Eco.Adri, finanziato dal Ministero delle politiche agricole, si è parlato a Manfredonia, nel corso dell’incontro, presso il Centro di re cupero tartarughe marine di Legambiente che ha visto la partecipazione di numerosi ospiti e relatori tra i quali Daniela Salzedo, direttrice Legambiente Puglia; Giovanni Furii, responsabile scientifico Crtm- Legambiente Manfredonia – Università di Siena; Antonio Di Bello, Sea turtle clinic Dipartimento medicina veterinaria Università di Bari – Dipartimento biologia Università di Pisa; Giusi De Castro, Ufficio aree protette e biodiversità Legambiente Nazionale; e Antonella Lauriola, assessore al bilancio del Comune di Manfredonia. All’incontro ha partecipato una delegazione veneta dei partner di progetto e degli stakeholder rappresentati dalla marineria di Manfredonia.
Ad inaugurare la giornata un lieto evento: la liberazione in mare, a largo di Manfredonia, della tartaruga “Adri”, un esemplare finito accidentalmente in una rete a strascico il 13 settembre, a circa 5 miglia a largo di Rodi Garganico. Dopo un’accurata analisi da parte dei tecnici di Legambiente, la tartaruga che nei giorni ha espulso piccoli rifiuti tra cui un cerotto per medicazioni, è stata oggi accompagnata a largo dalla delegazione del progetto Eco.Adri che ha potuto seguire l’emozionante momento del suo “tuffo” dal gommone e dell’immediata corsa verso la libertà, grazie anche al sup: porto e alla supervisione di un mezzo navale della Guardia costiera e della Capitaneria di porto di Manfredonia.
Eco.Adri, infatti, non si occupa solo di marine litter. Tra i suoi obiettivi figura esplicitamente la tutela della biodiversità e della tartaruga marina in particolare. Iniziato a giugno, il progetto che terminerà a fine ottobre, si svolge in Veneto, a Caorle e in tutta l’area flag di Venezia, e in Puglia, tra Moffetta e Bari, nell’alto e nel basso Adriatico quindi, in una zona densissima di attività del Mediterraneo, che rappresenta per caratteristiche naturali e biodiversità imo tra i più importanti ecosistemi al mondo.
Molti rifiuti galleggiano sulla superficie del mare e vengono trasportati sulle spiagge ma la maggior parte finiscono sui fondali sparendo alla vista. In generale, la plastica è il principale rifiuto del mare raggiungendo, in alcune aree, il 90-95% del totale e se i pezzi più ingombranti possono essere recuperati, le microplastiche derivanti dalla sua degradazione sono impossibili da eliminare.
Tra i principali responsabili troviamo la mitilicoltura e la pesca non professionale, ma anche e soprattutto il non corretto smaltimento dei rifiuti a terra. Nelle reti dei pescatori, infatti, sono finite anche biciclette, contenitori di ogni tipo, latte di vernici potenzialmente tossiche, batterie d’auto ma anche reperti bellici inesplosi.
“La partecipazione dei pescatori, appositamente formati e coinvolti nel progetto, è fondamentale per il raggiungimento dei nostri obiettivi – ha dichiarato il Project Manager di Legambiente Nicola Corona – Solo grazie alla loro disponibilità possiamo riuscire a diminuire rinquinamento dei nostri mari e tutelare il prezioso patrimonio di biodiversità che li caratterizza, a partire dalle tartarughe marine che spesso sono tra le prime vittime dell’inquinamento e delle catture accidentali durante le attività di pesca”.