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LIDI/ MARGHERITA DI SAVOIA PAGA CANONI ALLO STATO PER 1,2 MILIONI DI EURO: PIÙ DI CATTOLICA E RICCIONE

Margherita di Savoia, in formato mare, è una gallina dalle uova d’oro. Lo è soprattutto per lo Stato che incassa annualmente 1.140.543 euro per canoni demaniali pagati dai titolari dei lidi. Ovvero il 10 per cento di tutta la Puglia (12.540.815 euro). Altri 85 mila euro vanno al Comune e 28.500 euro alla Regione. E nelle altre realtà balneari? Riccione, regina della Riviera Romagnola, versa 822.059 euro, mentre Cattolica 277.648 euro. A Santa Margherita Ligure i canoni annuali ammontano a 214.478 euro.

È il paradosso di una normativa, quella statale, che finisce per tartassare le aree costiere con più spazi e servizi. E che non tiene conto dei prezzi finali proposti agli utenti. L’argomento è stato affrontato nel corso dell’assemblea dei balneari di Margherita di Savoia alla presenza di Antonio Capacchione, presidente nazionale del Sib (sindacato italiani balneari) e di Bernardo Lodispoto, sindaco di Margherita di Savoia. Subito in apertura dei lavori è emerso il problema della tassazione. Infatti, la normativa stabilisce che il pagamento viene effettuato in base all’ampiezza delle zone di costa sottoposte a concessione, ma soprattutto sul parametro delle superfici aperte o coperte. Quest’ultime «quotano» un prezzo almeno cinque volte più alto delle aree scoperte. La conseguenza? I balneari non hanno dubbi: significa non incentivare l’aumento dei servizi come ristorazione, bagni, cabine spogliatoio e aree relax coperte per bambini. Ma anche parcheggi e zone dedicate allo sport. Un altro nervo scoperto dell’impianto normativo è la linearità delle tariffe. Ci sono zone, come Margherita di Savoia, che per caratteristiche geografiche hanno molto spazio, ma il mercato offre standard di qualità a prezzi contenuti.
«I servizi offerti dagli stabilimenti balneari del nostro territorio – hanno detto gli operatori nel corso dell’assemblea – sono elevati. Ma le tariffe che pratichiamo risultano essere fra le più basse ed economiche d’Italia: l’abbonamento stagionale con un ombrellone e due lettini va da 600 a 1.200 euro, mentre il giornaliero da 10 a 25 euro».

Infine, c’è da affrontare il tema delle mancate risorse incamerate dall’ente territoriale che, invece, potrebbero essere destinate a migliorare la viabilità e soprattutto rendere fruibili le spiagge libere. «Occorre intervenire – ha aggiunto il sindaco Lodispoto – sapendo che il canone viene versato direttamente allo Stato nel mentre le funzioni amministrative e l’eventuale relativo contenzioso sono in capo al Comune. È il caso di chiedere la modifica delle regole e dare risorse alle amministrazioni locali».
Gli operatori lanceranno un appello al presidente nazionale dell’Anci, Antonio Decaro, e al governatore della Puglia, Michele Emiliano, affinché prendano posizione. «Sottoporremo la questione a Decaro – hanno detto i presenti – perché non è possibile che i proventi delle concessioni non restino ai territorio. I Comuni devono poter intervenire sui servizi e sulla fruibilità delle spiagge libere che versano in condizioni disastrose. Nei prossimi giorni lanceremo un appello anche al governatore Emiliano affinché richieda al governo di lasciare alla Puglia i proventi della tassazione. È bene ricordare che gli stabilimenti balneari presenti in regione pagano complessivamente 12,5 milioni». Sono risorse, concludono gli operatori di settore, che potrebbero essere utilizzate per la pulizia delle spiagge e per l’allestimento di stabilimenti balneari pubblici. «Solo così – concludono – si rende un servizio vero alla collettività in un comparto che è fiore all’occhiello delle vacanze».

corrieredelmezzogiorno