Fine luglio 2017:
“Ciao Piero, non scendo nel Gargano come promesso, i muratori stanno ultimando le rifiniture del progetto per l’ampliamento piano casa. Ci incontreremo in seguito”.
Lui a me: “ Uè Antò, meglio così, stai lì a Varazze, sarà sempre più fresco di qua. Non puoi credere che caldo torrido abbiamo. Ti conviene assistere le maestranze (l’occhio del padrone ingrassa il cavallo). Ci vedremo questo autunno. In agosto, inizio la terapia intensiva, puoi immaginare. Antò non ho più voglia di fare niente. Ho smesso completamente di interessarmi al giornalino Punto di Stella. Ci vedremo e parleremo questo autunno”.
Io a Lui: “Ciao roccia, ricordati che anche il Monte ha i suoi guai da riparare e che, da un momento all’altro, potrebbe franare”.
Lui a me: “Prima che il Monte frani continuasse a scrivere, non tanto per come scrive ma per quello che scrive. Ciao Antò”.
Non mi dilungai nel dialogo come accadeva altre volte. In verità, era lui ad intrattenermi, quando ci telefonavamo, curioso di conoscere le mie peripezie vissute durante il periodo di pastorello. Mi chiedeva spesso delle mie notti passate in bianco a causa dei forti dolori reumatici e delle febbri devastanti. Io gli raccontavo dei miei malanni e dei miei giovanili problemi di salute, affrontati senza troppo lamentarmi. Gliene parlavo con ironia, a volte quasi con distacco e indifferenza, cercando di terminare sempre con un finale positivo, così da rendere leggero quanto invece era stato pesante. Nel riferire i miei problemi di salute, evitavo di drammatizzare, ci scherzavo, come quella volta quando gli dissi che io stavo male, ma il carrettiere, finito sotto il carro rovesciato, stava peggio.
Tra noi era nata un’amicizia familiare senza mai conoscersi di persona. Mi aveva fatto delle confidenze personali, come fossi un fratello. In precedenza, mi aveva accennato al suo stato di salute e per questo motivo in quella telefonata di fine luglio evitai la solita domanda “come stai?”
Anni prima, avrei voluto fargli una sorpresa, recandomi a Peschici per incontrarlo. Seduto al bar delle terrazze nel suo paese gli telefonai: “Ciao Piero ti aspetto per bere qualcosa insieme, mi trovo a Peschici”.
Lui a me: “Mi dispiace sono a Verona, ma visto che sei da quelle parti vai domani a Vieste in mattinata, non prima delle undici, recati al Faro, quando annuserai l’odore del sigaro ti troverai di fronte ad un personaggio eccellente; si chiama Ninì delli Santi, lì c’è la sede di ondaradio, salutalo da parte mia.”
Così feci e per diversi anni il Direttore delli Santi trasmise i miei scritti, oppure venivano pubblicati sul periodico “il Faro”, questo fino alla morte di Piero, avvenuta il 12 Ottobre 2017.
Un anno, presso la fiera di Milano, in occasione della Borsa Internazionale del Turismo, conobbi il figlio di Ninì delli Santi, gli accennai del progetto in comune con Piero, quello di organizzare il festival del cinema o del cortometraggio, da svolgere nel Gargano, sul tema ecologico. Per l’occasione avevo coinvolto il regista Francesco Ghiaccio, amico di mio figlio. Insieme hanno realizzato il film “Un Posto Sicuro”, sul tema eternit amianto. In quella occasione conobbi il sindaco di Peschici, Francesco Tavaglione con cui è nato un rapporto cordiale continuativo attraverso facebook.
Avevamo un altro progetto in comune con Piero, ossia coinvolgere gli addetti competenti a promuovere il gemellaggio tra Parco Nazionale del Gargano e quello del Parco del Beigua della Liguria, confinante con la Francia, per inoltrare un’unica richiesta al fondo monetario europeo, per il ripristino di antichi casolari posti lungo il percorso della Via Francigena, per poi essere trasformati in stazioni turistiche in grado di ospitare cavalli e cavalieri, appassionati di mountain-bike, trekking e deltaplani. Queste stazioni sarebbero servite per realizzare manifestazioni durante tutto l’arco dell’anno con un forte richiamo per il turismo. Tante sovvenzioni a tasso zero esistenti e mai utilizzate perché mai richieste.
Piero ci teneva a farmi conoscere i suoi amici, personaggi della cultura garganica. Oltre a Ninì delli Santi mi consigliò Teresa Maria Rauzino, conoscenza avvenuta presso l’istituto scolastico di Rodi Garganico dove insegnava. Michele Lauriola di Vico del Gargano, editore del periodico mensile Fuoriporta che a sua volta mi ha presentato Grazia D’Altilia, famosa scrittrice, divenuta amica di famiglia. Vincenzo Campobasso di San Giovanni Rotondo, poi mia guida nell’edizione di Punto di Stella in “Una poesia per tutti”. Antonio Del Vecchio giornalista, scrittore di Rignano G., che insieme a Piero ha contribuito a divulgare i problemi e i progetti per come poter migliorare il Gargano nei diversi notiziari del sud.
Piero presentava i miei strafalcioni sul suo periodico con delle sue estrose frasi, per invogliare il lettore; come quando scrissi un articolo, invitando i vari sindaci a riunirsi e a rappresentare il Gargano tutto, senza rivalità, inoltrando un’unica richiesta alla regione onde ottenere agevolazioni più facilmente o per il prodotto unico da presentare alle fiere.
Piero mi presentò con queste parole: “Panacea per tutti i mali che affliggono il nostro Gargano, il nostro meneghino lontano”. Forse, perché, più volte, spiegai che Antonio Monte da Milano non si riteneva un milanese e che potevo collaborare a beneficio del Gargano, anche da lontano.
Piero scelse alcune mie foto postate su facebook e dalle notizie carpite attraverso le telefonate mi dedicò un articolo sul Suo periodico Punta di Stella dal titolo “La storia di un vero uomo”.
Come voleva che facessi, ho ripreso a scrivere a modo mio dopo tre anni dalla Sua assenza, Piero Giannini, giornalista, scrittore, autore di: “Dalla Russia per amore – Homo garganicus – I figli del paradiso perduto – Terra, pianeta che muore. Inviti alla riflessione in appendice” e maestro di vita.
E quando ripenso alle telefonate intercorse con lui, voglio pensare che, il raccontare della mia gioventù malaticcia, il riderci sopra, l’ironizzare sui miei dolori e su tutti i miei disturbi di salute, seppure fossi giovanissimo, gli abbiano strappato una risata, nei suoi giorni più tristi, come “un meneghino lontano”, che vuole alleggerire l’umore di un amico, mentre a sua volta combatte.
Dialogo con Lui ancora volentieri, attraverso il linguaggio dei pensieri, anche gli Amministratori di Peschici dovrebbero onorare il Suo vissuto, il periodico Punto di Stella ne resterebbe compiaciuto…
Antonio Monte da Varazze