Per la direzione distrettuale antimafia e il Gip di Bari, Giuseppe Battista, firmatario delle due ordinanze cautelari a carico dei trentaseienni viestani Giovanni Iannoli (disposto il carcere, è già detenuto dal 2018) e del pentito Danilo Pietro Della Malva (per lui domiciliari) accusati dell’omicidio del compaesano Marino Solitro ucciso a fucilate il 29 aprile 2015, «le dichiarazioni di Della Malva oltre a risultare logiche e concordanti, trovano pieno riscontro nel materiale probatorio acquisito (intercettazioni, video del delitto, riscontri di polizia scientifica: ndr) e sono corroborate dalle rivelazioni di altri quattro pentiti: i viestani Giovanni Surano e Orazio Coda, il mattinatese Andrea Quitadamo, il foggiano Alessandro Mastrorazio».
Surano, del clan Raduano, sostiene d’aver appreso da un altro esponente del gruppo che a uccidere Solitro erano stati Della Malva e Giovanni Iannoli; e che lo stesso Della Malva glielo confidò durante un periodo di codetenzione in carcere. Coda dice che fu il boss Marco Raduano (ricercato da febbraio dopo l’evasione dal carcere di Nuoro) a fargli i nomi dei due killer di Solitro, aggiungendo che gli avevano anche chiesto il consenso per agire: a dire di Coda, Raduano aveva appreso i particolari dell’agguato a Solitro dagli stessi Della Malva e Iannoli.
Quitadamo alias “Baffino”, ex esponente di spicco del clan Romito ora denominato Lombardi/Ricucci/La Torre alleato del gruppo Raduano, indica quale sua fonte di conoscenza un compaesano che gli fece i nomi di Iannoli e Della Malva. Mastrorazio, detenuto nel 2021 con Iannoli nel carcere di Siracusa, parla delle presunte preoccupazioni del compagno di cella quando apprese del pentimento di Della Malva datato maggio 2021, in quanto temeva che lo coinvolgesse in un omicidio commesso insieme al neo collaboratore di Giustizia.
Nelle prossime ore ci saranno gli interrogatori di Iannoli detenuto nel carcere di Siracusa e difeso dall’avv. Michele Arena, e di Della Malva che vive in una località protetta. La Dda li accusa, in concorso con un compaesano e il defunto Omar Trotta ucciso nel luglio 2017, dell’omicidio premeditato e aggravato dalla mafiosità di Solitro, assassinato mentre rincasava in località Molinette.
Della Malva si è accusato del delitto: sostiene d’aver fatto da palo e che fu Iannoli a sparare e poi finire la vittima colpendola al volto col calcio del fucile. Solitro – prosegue l’atto di accusa – fu ucciso per aver «spezzato nel 2008 il vincolo omertoso che regnava negli ambienti criminali sporgendo formale denuncia nei confronti di Trotta (accusandolo d’aver ceduto droga a un familiare: ndr) e perché acquistava sostanza stupefacente da spacciare attraverso canali diversi da quelli del clan capeggiato da Marco Raduano e Girolamo Perna», quest’ultimo ucciso nell’aprile 2019.
Inizialmente Raduano e Perna erano soci, poi ci fu la scissione da cui nacquero i clan Raduano (al quale ha confessato d’essere affiliato Della Malva) e Perna (in cui rivestiva un ruolo di vertice anche Giovanni Iannoli), protagonisti di una guerra di mafia per il controllo del mercato della droga.