DAL CAMPO ALLA TAVOLA, I PREZZI AUMENTANO ANCHE DEL 500%, MA I PROFITTI VANNO TUTTI ALLA GRANDE DISTRIBUZIONE —–
Ci saranno anche gli agricoltori pugliesi, giovedì 26 ottobre 2023, alla grande manifestazione nazionale di protesta organizzata da CIA Agricoltori Italiani che si terrà in Piazza Santi Apostoli a Roma. CIA Puglia sta organizzando pullman da ciascuna delle 6 province pugliesi.
“Saremo tantissimi dalla Puglia e da tutta Italia”, annuncia Gennaro Sicolo, presidente regionale e vicepresidente nazionale dell’organizzazione.
I temi al centro della protesta e delle proposte di CIA Agricoltori sono molti, tutti partono dalle enormi difficoltà affrontate dal comparto primario negli ultimi 10 anni, con un quadro economico, reddituale, produttivo e occupazionale in grande sofferenza.
“Una delle questioni su cui da anni è necessario un risveglio della politica e delle istituzioni è lo scandaloso squilibrio nella catena del reddito tra il primo anello di tutte le filiere, vale a dire le aziende agricole, e gli ‘assi pigliatutto’ della GDO e delle industrie di trasformazione”, spiega Sicolo.
Il prezzo del prodotto coltivato e raccolto sul campo è enormemente inferiore a quello imposto sui banchi dei supermercati. L’Ufficio Studi CIA, a questo proposito, ha elaborato un’attenta analisi statistica sulla variazione percentuale tra prezzi all’origine e prezzi al consumo nel bimestre agosto-settembre 2023.
Il grano duro italiano, negli ultimi mesi, è pagato 35 centesimi al chilo, vale a dire il 494% in meno rispetto al prezzo medio di un kg di pasta. I pomodori, nel passaggio dal campo agli scaffali della Grande Distribizione Organizzata, vedono aumentare il loro prezzo del 230%. Agli allevatori e produttori di latte, viene corrisposto un prezzo di quasi 4 volte inferiore rispetto a quanto i consumatori sono costretti a spendere per un litro di latte.
“È una situazione di pesante e generalizzato squilibrio a danno degli agricoltori”, aggiunge Sicolo. “Lo stesso medesimo problema si riscontra per l’uva da tavola, gli agrumi, le angurie, le ciliegie, la frutta in generale, ma anche i prodotti dell’orto. Spesso, a causa dello scarsissimo valore riconosciuto agli agricoltori per il loro eccellente lavoro in termini di qualità e standard di sicurezza alimentare, mette le aziende agricole nelle condizioni di non raccogliere nemmeno, di lasciare il prodotto sulle piante, perché con certi prezzi al ribasso non si riescono a coprire nemmeno i costi di produzione.
Per tenere artificiosamente bassi i prezzi da corrispondere agli agricoltori italiani, spesso si usa la clava delle massicce importazioni anche di prodotti per i quali l’Italia potrebbe essere autosufficiente.
Così vengono immessi sul mercato tonnellate di prodotti di basso o bassissimo livello qualitativo provenienti da Paesi nei quali gli standard di qualità, di sicurezza alimentare e di rispetto del lavoro sono decisamente inferiori ai nostri. É una situazione grave e inaccettabile che va cambiata, per questo è importante essere a Roma il 26 ottobre. Facciamo sentire a Parlamento e Governo la nostra voce”.