A luglio il Tribunale di Foggia ha dato ragione a CCIAA e condannato Palazzo di Città a pagare circa 236mila euro. Giunta Gelsomino, il 31 il reintegro dopo le dimissioni.
E’ scontro, dopo anni, tra il Comune di Vieste e la Camera di commercio di Foggia.
Lo scorso 13 ottobre la giunta guidata dal sindaco Giuseppe Nobiletti ha discusso del ricorso con cui l’ente camerale nel 2015 citò in giudizio il Comune dì Vieste per “riottenere la somma versata e condannare il Comune, in persona del suo (ex, ndr) sindaco prò tempore Ersilia Nobile, a restituire la somma di 241.668,36 euro, quale somma rivalutata e con gli interessi, a far data dal 09.03.2012 fino al 31.05.2015, indebitamente trattenuta”.
Una pretesa sempre considerata inammissibile e infondata da parte dell’amministrazione comunale.
Si tratta della restituzione della somma versata da Camera di commercio al fine di acquistare 43.470 azioni, del valore nominale unitario di 5,16 euro, della società Aurora spa (che realizzò e gestì il porto turistico Marina di Vieste prima di fallire), somma rivalutata e con gli interessi legali.
Il 20 luglio scorso c’è stata la sentenza con cui il Tribunale di Foggia, sezione prima, ha accolto la domanda di CClAA e condannato il Comune alla restituzione in favore dell’ente camerale di 224.305,20 euro, oltre interessi al tasso legale dal 28 marzo 2012 al 31 maggio. Il Comune è stato inoltre condannato a pagare le spese di lite, pari a 11,674,50euro. Ebbene, il sindaco Giuseppe Nobiletti ha deciso di impugnare tale sentenza in appello, sperando in una diversa decisione in secondo grado, affidandosi all’avvocato Michele Fusillo.
Un acquisto, quello delle azioni della controllata comunale, che non è mai stato formalizzato con atto notarile. Lo afferma la segretaria generale dell’ente camerale, Lorella Palladino, che nei giorni scorsi ha spiegato in un proprio atto come “in sostanza il vincolo dei pagamento non è mai sorto, in ragione del fatto che il trasferimento delle quote sociali non si è mai perfezionato” e che “il pagamento sin dall’origine era privo di legittima giustificazione”.
I! presidente uscente Damiano Gelsomino, vista l’impugnazione in appello da parte dell’amministrazione Nobiletti della sentenza favorevole a CCIAA, ha deciso di costituirsi in giudizio e di farsi difendere, come nel giudizio di primo grado, dall’avvocato Alberto Teta.
La questione è stata discussa dalla giunta camerale nella seduta dello scorso 23 ottobre, quando è stata ratificata la determina presidenziale d’urgenza sul ricorso in appello proposto dal Comune di Vieste.
Inoltre in quella sede c’è stata la nomina del collegio dei revisori dei conti CCIAA con i poteri del consiglio e la predisposizione delle linee strategiche per la relazione previsionale e programmatica 2024.
Sullo sfondo c’è l’atmosfera carica di tensione connessa al fatto che l’ente di via Protano è atteso a dicembre dal rinnovo del consiglio ed è dunque al centro di una partita roventissima.
Gelsomino ha convocato il consiglio per il 31 ottobre, alle ore 15,30, per diversi punti all’ordine del giorno, tra cui l’approvazione della relazione previsionale e programmatica 2024 ma soprattutto il reintegro della giunta camerale a seguito delle dimissioni di tre componenti.
Come fu rivelato da l’Attacco, a metà settembre si sgretolò con tutta evidenza il sistema Gelsomino in Camera di commercio, con evidenti turbolenze anche in altre sedi: dopo lo scontro avvenuto per il nuovo consiglio di amministrazione del GAL Gargano di Monte Sant’Angelo, il terremoto avvenuto in giunta camerale riguardò la decisione di andare via da parte di tre pezzi da novanta come Nicola Biscotti (presidente ANAV, l’associazione del trasporti di passeggeri con autobus di Confindustria), il vicepresidente Filippo Schiavone (numero uno provinciale di Confagricoltura) e Alessia Di Franza (direttrice di Confartigianato).
A dicembre a sfidare il sipontino, a caccia del secondo mandato, sarà, stando ai rumore, l’imprenditore Giorgio Mercuri, espressione di Confcooperative. Quanti si oppongono al Gelsomino bis hanno sottoscritto un accordo pre-elettorale: ci sono in primis le cinque organizzazioni agricole (Coldiretti, Confagricoltura, Cia Agricoltori Capitanata, Confcooperative e Copagri), poi Confartigianato, Confindustria, le associazioni dei consumatori. Insomma, la partita è apertissima e appare senza esclusione di colpi.
l’attacco