Menu Chiudi

SOLDI PUBBLICI, MATERIALI SCADENTI. BUFERA GIUDIZIARIA SULL’INGEGNERE CHE ORGANIZZA “IL LIBRO POSSIBILE”

Era preoccupato al­l’idea di dover affrontare nuo­vamente guai giudiziari Gianluca Loliva, coinvolto nel recente scandalo giudiziario su presunti illeciti nella realiz­zazione del porto di Molfetta. Proprio lui che, nella sua qua­lità di presidente dell’associa­zione culturale senza scopo di lucro Artes aveva promosso dibattiti sull’etica negli enti pubblici nell’ambito del festi­val letterario internazionale “Il Libro Possibile”, allestito ogni estate tra Polignano a Mare e Vieste dall’associazione da lui presieduta e di cui è legale rappresentante.

 Lui che, attra­verso l’associazione senza sco­po di lucro del tutto estranea alla vicenda che invece inte­ressa la sua professione, gesti­sce flussi di denaro pubblico e privato molto consistenti (cir­ca mezzo milione) per uno de­gli eventi top dell’estate pugliese. Le paure, tuttavia, non lo hanno salvaguardato dai provvedimenti dell’autorità giudiziaria che sta indagando sull’oscura faccenda molfettese.

 Loliva, che è il direttore operativo dell’ufficio della di­rezione dei lavori che stanno interessando il nuovo porto commerciale di Molfetta, è uno dei nove indagati nell’ambito dell’inchiesta che ha por­tato alla luce un presunto si­stema fraudolento circa l’uti­lizzo dei materiali scadenti per i lavori di messa in sicurezza dello stesso porto commercia­le. Per Loliva, la gip del tribu­nale di Trani, Carmen Anna Lidia Corino, ha disposto la sospensione dall’esercizio di pubblici uffici e servizi e il di­vieto temporaneo di esercita­re l’attività professionale.

Stando alla ricostruzione effettuata dagli inquirenti, an­che mediante l’utilizzo di in­tercettazioni telefoniche, Gianluca Loliva, pur avendo potuto constatare personal­mente che il materiale impiegato nelle opere non fosse quello commissionato, non avrebbe formalmente conte­stato al fornitore la provvista. Una responsabilità di cui l’in­gegnere era consapevole, al punto che, in una telefonata con una sua amica, si era ab­bandonato ad uno sfogo, esponendo i suoi timori e raccontando di una furibonda li­tigata avvenuta in ambito lavo­rativo.

«Ognuno fa i ca… suoi, tu non hai idea! Cioè… sono andato sul molo in costruzio­ne e ho trovato materiale di m…. che stavano portando». L’incubo di rivivere l’esperien­za di un ulteriore processo (il professionista fu coinvolto e assolto in un altro procedi­mento sempre relativo ai lavo­ri del porto di Molfetta) è rive­lato apertamente alla sua ami­ca, alla quale confida che al­l’epoca, pur non essendo stato presente in cantiere al mo­mento dell’arrivo del materia­le non idoneo, aveva risposto personalmente davanti alla legge in qualità di responsabi­le. «Io, invece mi sono fatto un processo per truffa, hai capi­to? È come se io avessi truffato lo Stato (…) perché con questi soldi pubblici sono stati mes­si materiali non proprio ido­nei» ha raccontato Loliva alla sua amica in quella conversa­zione intercettata dagli inqui­renti.

Per il giudice, però, l’in­gegnere era consapevole della frode: da qui il provvedimen­to di divieto di esercitare la professione.

corrieredelmezzogiorno