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VIESTE/ COME E PERCHÉ SI CRESCE E SI IMPARA MEGLIO CON I CANI IN CLASSE

Ancora un riconoscimento per Francesca Toto, attivista per i diritti degli animali e ideatrice di “Zero cani in canile”. Il lavoro fatto all’IC “Rodari Alighieri Spalatro” di Vieste è stato selezionato per il Convegno Internazionale Erickson come buona prassi scientifica.

Ha per titolo “La relazione col cane a scuola come processo facilitatore dell’inclusione, della crescita personale, sco­lastica e sociale” il progetto che Francesca Toto ha pro­posto e realizzato due anni fa con gli alunni della classe prima B dell’Istituto Comprensivo “Rodari Alighieri Spalatro” di Vieste. L’autrice che è docente di Lingua inglese presso lo stesso istitu­to, attivista animalista, volontaria in opere assistenziali e missio­ni nelle regioni africane più disagiate, addestratrice cinofila e so­prattutto ideatrice del progetto “Zero cani in canile”, continua nel­la proposizione di prassi educative e didattiche che pongono al centro la relazione con i cani in modo specifico, puntando all’ac­crescimento delle competenze affettive, sociali e dell’apprendi­mento attraverso una più consapevole conoscenza del compor­tamento degli animali e del rispetto dei loro diritti.

E’notizia di due giorni fa che il progetto è stato selezionato dal Comitato Scienti­fico del 14° Convegno Internazionale Erickson sulla “Qualità del­l’Inclusione scolastica e sociale”ed inserito tra le “Buone prassi e Ricerche scientifiche”.

Professoressa Toto, da dove nasce l’idea di questo progetto che è stato realizzato per step successivi nell’arco di un anno intero?

Ho ritenuto utile fare questo progetto per dimostrare quali van­taggi i ragazzi possono trarre dal punto di vista dell’autostima, dell’accrescimento e dell’empatia stando a contatto con il cane; ma anche il cane, a maggior ragione se proveniente da un canile e bisognoso di trovare casa, trae beneficio da una relazione con soggetti dì tipo diverso e in contesti di tipo diverso da quello della reclusione.

Tutto è iniziato con delle attività didattiche di zooan­tropologia ed etologia durante le quali il cane non era presente in classe. Abbiamo illustrato le fasi della vita, età, comunicazione canina, prossemica e manipolazione. In seguito abbiamo porta­to a scuola varie tipologie di esemplari di età diverse per mettere in pratica ciò che avevano imparato, non si è trattato di un’attività di petteraphy, noi svolgevamo regolarmente le lezioni e le inter­rogazioni, il cane era semplicemente una presenza in più in clas­se, un facilitatore se vogliamo, che poteva essere tenuto accanto e accarezzato. Devo dire che tutti i cani che abbiamo utilizzato per il progetto sono poi stati adottati.

Quali sono stati a suo giudizio i risultati più interessanti di questa sperimentazione selezionata da Erickson?

Innanzitutto voglio ringraziare il DS Pietro Loconteper la fiducia che mi ha accordato e per avere insieme a me scelto il progetto da candidare all’importante evento internazionale sulle didatti­che dedicate all’inclusione scolastica e sociale.

Abbiamo potuto dimostrare con evidenze scientifiche che ci sono stati dei risultati anche inaspettati: dopo aver svolto questa attività i ragazzi han­no sviluppato una nuova forma di empatia che è poi stata trasfe­rita nell’ambito umano, socio-assistenziale in modo particolare.

Prima ci è stato chiesto di venire a fare volontariato in canile, abbiamo quindi organizzato un vero e proprio corso per piccoli edu­catori cinofili e poi i ragazzi che hanno partecipato sono stati in­seriti nei turni pomeridiani, hanno cominciato ad imparare come si gestisce un cane, cosa che poi ha facilitato l’adozione, lo sono anche componente dell’associazione Lega del cane con cui fac­ciamo volontariato nell’ambito socio-assistenziale con la clown terapia, andiamo a trovare gli anziani e le persone fragili; ebbene i ragazzi hanno chiesto di partecipare anche a queste attività, quindi partendo dall’attenzione nei confronti dei cani sono giunti a fare esperienza di clown terapia con ragazzi diversamente abi­li.

Solo 33 i progetti pubblicati con relative schede e ma­teriale informativo sul sito ufficiale del Convegno di Rimini che si svolgerà il 17,18 e 19 novembre prossimi. La sua pro­posta è stata dunque considerata un tassello nel mondo del­la didattica che cambia e si rinnova?

Certamente l’esperienza dell’IC “Rodari Alighieri Spalatro” di Vieste può ben dirsi supportata da una validazione scientifica perchè abbiamo provveduto a relazionare con numeri ed eviden­ze dimostrate. Vorrei aggiungere ancora un elemento a supporto dell’utilità della sperimentazione: abbiamo notato che il cane a scuola, aver aumentato l’empatia dei ragazzi partendo dalla re­lazione con il cane, ha permesso che essa si riversasse poi an­che sulle persone; in molti ragazzi è scattatala voglia e la neces­sità di dedicarsi agli altri, tanto è vero che molti di loro continuano a fare volontariato con noi.

I benefici che sono partiti dalla scuola sono diventati poi dei benefici di natura sociale. Oltretutto il pro­getto permette di fare anche prevenzione della devianza mino­rile, sappiamo che oggi la criminalità recluta ragazzi molto pic­coli, sotto i 14 anni, che è la fascia d’età della scuola dove inse­gno, perché non sono passibili di denuncia e quindi vengono uti­lizzati anche per condotte illecite. Tenerli impegnati il pomeriggio al canile ci ha permesso di fare anche un’azione di contrasto a rischi di questo tipo.

l’attacco