L’iniziativa di Giovanni Canestrale che dopo un brutto incidente ha deciso di abbandonare il suo vecchio lavoro per tornare a raccogliere le olive, nei campi del Gargano.
Un incidente, il coma, il buio. Poi la rinascita e la voglia di ricominciare, ripartendo dalle sue origini. È la storia di Giovanni Canestrale, detto Giovanni “Fesico”, 43 anni, originario di Vico del Gargano, che, dopo aver chiuso gli occhi per 40 giorni in ospedale, quando li ha riaperti ha deciso di abbandonare il suo vecchio lavoro per tornare a raccogliere le olive, nei campi del Gargano dove i suoi avi per otto generazioni hanno portato avanti una coltivazione fatta di braccia e sudore. E ha voluto anche portare la sua impronta: i più di cento ulivi della sua tenuta a Vico si possono adottare: «L’idea mi è venuta nel 2015, circa otto anni fa – racconta Giuseppe -. Ero reduce da un brutto incidente. Quando mi sono svegliato dal coma il primo volto che ho visto è stato quello della dottoressa Anna Miani. Appena ho aperto gli occhi, ho cominciato a parlare della mia storia, delle terre e degli ulivi. E ho proposto alla dottoressa di adottare un albero, in modo tale che potesse poi ricevere l’olio prodotto da quelle olive. Ha accettato: era il 19 aprile 2015 ed era il primo ulivo ad essere preso in custodia da qualcuno».
Da quella adozione, poi, ne sono seguite altre. Ad innamorarsi degli ulivi di Giuseppe sono stati anche francesi, neozelandesi e newyorkesi. «Il nostro posto si chiama il “Gargano segreto” perché queste terre sono in mezzo alla natura, difficili da trovare anche per la gente del luogo – spiega -. Ma, spesso, capita che molti turisti che risiedono a Peschici o a Vico si imbattano per caso nei nostri ulivi. E così scelgono di adottarli».
Questo luogo «segreto» si trova nelle campagne di Vico del Gargano, a Calenella, località Chiesuola, a soli 600 metri dal mare e a poca distanza dalla Foresta Umbra. «In questa località gli ulivi si sviluppano in altezza. Uno di questi è tra i più alti della Puglia: tocca i 20 metri, come il quarto piano di un palazzo. Gli alberi più imponenti riescono a produrre fino a 400 chili di olive», aggiunge.
Tanti anche i benefici per chi adotta un albero, anche per l’ambiente: «Si trascorre una giornata nella natura, si mangia nel frantoio, si balla intorno all’albero scelto. A volte gli ulivi sono così grandi che non basta un’intera famiglia per abbracciarli. E poi, intorno all’albero adottato poniamo un’etichetta con il nome del proprietario, al quale viene comunicata anche la Co2 che la pianta assorbe», spiega ancora Giuseppe.
Il nuovo genitore dell’ulivo può anche partecipare alla raccolta delle olive prodotte dal “suo” albero. «E, se non può – conclude -, ci pensiamo noi: prepariamo un kit che spediamo a domicilio con l’olio e alcune specialità, come le olive in salamoia e quelle schiacciate. E, in aggiunta, mandiamo anche delle ricette di preparazione delle olive, come le avrebbero cucinate le nonne vichesi».
corrieredelmezzogiorno