Prosegue a Foggia il processo ad Angelo Bonsanto e Gianluigi Troiano, quest’ultimo latitante da quasi due anni. Mandante dell’agguato il boss Raduano.
Udienza del processo Trotta in Corte d’Assise a Foggia. Due gli imputati, il sanseverese di 33 anni Angelo Bonsanto e il viestano di 30 anni Gianluigi Troiano detto “Il piccolino”. Entrambi sono accusati di aver preso parte all’omicidio di Omar Trotta ucciso il 27 luglio 2017 nella sua bruschetteria di Vieste. Bonsanto è sospettato di essere stato uno dei due esecutori materiali mentre Troiano avrebbe indicato la vittima ai sicari presenziando persino nel locale al momento dell’agguato. Ma mentre il sanseverese è in carcere per altre vicende, oggi era presente in videoconferenza, il garganico è latitante dal dicembre del 2021.
Nell’udienza odierna sono stati sentiti i collaboratori di giustizia Carlo Verderosa, foggiano ex clan Moretti e Giovanni Surano detto “Lupin”, viestano un tempo legato al clan Raduano di cui farebbe parte lo stesso Troiano. La difesa (avvocato Marinelli per Bonsanto e avvocato Vescera per Troiano) ha dato il consenso all’acquisizione dei verbali di interrogatorio dei due pentiti risalenti al 30 gennaio e al 14 febbraio.
I pm hanno poi rivolto alcune domande a Verderosa e Surano, entrambi in collegamento da località protette. Il primo non sapeva nulla dell’omicidio Trotta e quindi esame e controesame sono durati pochi minuti.
Poco informato anche Surano: “Sapevo solo che Gianluigi Troiano avrebbe chiamato i killer per comunicare loro quando eseguire l’omicidio”. La difesa ha rinunciato al controesame visti gli scarsi elementi raccolti.
Al termine dell’udienza, il legale di Bonsanto ha sollevato un’eccezione chiedendo di risentire il pentito Danilo Della Malva detto “U’ Meticcio”. Durante la prima escussione la difesa era in possesso di un verbale diverso da quello della pubblica accusa.
Prossimo appuntamento in aula nel periodo di Natale quando sarà sentito l’ennesimo collaboratore di giustizia, il mattinatese Andrea Quitadamo detto “Baffino junior”, uno dei pentiti principali con il fratello Antonio “Baffino” delle fonti d’accusa di questo omicidio. Per la Dda presenti come sempre i magistrati Cardinali e Silvestris.
Tutte le accuse
Per l’omicidio Trotta – ma anche per altri reati – sono stati condannati in abbreviato a Bari, processo “Omnia Nostra”, il boss Marco Raduano detto “Pallone”, 40enne latitante di Vieste al quale è stato inflitto l’ergastolo e i pentiti Danilo Della Malva e Antonio Quitadamo che avrebbero rispettivamente fornito favori logistici e consegnato un’arma ai sicari. I giudici hanno condannato Della Malva a 11 anni e Quitadamo a 12 anni e 4 mesi.
L’omicidio Trotta sarebbe stato deciso da Raduano, desideroso di vendicare la morte del parente Gianpiero Vescera ed acquisire l’assoluto controllo del narcotraffico superando i rivali del clan Iannoli-Perna, gruppo criminale ormai azzerato alla luce delle lunghe condanne per i cugini Iannoli e dell’omicidio di Girolamo Perna detto “Peppa Pig”, nemesi di “Pallone” a Vieste.
In una delle ultime udienze è stato sentito il pentito viestano Orazio Coda detto “Balboa” che avrebbe confermato quanto rivelato da altri collaboratori di giustizia indicando ruoli e movente. Avrebbe inoltre aggiunto che Raduano disse a Trotta di farsi dare 100mila euro e andarsene da Vieste ottenendo un rifiuto alla richiesta.
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