Matteo Lombardi, condannato all’ergastolo in via definitiva, si sbarazzò di un uomo dei Libergolis; mentre Marco Raduano, viestano, condannato in primo grado all’ergastolo, avrebbe vendicato l’omicidio del cognato Giampiero Vescera assassinato a Vieste il 3 settembre 2016.
Quando la Dda chiese e ottenne dal gip l’arresto di Lombardi gli contestò l’aggravante della mafiosità quale “ elemento di vertice del clan Romito/Ricucci/Lombardi” (come veniva definito all’epoca prima dell’attuale ridenominazione in Lombardi/Ricucci/La Torre) “contrapposto al clan Libergolis cui la vittima era organica”.
Le ragioni dell’agguato? Uccidere Silvestri “per dare un messaggio chiaro e inequivocabile di supremazia criminale e controllo del territorio, anche alla luce di una rapina in una gioielleria di Monte Sant’Angelo di un mese prima dell’omicidio e per la quale Silvestri era sospettato d’aver favorito e supportato i rapinatori risultati essere organici al clan Perna di Vieste” (rivale del gruppo Raduano) “alleato del sodalizio Libergolis”.
Nell’inchiesta “Omnia nostra” (32 arresti il 7 dicembre 2021, 45 imputati e processi in corso) contro il clan Lombardi/Ricucci/La Torre e in cui sono imputati sia Raduano sia Lombardi, la Dda contesta a Raduano d’aver preso parte all’omicidio di Silvestri in quanto la vittima “apparteneva al clan rivale Libergolis”. Il pentito Antonio Quitadamo, mattinatese detto “Baffìno” ex uomo di spicco del clan Romito, ha raccontato d’aver saputo che a uccidere Silvestri furono Raduano e Lombardi per vendicare la morte di Gianpiero Vescera, cognato di Raduano; Silvestri fu ucciso perché sospettato d’aver dato il colpo di grazia a Vescera, per cui la vittima venne assassinata per fare un piacere a Raduano, entrato a far parte del clan nemico dei Libergolis.